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Il risultato delle elezioni comunali è stato sfavorevole alla destra e favorevole al Pd, riferimento di una coalizione a geometria variabile, e ha registrato il disastro del Movimento 5 Stelle. La battuta d’arresto per la destra è evidente. I tentativi di Salvini di millantare scenari favorevoli, subito dopo il voto, sono durati ben poco. Giustificazioni senza fondamento. In sé il risultato ha segnato certamente una boccata di ossigeno per le forze che contrastano, non sempre con piena consapevolezza, la destra.

Tuttavia è indispensabile guardare oltre il risultato immediato che potrebbe trarre in inganno.
La sconfitta della destra, come risulta evidente dai ballottaggi, è il risultato di una maggiore perdita di voti rispetto al Pd e ai suoi alleati. Se immaginiamo due ascensori, uno è precipitato, l’altro è sceso di meno, ma è comunque sceso. Rutelli infatti ha rivendicato che prese, un’epoca fa, più voti di tutti i votanti attuali. L’astensione, la disaffezione al voto, è la vera protagonista delle elezioni amministrative che segnalano il crollo del ruolo del Movimento 5 Stelle che sembrava essere il possibile interprete di una critica di fondo ai partiti storici. Infatti l’affermazione elettorale del M5Stelle si è manifestata prima con l’exploit del 2013, poi nel 2018 quando ben un terzo degli elettori ha consegnato la sua rappresentanza critica ma attiva al M5Stelle. Ora non è più così, una parte rilevante degli elettori – più di destra che di sinistra – non ha più trovato un soggetto

E' possibile firmare on line, comodamente da casa, per la Next Generation Tax, la nostra proposta di patrimoniale sulle gradi ricchezze, per restituire risorse ai ceti più in difficoltà e alle giovani generazioni.
Firmare è semplice! Basta collegarsi a questo link e seguire le istruzioni

https://ngtax.it/firma-online/

 PROGETTO DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE

Istituzione di un’imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni

 Ecco il link 

Come già accaduto per il referendum per l’eutanasia legale e per la legalizzazione della cannabis, che ci ha visti coinvolti sin dal primo momento, da oggi anche per la patrimoniale è possibile firmare con firma digitale o SPID. 

Abbiamo bisogno del tuo aiuto per fare in modo che anche in Parlamento si discuta di giustizia sociale e fiscale e del futuro del nostro Paese.
Alla politica non interessa la giustizia sociale, noi sappiamo che la più grande ricchezza è il futuro!

Cosa puoi fare?

1. Firmare on line! 

(ATTENZIONE: se hai già firmato su un modulo cartaceo nel tuo Comune o ad uno dei nostri banchetti, NON puoi firmare anche on line, pena l’annullamento di entrambe le firme).

2.  Fare una donazione. Ogni firma per noi ha un costo e ogni piccolo aiuto può consentirci di raggiungere più persone e consentire loro di firmare per la nostra proposta.

3 . Diffondi la notizia! Gira questa email ad amici, parenti, conoscenti. Girala nei gruppi whatsapp, o fai un post su Facebook, pubblicando la card che vedi qui e il link per la firma on line.

4. Se vuoi, puoi anche organizzare un banchetto per la raccolta firme in cartaceo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.!

Vuoi leggere la nostra proposta di legge di iniziativa popolare? Ecco il link 

Cos’è Next Generation Tax? Leggi qui

Non c’è limite al peggio. Mi riferisco all’emendamento della legge regionale con cui, una decina di giorni fa, l’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna ha deciso di prorogare fino alla fine del 2027 gli affidamenti del servizio idrico in regione, tranne quelli – Reggio Emilia e Rimini – dove è in corso una procedura di gara.

Una scelta espressa con il voto di tutti i gruppi consiliari ad eccezione di Europa Verde e di quello Misto, che non hanno partecipato al voto. Il provvedimento è stato presentato senza discuterne con associazioni e movimenti, a partire dai Comitati dell’acqua, in una regione che si vanta di essere esempio della partecipazione.

E non c’è dubbio che esso costituisca un grande regalo alle multiutilities quotate in Borsa, che gestiscono la grandissima parte del servizio idrico nel territorio.

In particolare ad Hera, tenuto conto che la concessione è in scadenza: alla fine di quest’anno a Bologna; alla fine del 2023 a Forlì-Cesena e Ravenna; alla fine del 2024 a Ferrara e Modena. Anziché porre all’ordine del giorno il tema della possibile ripubblicizzazione – come si era iniziato a fare a Bologna- si consolida, invece, la privatizzazione e si dà un colpo pesante all’esito referendario del 2011.

Le giustificazioni non sono credibili: è stato detto che era necessario dare continuità alle gestioni esistenti per realizzare gli investimenti previsti nel Pnrr, fingendo di non sapere che, in caso di subentro di un nuovo gestore, essi comunque continuano.

Oppure che il male minore era allungare gli affidamenti di 6 anni piuttosto che di 30, nel momento in cui si fosse realizzata una nuova gara. Occultando il fatto che, scaduta la concessione, non esiste l’obbligo di andare a gara, visto che si può invece ripubblicizzare il servizio, né tantomeno che essa si debba svolgere alla scadenza prefissata, visto che l’esperienza dimostra l’esatto contrario.

Ciò che inquieta maggiormente è che non ci troviamo di fronte ad un provvedimento isolato, ma a una strategia di privatizzazione completa del servizio idrico. Basta leggere le pagine del Pnrr su «Tutela del territorio e della risorsa idrica». Al di là delle risorse stanziate, decisamente insufficienti, il cuore del Pnrr in materia è quello della «riforma» per rendere «efficienti» i soggetti gestori del servizio idrico.

Nel mirino, c’è, in primo luogo il Mezzogiorno e molto probabilmente l’azienda di diritto pubblico Acqua Bene Comune di Napoli, la prima e quasi unica esperienza che ha dato compiutamente corso all’esito referendario.

L’intenzione, che peraltro informa tutto il Pnrr, è che l’intervento pubblico sia servente nei confronti del mercato, per crearlo e sostenerlo, e apra la strada alla conquista del Mezzogiorno delle grandi aziende multiutilities quotate in Borsa.

Né ci deve stupire che l’argomento usato per il Mezzogiorno sia esattamente contrario a quello messo in campo dalla Regione Emilia- Romagna: qui si dice che per realizzare gli investimenti del Pnrr si deve dare continuità alle gestioni, guarda caso delle multiutilities, e là, su suggerimento del Ministero della «finzione» ecologica e di Arera, l’agenzia regolatoria del servizio idrico, si sostiene che per avere i soldi del Pnrr occorre procedere a nuovi affidamenti.

La sostanza è una sola: si deve chiudere la stagione iniziata con i referendum di 10 anni fa e stabilire definitivamente che il modello di gestione è quello imperniato sulle grandi multiutilities quotate in Borsa.

Il neoliberista Draghi vuole portare a termine il lavoro iniziato all’indomani del referendum del 2011: all’epoca, in quanto presidente entrante della Bce scriveva al governo italiano perché intervenisse per «liberalizzare» i servizi pubblici locali, nonostante l’esito referendario, e oggi, dal governo, realizza direttamente quell’intendimento.

Per quanto ci riguarda, non subiremo queste volontà autoritarie che contraddicono il responso popolare: ci mobiliteremo con un presidio promosso dai Comitati per l’acqua e dalla Rete regionale Emergenza Climatica e Ambientale sotto la Regione Emilia-Romagna il 3 novembre e organizziamo come Forum nazionale una «carovana per l’acqua» che toccherà vari territori e culminerà a Napoli con una manifestazione di carattere nazionale il 20 novembre, oltre a partecipare alle varie iniziative che costruiscono momenti di convergenza tra i vari movimenti e soggetti sociali.

Con la consapevolezza che chi intende procedere con il comando e con una visione avulsa dai processi reali, prima o poi i conti con il consenso e i fatti concreti li dovrà fare.

* Forum Italiano Movimenti per l’Acqua

49ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Le conclusioni di mons. Filippo Santoro

“Imparando sempre meglio a unire le nostre forze nel prossimo futuro possiamo veramente diventare un popolo in cammino in grado di aiutare il nostro Paese nella delicata transizione ecologica, sociale e spirituale verso il bene comune”. Ne è convinto mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore, che ha concluso la 49ma Settimana sociale evidenziando il “filo rosso” che lega la precedente edizione, svoltasi a Cagliari, a quella attuale e ha indicato le piste di lavoro futuro per le diocesi e le parrocchie.

Dobbiamo impegnarci. Non c’è più tempo

“Riguardando al percorso che ci ha portato prima a Cagliari e poi a Taranto ci conforta aver scelto il metodo della sinodalità che papa Francesco ci ha indicato per il Sinodo”, ha detto il vescovo Santoro: “la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi dando ascolto a tutti”.
“Usciti da qui sarà nostro dovere impegnarci perché le giuste istanze, le proposte, il manifesto dei giovani, trovino piena accoglienza e realizzazione: non abbiamo più tempo!”, l’appello: “Abbiamo visto che possiamo realizzare il mondo diverso che abbiamo troppo a lungo solo immaginato mentre si perpetravano scelte di politica economica e sociale che hanno creato divari profondissimi tra gli uomini e oltraggiato la Terra”.

Comunità energetiche

Quattro le “piste di conversione e di generatività futura” proposte alle parrocchie.
“La prima è la costruzione di comunità energetiche”, ha spiegato Santoro, che sono “una grande opportunità dal basso” per realizzare la transizione ecologica e “un’opportunità di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete in direzione del bene comune”.
“Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile le comunità energetiche diventano anche uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case famiglia, comunità famiglia e comunità locali come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori”, ha osservato il vescovo: “Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche”.
“Sappiamo che abbiamo bisogno di circa 7 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili all’anno se vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero nel 2050”, i dati da cui partire: “Se in ciascuna delle 25.610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica che produce al livello massimo possibile di 200 chilowatt (o facesse nascere più comunità che arrivano complessivamente a quella produzione di energia) avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili”.

La responsabilità

La seconda pista di impegno è quella della finanza responsabile. “Le nostre diocesi e parrocchie – l’invito – devono essere ‘carbon free’ nelle loro scelte di gestione del risparmio utilizzando il loro voto col portafoglio per premiare le aziende leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale”.
La terza pista d’impegno è quella del consumo responsabile, tramite la promozione di prodotti “capolarato free” nelle mense scolastiche e nelle diocesi.
La quarta proposta, infine, è la proposta dell’alleanza contenuto nel Manifesto dei giovani: “l’alleanza intergenerazionale e l’alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro Paese”. Di qui la necessità di promuovere nelle comunità di appartenenza i contenuti dell’esperienza di Taranto, e in particolare i 7 punti del Manifesto sull’alleanza proposto e firmato dai giovani: “Promuovere la nascita di cooperative di comunità, cooperative di consumo, comunità energetiche e gruppi di acquisto solidale (GAS); studiare, capire e valorizzare la vocazione del proprio territorio; valorizzare le aree interne anche attraverso la pastorale rurale; essere audaci nel rivedere l’impostazione della formazione verso i giovani, non aver paura di proporre nelle catechesi l’amore e la cura della casa comune; provvedere a che vi sia nelle diocesi e nelle parrocchie un referente con la relativa competenza per la pastorale sociale, del lavoro e dell’ecologia integrale; adoperarsi per la valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa ed in politica sostenendo misure per il tempo di cura della famiglia; favorire e partecipare ai gruppi di cittadinanza attiva che nascono dai problemi del territorio”.

L’aiuto di tutti per trovare soluzioni praticabili

“Non un convegno, ma una piattaforma di partenza per dare speranza e avviare dei processi”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-CIttà delle Pieve e presidente della Cei, ha definito le quattro giornate al PalaMazzola, cui hanno partecipato un migliaio di delegati in rappresentanza della quasi totalità delle diocesi italiane.
“L’apporto dei cattolici per affrontare le crisi è fondamentale”, ha sottolineato il cardinale nell’omelia della Messa conclusiva celebrata nella concattedrale di Taranto: “Siamo sempre più convinti che le parole e i valori del Vangelo sono in grado non solo di dare una risposta alle domande di senso degli uomini, ma possono anche ispirare l’economia e la politica. Perché si possano trovare soluzioni praticabili alle emergenze ambientali e sociali, è necessario l’aiuto non solo dei cattolici, ma di tutti”.
L’appuntamento, oltre che per il Sinodo universale dei vescovi e al Cammino sinodale delle Chiese in Italia, è per il prossimo incontro dei Vescovi del Mediterraneo, nel febbraio 2022, che riprenderà il tema del primo incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, tenutosi a Bari nel 2020.

Le piste di impegno

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, a conclusione dell’evento di Taranto. 

 https://www.settimanesociali.it/le-piste-di-impegno/

 

 

L'appello. Chiediamo al Governo Draghi di respingere con nettezza in sede europea il tentativo di 10 paesi guidati dalla Francia di fare passare - nella tassonomia europea - il nucleare come energia verde e rinnovabile.

questo è il link alla petizione

Proteste contro il nucleare

 

Al Presidente del Consiglio Mario Draghi

Al Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani

Al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Noi elettrìci ed elettori che abbiamo votato NO al nucleare nel referendum popolare del 2011 il cui risultato ha bloccato per la seconda volta – dopo quello del 1987 – il tentativo di costruire centrali nucleari in Italia per produrre elettricità non abbiamo dimenticato né i disastri di Three Miles Island, né di Chernobyl, né di Fukushima per la salute delle persone e per l’ambiente. Per questo chiediamo al Governo Draghi di respingere con nettezza in sede europea il tentativo di 10 paesi guidati dalla Francia di fare passare – nella tassonomia europea – il nucleare come energia verde e rinnovabile.

Le energie rinnovabili non sconvolgono i cicli naturali, non modificano la struttura delle cose. Si limitano ad usare forze naturali come sole, vento, calore naturale della terra, forza delle acque per produrre energia elettrica.

Questa è l’unica strada per affrontare lo stravolgimento in atto del clima a causa dell’uso dei combustibili fossili che producono CO2 e delle emissioni di metano che da decenni viene disperso nell’atmosfera.

L’allarme sullo stravolgimento climatico (da ultimo il rapporto IPCC dell’ONU) è sacrosanto e le iniziative per rimediare debbono essere forti e tempestive per bloccare l’innalzamento della temperatura della terra entro un grado e mezzo, mentre il rischio è che si arrivi al doppio.

10 paesi europei, capofila la Francia, invece propongono un trucco linguistico per parificare il nucleare alle energie rinnovabili, per evitare di prendere impegni per ridurre effettivamente al loro interno l’uso dei combustibili fossili per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi.

Il tempo stringe e nel poco tempo che ci resta il nucleare oggi possibile è quello della generazione “III+”, che l’Italia ha evitato con il referendum, e che ha accumulato ritardi ultra decennali sia in Francia (Flamanville) che in Finlandia (Olkiluoto) con una quintuplicazione dei costi e che comunque non potrebbe contribuire a raggiungere entro il 2030 il risultato di ridurre almeno del 55% le emissioni climalteranti, CO2 in testa. Per di più nessuno scenario UE attuale contempla nuove installazioni nucleari finalizzate all’obiettivo del 55% di emissioni in meno.

Verniciare il nucleare di verde è pura propaganda ed è contro gli impegni di Parigi per il clima. Se l’Unione Europea dovesse accettare la pretesa della Francia e degli altri paesi l’unico risultato sarebbe consentire l’uso dei fondi del Next Generation EU per finanziare l’industria di stato francese (Areva); per prolungare oltre i 40 anni la vita dei vecchi reattori russi (VVER) siti in R. Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria; per finanziare l’installazione in Polonia di centrali EPR francese e ABWR americana; per le enormi spese necessarie per lo smantellamento del sovra dimensionato nucleare civile francese che, altrimenti, ricadrebbero sui contribuenti nazionali.

Sono noti i rischi del nucleare non solo in caso di catastrofe globale – già prevista dalla IAEA, che fu costretta ad introdurre questo tipo di rischio nella scala INES prima di Fukushima – ma per incidenti gravi e per la diffusione della contaminazione radioattiva a causa del normale funzionamento delle centrali e allo smaltimento delle scorie, radioattive anche per tempi lunghissimi dopo la fine dell’esercizio.

Per alcuni Paesi il nucleare civile è base necessaria per un armamento atomico, come la “force de frappe” della Francia. Occorre impedire che parte dei finanziamenti europei per le energie rinnovabili finisca per sostenere una scelta strategico-militare al di fuori delle scelte europee e ancora di più degli obiettivi del Next Generation EU.

Per questo chiediamo al Governo italiano di impegnarsi a bloccare il tentativo in sede europea di equiparare il nucleare alle energie rinnovabili, se necessario ricorrendo al veto dell’Italia.

 

Primi Firmatari

Mario Agostinelli

Vittorio Bardi

Mauro Beschi

Ferdinando Boero

Silvia Bonanin

Federico Butera

Luciana Castellina

Duccio Campagnoli

Domenico Gallo

Alfonso Gianni

Alfiero Grandi

Silvio Greco

Oreste Magni

Silvia Manderino

Rossella Muroni

Vincenzo Naso

Daniela Padoan

Antonio Pileggi

Enzo Pranzini

JacopoRicci

Simona Sambati

Massimo Scalia

Massimo Serafini

Alexey Sorokin

Guido Viale

Massimo Villone

Vincenzo Vita

La testa del corteo ha raggiunto la Rocca Maggiore Assisi!
 
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