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I democristiani di Merz si prendono l’Ovest, i sovranisti di Weidel l’intero Est: le Germanie sono di nuovo due, mezza a destra e l’altra mezza ancora più a destra. Già visto in Francia, Austria, Olanda e nei paesi scandinavi, quel Muro torna a crescere nel cuore dell’Europa

Elezioni in Germania Il vincitoredelle urne Merz (Cdu-Csu) dice «inaccettabile» a Trump, invita Netanyahu, avvia la Grande Coalizione con la sconfitta Spd

Friedrich Merz, capogruppo della Cdu e candidato cancelliere, alla conferenza stampa dopo le elezioni federali a Berlino foto Florian Gaertner/Getty Images Friedrich Merz, capogruppo della Cdu e candidato cancelliere, alla conferenza stampa dopo le elezioni federali a Berlino foto Florian Gaertner/Getty Images

Ventiquattro ore dopo la chiusura dei seggi, con le trattative per il nuovo governo che devono ancora iniziare, il cancelliere in pectore Friedrich Merz annuncia ciò che sarà la Nuova Germania sotto la sua guida lanciando due messaggi dirompenti sotto tutti i punti di vista. Primo: «È inaccettabile che gli Stati Uniti d’America decidano sulla testa di noi europei e su quella degli ucraini». Secondo: «Inviterò quanto prima il premier israeliano Benjamin Netanyahu in visita ufficiale in Germania». Mentre apre ufficialmente alla Grande Coalizione con la Spd post-Scholz nel ruolo di partner minore, allargando però l’appello a tutti i centristi a cominciare dalla corrente dei Realos (i realisti) dei Verdi, uscita smontata dal voto di domenica scorsa.

ALTRI POSSIBILI partner del resto non ci sono, dopo che il conteggio definitivo delle schede ieri ha portato alla clamorosa esclusione dal Parlamento dei liberali come dei sovranisti di sinistra di Sahra Wagenknecht. Se il suo Bsw fosse entrato al Bundestag la Grande Coalizione non sarebbe stata matematicamente possibile.

Ieri l’ex capogruppo della Linke uscita dalla sinistra (perché secondo lei incapace di intercettare il malessere profondo del Paese sul nodo-chiave dell’immigrazione) ha dovuto prendere atto della sconfitta politica ma non si è rassegnata all’incontrovertibilità dell’aritmetica elettorale. L’Alleanza che porta il suo nome rimane fuori dal Bundestag per appena 13.700 voti, perciò Wagenknecht chiede che a fare piena luce sul voto sia la Corte costituzionale di Karlsruhe. In parallelo, il leader di Fdp Christian Lindner fa sapere di voler lasciare per sempre la politica dopo aver schiantato il suo partito alle elezioni. Il presidente dei liberali Wolfgang Kubicki lavora dietro le quinte per provare a salvare ciò che resta della forza politica che ha creduto di potere essere l’ago della bilancia della nuova politica tedesca, ma Fdp ora conta meno di zero.

Sotto il profilo strettamente pratico, nell’inner circle di Merz fanno sapere che le prime vere serie trattative fra il leader Cdu e la delegazione della Spd non potranno cominciare comunque prima del mercoledì delle Ceneri. Il cronoprogramma sull’agenda del leader democristiano prevede che gli “accordi iniziali” con i socialdemocratici sulle possibili date e le procedure dei successivi “colloqui esplorativi” saranno quasi certamente chiusi durante il tavolo preliminare fra Cdu e Spd di questo fine settimana.

L’UNICO DOCUMENTO messo finora effettivamente sul tavolo da Merz è la dura precondizione al negoziato da far firmare al

cancelliere in carica Olaf Scholz; la resa incondizionata del vinto al vincitore del voto. Una carta vera, che verrà sottoscritta nero su bianco nelle prossime ore, con condizioni perentorie almeno quanto quelle che Trump ha posto a Zelensky. In pratica da qui alla nomina del prossimo governo da parte del presidente della Repubblica (potrebbero volerci settimane come mesi) la Germania verrà retta da due co-capi di governo. Da un lato Scholz incaricato solo e unicamente di sbrigare gli ininfluenti affari correnti del governo, dall’altro Merz con i pieni poteri per trattare con i leader internazionali su tutti i temi, nessuno escluso. «D’ora in poi lavoriamo mano nella mano» conferma il leader democristiano.

SARÀ MOLTO DIFFICILE, come far funzionare davvero una Groko fra Cdu e Spd. Al di là della posizione (a parole) “contro” gli Usa grossomodo condivisa fra i due partiti, l’annuncio di Merz che la Germania esce dal solco del diritto internazionale e offre protezione a un accusato di crimini di guerra su cui pende il mandato d’arresto della Tribunale dell’Aia difficilmente potrà essere accettato dalla Spd, pure se il partito da anni è prono alla ragione di Stato nei confronti di Israele.

INVECE PER MERZ di «inimmaginabile» c’è solo e prima di tutto che «il legittimo capo di governo israeliano eletto democraticamente non possa visitare la Germania. Ecco perché farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare che il mandato di arresto della Cpi non venga eseguito». Ma ancora non basta perché la vera partita sul (nuovo) asse Berlino-Tel Aviv si gioca sul fronte delle armi. Merz darà il via libera illimitato a qualunque esportazione di materiale bellico al governo Netanyhau, ma anche a qualunque importazione in Germania della tecnologia bellica made in Israel sperimentata su Gaza, la Cisgiordania e il Libano.

La vera fretta però, a sentire Merz, resta riuscire a mettere in piedi il governo che permetta tutto ciò con l’unico partner rimasto sul mercato politico.

«ABBIAMO UN CHIARO mandato dagli elettori e quindi costruiremo quanto prima una Grosse Koalition nero-rossa con la Spd. Anche se la situazione è difficile sono fiducioso che potremmo arrivare presto ad abbozzare un programma comune. Voglio trattative veloci e costruttive con i socialdemocratici. Il mondo non aspetta e quindi la Germania deve agire»