"Responsabilità ed etica contraddistinguono ogni giorno, dal 1928, il nostro essere e il nostro agire. Per questo mettiamo tutto il nostro impegno nella realizzazione di progetti sociali ed ambientali. Il fine dell’impresa non è solamente quello di creare profitto, ma anche fornire un valore aggiunto per tutta la comunità in cui opera".
Non sembra sia proprio così... (RED)
A Ravenna è in programma per venerdì mattina dalle 9.30 alle 11 in Piazza del Popolo, un flash mob, per inscenare ironicamente il progetto di ENI per il confinamento della CO2 all’interno dei giacimenti metaniferi esauriti.
“Stiamo parlando della Carbon Capture and Storage ( CCS), un progetto fallimentare che potrà sopravvivere solo grazie ad ingenti finanziamenti pubblici, ma che non risponde alle impellenti esigenze dell’Emergenza Climatica, ma che anzi ha il solo scopo di prolungare la vita del fossile. Un po’ come nascondere la polvere sotto il tappeto senza risolvere i veri problemi” dichiarano dal movimento.
“L’invito è quindi quello di partecipare portando con sè delle scope, necessarie per la realizzazione del flash mob, oltre ai consueti cartelloni con i propri slogan e proposte” spiegano da Legambiente Ravenna – Circolo Matelda, ricordando che per partecipare sarà necessario indossare la mascherina.
Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione
Sezione di Faenza
Casualmente solo dopo le elezioni è stato dato il via agli imbarazzanti lavori per l’installazione della “torre nuova”, contenente scala di sicurezza e impianti, compresa nel secondo stralcio di interventi del Progetto Palazzo del Podestà, una torre qualificata dal Comune di Faenza come elemento tecnico accessorio che non costituirebbe volume e come tale compatibile con la normativa di tutela del Centro Storico.
Il Consiglio Regionale di Italia Nostra Emilia-Romagna ha osservato nelle opportune sedi l’incompatibilità di tale opera con il contesto di piazza Martiri della Libertà e con il Palazzo del Podestà sia in riguardo alla disciplina di tutela dei beni culturali che di quella urbanistica.
Tale elemento contemporaneo non solo risulta essere talmente impattante sul piano volumetrico da essere percepito come un corpo estraneo rispetto all’assetto della Piazza Martiri della Libertà e del Centro Storico di Faenza, ma altresì altera a tal punto e così gravemente il prospetto del Palazzo del Podestà e la sua percezione da lederne la dignità e l’integrità del bene culturale, danneggiandone la prospettiva e alterandone le condizioni di ambiente e di decoro.
La stessa qualificazione addotta di “volume tecnico” dell’opera risulta fuorviante essendo al contrario e di tutta evidenza che presenta carattere autonomo anche e soprattutto per le dimensioni che ne escludono la configurabilità di elemento tecnico accessorio al Palazzo, pur se destinato al servizio di questo. E ciò in contrasto con la normativa di tutela del Centro Storico (zona A) e in particolare con il divieto di realizzare nuovi volumi su aree libere non edificate come previsto dalla Legge Regionale che stabilisce che non possono essere rese edificabili le aree e gli spazi rimasti liberi destinati ad usi urbani collettivi nonché di quelli di pertinenza dei complessi insediativi storici.
È stato inoltre osservato che l’unico parere della Soprintendenza pare sia quello del 2015 quando la destinazione d’uso prevista era espositivo/museale e non di promozione turistica (il cosiddetto “Padiglione Faenza”); il successivo cambiamento ha comportato invece un aggravio del carico di presenze rendendo non più idoneo il parere del 2015, considerata anche la necessità di prevedere una scala antincendio più grande e proporzionata al numero ben superiore di utenti.
Si è quindi operata una scelta in palese contrasto con le prescrizioni conservative dettate dal Codice dei beni culturali e del paesaggio che, viceversa, dovrebbero prevalere su scelte che hanno di mira la sua “messa a reddito” contrabbandata per valorizzazione.
L’opera viene pertanto ritenuta incompatibile con il contesto di piazza Martiri della Libertà e con il Palazzo del Podestà sia riguardo alla disciplina di tutela dei beni culturali che di quella urbanistica.
Ci si chiede chi intenda assumersi la responsabilità di una a nostro avviso palese violazione di norme di tutela e di quelle urbanistiche sia per l’autorizzazione che l’esecuzione di un’opera che lascia increduli e potrà essere additata come caso da manuale in senso negativo.
Il Consiglio Direttivo
Faenza, 01.10.2020
LA BATTAGLIA DEL NO NON FINISCE QUI
Dichiarazione di Massimo Villone, presidente del Comitato per il No al taglio del Parlamento
Vogliamo in primo luogo ringraziare le cittadine e i cittadini che hanno scelto di contribuire con il loro impegno a un risultato del No comunque importante.
L’ampio vantaggio conseguito dal Si nel voto referendario non cancella la debolezza degli argomenti portati a sostegno. I risparmi risibili, i confronti con l’estero falsati e fuorvianti, i guadagni di efficienza indimostrati e indimostrabili rimangono tal quali.
Parimenti rimangono i danni certi alla rappresentanza di regioni piccole e medie e forze politiche minori. La battaglia del No era giusta. I correttivi già concordati per quella che quasi tutti – meno M5S – definiscono una riforma pessima o addirittura pericolosa e potenzialmente devastante non si sa se giungeranno mai al traguardo. L’istituzione parlamento ne esce comunque indebolita.
Guadagnano invece visibilità e peso politico i “governatori”, già in evidenza per le incertezze di Palazzo Chigi nella crisi Covid, affrontata privilegiando la concertazione tra esecutivi a danno delle Camere. Bisognerà fare grande attenzione a che le ulteriori riforme che molti auspicano non prendano una strada sbagliata, stravolgendo la Costituzione. Non manca chi potrebbe vedere in un parlamento indebolito l’occasione per puntare al sindaco d’Italia, o all’Italia delle repubblichette. Non è certo un caso che Zaia trionfante abbia immediatamente dichiarato che unico interesse dei veneti è l’autonomia (differenziata).
Roma, 22 settembre 2020