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Lezioni per l’Italia Il proporzionale tedesco favorisce l’alta affluenza e libera gli anticorpi democratici. Una soglia serve, ma il 5% è troppo

Un sistema elettorale quasi perfetto

 

Il proporzionale favorisce l’affluenza e libera gli anticorpi democratici. La soglia è utile, ma il 5% è troppo.

Il minimo storico toccato dalla Spd alle elezioni di domenica è il frutto di uno smottamento profondo delle sue capacità di rappresentanza sociale. Che ha una precisa origine: la stagione del Neue Mitte teorizzata e praticata da Schroeder nei primi anni Duemila, la rinuncia alla difesa del welfare, sacrificato sull’altare della sua presunta insostenibilità finanziaria. L’adozione, in altre parole, dei paradigmi fondamentali del neoliberismo da parte della sinistra di governo, anche in Germania.

Da qui, un crescente senso di abbandono in tutti quei ceti sociali che del grande compromesso socialdemocratico erano stati i beneficiari. L’illusione che si potesse supplire accentuando la fisionomia di un partito pigliatutto, di fatto interclassista, ha solo peggiorato le cose, facendo perdere il tradizionale ancoraggio popolare senza riuscire ad acquisire nuovi consensi. I dati sono impressionanti: la Spd aveva, nel 2002, 18 milioni e mezzo di voti (il 38%), domenica ha ottenuto 8 milioni e 150mila voti (il 16,5). Una parabola a cui hanno solo in parte supplito dapprima, nel corso degli anni, il voto ai Verdi e ora il successo della Linke.

Ma oltre a queste considerazioni politiche, sul voto hanno pesato variabili di tipo istituzionale: domenica in Germania ha votato l’82,5% degli elettori, una percentuale elevatissima. E non si può non legare questo dato (oltre che alla percezione della grande posta in gioco) anche ad un elemento cruciale: un sistema proporzionale che permette di distribuire l’offerta elettorale lungo l’intero arco destra-sinistra, consentendo una più ampia articolazione ed espressione delle preferenze e dell’identità degli elettori. Un sistema proporzionale incentiva la mobilitazione degli elettori, dalla Germania arriva una riprova empirica. A dispetto delle consuete e ipocrite lamentazioni che, in casa nostra, si innalzano periodicamente sul fenomeno astensionista, bisognerebbe seriamente rimettere in discussione le logiche presidenzialistiche che imperano da noi. Sarebbe ora di smetterla con il mantra della «governabilità» forzata da sistemi elettorali distorsivi: è oramai del tutto evidente (si pensi solo alla Francia) come tali sistemi facciano perdere a capacità rappresentativa senza nulla far guadagnare nella reale capacità di governare una società complessa. Un sistema che garantisca in primo luogo la rappresentanza politica è la premessa necessaria per una qualsivoglia «governabilità».

Il sistema elettorale proporzionale ha permesso anche che gli anticorpi democratici e l’opposizione alla deriva nazionalista potessero pienamente emergere. Provate a immaginare cosa sarebbe oggi la Germania se le sette forze politiche rilevanti sulla scena politica fossero state costrette a formare coalizioni preventive (su che basi programmatiche?), secondo i modelli «italici» dei sistemi elettorali «a premio» (a cui ora si vorrebbe tornare). In Germania si aprirà una dialettica parlamentare per formare una maggioranza, con tutte le difficoltà del caso: ma, vivaddio, siamo nella normalità di una democrazia.

Certamente ci sono alcuni punti critici nel modello tedesco, la soglia di accesso al 5% ha impedito per esempio alla Bsw di ottenere una rappresentanza parlamentare, pur avendo conquistato due milioni e mezzo e il 4,97% dei voti. Si può dire che si tratta di una soglia eccessiva ma, nonostante non pochi a sinistra propendano per un proporzionale puro, va pur detto che l’esistenza di una soglia è un fattore sistemico che produce effetti positivi: limita la frammentazione della rappresentanza rendendo lo scontro politico più chiaro e scoraggia avventure effimere, incentivando la costruzione di attori politici più coesi e consistenti.

Il risultato deludente della Bsw dimostra ancora una volta come l’elettorato democratico e di sinistra non apprezzi le logiche identitarie che portano a trasporre immediatamente le diversità di opinioni sul terreno elettorale. La scommessa di puntare a un messaggio conservatore, per quanto di sinistra, non ha pagato. Mentre ha funzionato quello della Linke, che è riuscita a far convivere generazioni e culture diverse, dal compagno Gregor Gysi, che emerge dalla storia lontana della Ddr fino alla giovane Heidi Reichinnek: era proprio necessario farsi un altro partito personale?