Pesti Intervista a Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato Avs
Nicola Fratoianni – foto LaPresse
«Quando si viene battuti è sempre un’occasione perduta. Però…». Parlando del voto ligure, Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato di Avs, procede all’analisi della sconfitta con una constatazione seguita da un distinguo.
Però?
Come ha detto Andrea Orlando è stata l’occasione di rimettere radici laddove erano state spiantate. Il risultato genovese sta lì a dimostrarlo: si riparte da lì, non da una debacle. Adesso occorre lavorare perché la coalizione si dia un assetto stabile.
Alleanza Verdi Sinistra si conferma in crescita.
Ecco, quando indico la necessità di consolidare l’alleanza lo faccio proprio sulla base del nostro consolidamento che ci dice che viene premiato il nostro profilo culturale e politico di chiarezza, radicalità e coraggio sui temi ma anche grande attenzione all’unità.
Riccardo Magi per +Europa chiede un tavolo stabile della coalizione e dice che spetta al Pd convocarlo.
Che serva una dimensione stabile lo diciamo da tempo. Per quel che ci riguarda lo diciamo da prima delle elezioni politiche, quando si è compiuto il suicidio che ha portato Meloni al governo. Se tocca al Pd convocarlo non lo so, l’importante è che si faccia. Abbiamo bisogno di costruire alternativa nella relazione tra di noi e nel rapporto col paese, perché venga percepita come credibile, auspicabile, desiderabile.
Emerge il dato dell’astensione. Non è bastato lo spettro della corruzione a mobilitare l’elettorato?
A destra la legalità non è mai stata un valore. Berlusconi e la sua traiettoria politica hanno separato etica e politica. È sempre accaduto almeno da lui in poi che a destra questo tema incida poco sui risultati elettorali, a differenza del nostro campo. L’astensione continua a crescere perché la gente continua a non incontrare nella politica risposte alla propria condizione. Quando non riesci a modificare la condizione materiale delle persone, molti finiscono per pensare che non votare non serva più a niente. Questo problema ci riguarda. Ha a che fare con la qualità della proposta da portare avanti. Per questo siamo stati premiati e per questo dobbiamo alzare il tiro dell’ambizione, perché serve restituire la speranza: a questo serve la politica.
Sono mancati i voti del centro? Serviva Matteo Renzi?
Sono mancati circa ottomila voti. È curioso che tutti scatenino la caccia a Conte ma che nessuno osservi che la lista di Azione prenda l’1,7%. La crisi del centro come spazio politico è un dato su cui ragionare.
Il cammino verso la costruzione della coalizione è più facile o più difficile dopo ieri sera?
Si sa, le vittorie aiutano e le sconfitte rendono tutto più complicato. Ma non bisogna fare di questo passaggio elemento di divisione. In questi mesi abbiamo lavorato assieme su salario minimo legale, autonomia, premierato, riduzione dell’orario, abbiamo posizioni convergenti sulla legge di bilancio e siamo impegnati in modo unitario su molte questioni. Ma attenzione: questo passaggio ligure non deve diventare un ostacolo alla costruzione dell’alternativa. Dobbiamo accelerare, non frenare.
Cambiano i rapporti di forza dentro il fronte progressista?
Se la nostra attenzione si rivolgesse agli equilibri coalizione o a quelli interni ai rispettivi partiti commetteremmo un grave errore. Dobbiamo parlare al paese del fatto che la legge di bilancio non dà nessuna risposta alla povertà dopo aver tagliato il reddito di cittadinanza. Così come non danno nessuna risposta ai metalmeccanici che chiedono interventi di fronte all’ignavia di Stellantis e all’immobilismo del governo sulla transizione ecologica. Dobbiamo parlare di scuola e sanità pubblica. Esistono spazi di convergenza. A questo proposito lancerei una proposta alle opposizioni: non basta il lavoro parlamentare, lavoriamo per fare una mobilitazione comune attorno alla legge di bilancio. Gli equilibri interni e il ruolo di ogni forza politica si definiranno in seguito, quando il momento lo richiederà.
Resta il tema dirimente della guerra.
Dobbiamo guardare alle vicende di casa nostra, ma non dimentichiamo di alzare lo sguardo. Il parlamento israeliano approva norme che mettono fuori legge un’agenzia delle Nazioni unite. Siamo allo spregio del diritto internazionale. Anche su questo tema della pace e del no al riarmo segnaliamo l’urgenza di una mobilitazione.