DIRITTI. La posta in gioco dello scontro politico sulle famiglie arcobaleno è molto alta. Rimanda all’essenza della democrazia costituzionale come progetto collettivo fondato sul diritto al «pieno sviluppo della persona umana» […]
La protesta delle penne alzate contro la decisione del Viminale che ha spinto il prefetto del capoluogo lombardo a imporre lo stop al Comune delle trascrizioni dei figli di coppie dello stesso sesso - GettyImages
La posta in gioco dello scontro politico sulle famiglie arcobaleno è molto alta. Rimanda all’essenza della democrazia costituzionale come progetto collettivo fondato sul diritto al «pieno sviluppo della persona umana» indicato nell’articolo 3. La mancanza di una normativa che riconosca il matrimonio egualitario e la tutela dei figli delle coppie omogenitoriali è una ferita al principio di eguaglianza in un senso che non è solo formale, perché incide profondamente sia sulla materialità della vita quotidiana sia sulla possibilità di immaginare il proprio futuro.
La piazza di Milano lancia dunque un messaggio che parte dalla realtà dei corpi e dei sentimenti a una destra prigioniera di fantasmi e pregiudizi. I sindaci sono stati richiamati – leggi: obbligati – dai prefetti a interrompere iscrizioni e trascrizioni anagrafiche di figli e figlie di coppie omogenitoriali facendo leva su una recente sentenza della Cassazione a sezioni unite. Sentenza che, in sintesi, afferma che le coppie possono ricorrere all’adozione in casi particolari: il figlio è di un genitore, l’altro adotta. Il maggior interesse del minore in questo modo sarebbe garantito. «Fatevelo bastare», è il messaggio del governo. «Già tanto che ve li lasciamo tenere», è il
retropensiero nemmeno troppo celato.
Il problema alla radice è questo: fra le persone che detengono oggi le leve del potere sono ancora molte quelle che pensano che una famiglia diversa da quella cosiddetta tradizionale sia «contronatura», che bimbi e bimbe che crescono con due padri o due madri subiscano danni in termini di salute mentale e benessere. Ogni tanto a qualche ministro o sottosegretario scappa il riferimento a fantomatici studi che lo dimostrerebbero, ignorando che le evidenze scientifiche indicano l’esatto opposto. Diciamoci quindi con franchezza che la gestazione per altri (quella che la destra chiama utero in affitto) è solo un facile pretesto per negare quel riconoscimento che esiste in quasi tutti i Paesi dell’Unione europea: matrimonio egualitario e garanzia effettiva per i figli di crescere in una famiglia pienamente legittimata come tale.
Allora non ci si può accontentare dell’adozione in casi particolari, come non ci si può accontentare delle unioni civili o delle norme già esistenti in materia di contrasto alle discriminazioni sui luoghi di lavoro. Servono leggi che allineino l’Italia agli stati che la circondano, pena una scandalosa disparità di trattamento fra cittadini europei. Ieri a Milano lo abbiamo gridato in tantissimi: attivisti, amministratori locali, esponenti politici nazionali. Con la consapevolezza che questa battaglia affonda le proprie radici nell’affermazione della dignità della persona, lo stesso valore richiamato dai manifestanti di Cutro, dalle piazze dell’Otto marzo, dai cortei dei lavoratori come quelli della Gkn, dalle marce della pace e dei Fridays for future. Per la fioritura della vita, contro la cupezza dell’oppressione. C’è un vasto terreno per la sinistra, unita: con rabbia, determinazione, speranza