Caro PD, ti scrivo.
Siccome è bene informarsi prima di prendere decisioni importanti (tipo, per dire, votare), ho letto il programma del Partito Democratico di Faenza per le prossime elezioni amministrative.
Più di quel che c'è, colpisce quel che manca.
Non una parola sui diritti civili (di tutti i faentini e le faentine, non solo di una parte), non una parola sulla svendita del patrimonio immobiliare del Comune (Case Manfredi, gioiello cinquecentesco e neoclassico, dice nulla?), non una parola su una prospettiva di sviluppo differente da quelle (fallimentari) già sperimentate negli ultimi anni. Un programma piuttosto carente sul versante del coraggio, come minimo.
Ma forse mi sbaglio, ci illumini Giovanni Malpezzi: cosa intende fare in materia di coppie di fatto e seconde generazioni? Cosa intende fare per rivalutare il centro storico e gli immobili bene comune, al di là dei buoni propositi dei vari Rue da sempre disattesi? Cosa intende fare a proposito della vendita delle azioni Hera di competenza comunale, anticamera di una privatizzazione dell'acqua pubblica sulla quale i cittadini si sono già chiaramente espressi tramite referendum?
Su questi e altri temi non c'è una parola che sia una, all'interno del programma del suo partito e della sua amministrazione. E ancora: poco e nulla sul turismo, potenziale volano di crescita per la nostra
città: stando al programma del PD ci si accontenta di gestire l'esistente, senza alcuna scommessa innovativa. Poco e male soprattutto sul lavoro: possibile che nell'individuazione di partner per co-finanziare e da coinvolgere nel recupero del centro storico e le altre iniziative sbandierate si pensi sempre e solo a quanto esiste entro i confini del Comune (o dell'Unione dei Comuni) senza spingere lo sguardo almeno fino a Ravenna, a Bologna, e oltre? Possibile che il termine "edilizia" (il settore che più ha sofferto la crisi nel nostro territorio) ricorra soltanto tre volte, e nessuna delle tre serva a proporre una via d'uscita al vicolo cieco, economico ancora prima che paesaggistico, delle nuove costruzioni e cementificazioni?
Possibile infine che il complesso tema della sicurezza sia trattato a parte rispetto a quelli sociali, di nuovo e sempre oggetto emergenziale da risolvere solo a colpi di più telecamere, più mezzi e uomini per la polizia (peraltro sempre promessi e raramente arrivati), cercando di chiudere una stalla dalla quale i buoi sono già scappati da tempo? Possibile che si proclami per l'ennesima volta la lotta al degrado di centro storico e periferie e mai si pensi alla prevenzione del degrado stesso attraverso il concerto di tutte le politiche municipali, nessuna esclusa?
Per fortuna, un'alternativa a tutto questo c'è.
E il 31 maggio i faentini sapranno tenerne conto.
Jacopo Lorenzini
Candidato nella lista “L’Altra Faenza”