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Con assemblee da lunedì 19 contro lo sblocco dei licenziamenti

Licenziati con una mail 422 dipendenti della Gkn di Campi Bisenzio |  L'HuffPost

(ANSA) - ROMA, 16 LUG - Fiom, Fim e Uilm hanno proclamato due ore di sciopero con assemblee per tutti i lavoratori metalmeccanici a partire da lunedì 19 contro lo sblocco dei licenziamenti e le procedure avviate da diverse aziende (come Gkn, Whirlpool e Gianetti Ruote). Lo si legge in una nota unitaria.

    "Si tratta di decisioni inaccettabili - affermano a proposito delle procedure avviate - che colpiscono l'insieme del mondo del lavoro, che vanno contrastate con fermezza da tutti i metalmeccanici per difendere l'occupazione, il reddito dei lavoratori, impedire la riduzione della capacità industriale del Paese, evitare che altre aziende seguano questi negativi esempi e rivendicare allo stesso tempo investimenti e politiche industriali in tutto il territorio nazionale".
    Questo sciopero secondo il numero uno della Uilm, Rocco Palombella "è il primo passo verso la mobilitazione generale".
    (ANSA).

Nato il 24 giugno del 1920 a Fossolo, una frazione del comune di Faenza, Primo Zoli era cresciuto in una famiglia di braccianti, conoscendo fin dai suoi primi anni la dura realtà della miseria.

Prima dell’avvento del fascismo il padre era capo-lega dei braccianti e la madre era bidella del locale circolo socialista, poi incendiato dai fascisti.

Nel 1943, quando si trovava sotto le armi in fanteria a Ravenna, Primo conobbe Giorgio Baffè di Massalombarda che l’avvicinò al partito comunista e gli fece conoscere “l’Unità” clandestina. Festeggiarono insieme la caduta di Mussolini il 25 luglio, ma per questo atto vennero puniti. L’8 settembre tornò a casa, rimanendo nascosto per alcuni mesi. Quindi entrò a fare parte della SAP che operava nella zona di Pieve Cesato (la zona 8 collegata alla 28ª Brigata Garibaldi), sotto la guida di Angelo Muccinelli e di Gino Della Valle. Il gruppo portò a compimento molte azioni di disturbo contro i tedeschi, la più famosa resta l’incendio del ponte della Castellina.

Dopo la liberazione di Faenza, avvenuta il 17 dicembre del 1944, Primo continuò la lotta armata entrando nella 13ª Compagnia, composta interamente da faentini e comandata da Enrico Penazzi, inquadrata anch’essa nella 28ª Brigata Garibaldi e che combatterà i tedeschi fino ai primi giorni di maggio. Fece parte del picchetto di partigiani schierato in piazza a Ravenna per rendere onore ad Arrigo Boldrini decorato con la medaglia d’oro dal generale McCreery. L’8 maggio del ’45, il giorno in cui arrivò la pace, Primo Zoli era in piazza a Venezia con un gruppo di partigiani faentini.

Nel 1947 subì anch’egli la repressione contro i partigiani e venne incarcerato per alcuni mesi insieme ad alcuni suoi compagni, venendo poi assolto per non avere commesso il fatto.

Nell’immediato dopoguerra trovò lavoro nella Cooperativa Sacles di Faenza, dove si distinse nell’attività sindacale e nel 1948 dalla CGIL gli fu fatta la proposta, che accettò, di diventare sindacalista a tempo pieno nella categoria dei braccianti. Nella primavera del 1950 fu nominato segretario della Camera del Lavoro.

Negli anni seguenti, con il crescere nel faentino della cooperazione aderente alla Lega, a Primo Zoli venne affidato l’incarico di coordinatore territoriale. Negli stessi anni partecipò con impegno all’attività politica e nel 1951 fu eletto consigliere comunale a Faenza per il PCI, incarico che ricoprirà fino al 1970.

Eletto presidente dell’ANPI di Faenza, entrò a fare parte della presidenza provinciale della stessa associazione. Durante il suo lungo mandato svolse un ruolo decisivo nella nascita e nell’affermazione del Museo di Ca’ di Malanca. In particolare, va ricordato che nei primi anni Settanta, grazie proprio all’azione dell’ANPI, la Regione Emilia-Romagna acquisì quegli immobili allo scopo di farne un luogo della memoria.

Grande conoscitore dell’Appennino, Primo percorreva tutti i sentieri senza alcun bisogno di segni e carte. Questa sua grande passione, che ha coltivato fino a pochi anni fa, fu fondamentale nella realizzazione del Sentiero dei Partigiani con la collaborazione determinante del CAI di Faenza, Imola e Ravenna. Un sentiero che ripercorre i momenti salienti della Battaglia di Purocielo dell’ottobre del 1944.

Primo Zoli è stata una figura di riferimento per diverse generazioni e lascia un grande vuoto tra tutti coloro che l’anno conosciuto e stimato. Una perdita incolmabile per la sua famiglia.

La Sezione ANPI di Faenza e l’Associazione Ca’ di Malanca sono vicine alle figlie Marina e Chiara, al genero Beppe e alla nipote Anna.

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COMUNICATO STAMPA CGIL CISL UIL DI RAVENNA

Hysa Bujar di 63 anni è morto questa mattina a causa di un infortunio sul lavoro che si è verificato presso il Centro Servizi dello stabilimento Marcegaglia di Ravenna.

Hysa lavorava per la cooperativa di facchinaggio Co.Fa.Ri. L’infortunio mortale sembra avere sinistre analogie con un altro infortunio mortale avvenuto in Marcegaglia nel 2014, dove trovò la morte Lorenzo Petronici.
Solo un anno fa, in IFA, un altro terminal ravennate, ha trovato la morte Franco Pirazzoli anche lui in un infortunio ancora da chiarire e sul quale sono aperte de indagini della magistratura.
Una scia di sangue che non si arresta, nonostante i MAI PIÙ.

Hysa lascia la moglie, 2 figli e i nipoti ai quali porgiamo le nostre condoglianze e la nostra promessa di fare ogni cosa sia in nostro potere perché la morte del proprio congiunto non sia vana.
CGIL CISL UIL, unitamente alla RSU Marcegaglia ed alle Categorie di tutti i lavoratori impegnati a qualsiasi titolo negli stabilimenti Marcegaglia di Ravenna hanno proclamato lo sciopero per tutti i turni di lavoro delle giornate del 15 e del 16 luglio.

Domani i lavoratori del porto di Ravenna si fermeranno per 24 ore e alle 12 le sirene del porto suoneranno in segno di protesta per queste morti e di solidarietà con la famiglia.
Durante l’incontro avvenuto nel primo pomeriggio con la direzione aziendale di Marcegaglia le rappresentanze sindacali, dopo un sopralluogo nel sito della tragedia, hanno ribadito problematiche inerenti le carenze di personale, gli spazi angusti di lavoro ed impegni orari eccessivamente prolungati per i lavoratori impegnati negli appalti.

Lasciamo alla magistratura il compito di accertare le responsabilità di ciò che è accaduto. Alla città, alle istituzioni, agli organismi di controllo ed alle associazioni di rappresentanza la responsabilità di uno sforzo straordinario per il consolidamento di un sistema che discrimini chi non è in grado di garantire i più alti standards di sicurezza.

In questo senso, il rinnovo del protocollo sulla sicurezza del porto, che prenderà avvio nei prossimi giorni, sarà l’occasione per misurare la reale volontà degli attori economici dell’ambito portuale per mettere al primo posto la sicurezza dei lavoratori.


CGIL                CISL             UIL
M.Melandri   R.Baroncelli     C.Sama


Ravenna 15 luglio 2021

 

Tragico infortunio alla Marcegaglia di Ravenna, muore operaio

Ravenna, 15 luglio 2021 - Tragico infortunio questa mattina allo stabilimento Marcegaglia di via Baiona. Nell'incidente sul lavoro è morto un operaio di 63 anni, dipendente di una ditta esterna.

Erano circa le 9.10 quando il lavoratore è rimasto schiacciato da un coil, una grande bobina per vari impieghi. Immediatamente è scattato l'allarme con l'arrivo sul posto dei sanitari del 118 con un'ambulanza e un'auto con medico a bordo. Nel luogo dell'infortunio sono arrivati anche i carabinieri e i tecnici della Medicina del lavoro dell'Ausl Romagna.

Subito è arrivata la reazione dei sindacati di categoria Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil che hanno proclamato 8 ore di sciopero per tutta la giornata di oggi per tutti i turni di lavoro. In una nota si legge: "Stamattina un terribile incidente ha colpito un lavoratore di una ditta esterna al Cs. Non si può continuare a lavorare dopo un fatto di tale gravità". Inoltre i sindacati chiedono che "Rsu e Rls vengano convocati immediatamente per capire le dinamiche dell'accaduto".

 

 

 

Informazioni agli elettori: quesito, dove firmare e come partecipare

Il Comitato Referendum Eutanasia Legale Faenza informa che lo scorso 26 giugno, nell’ambito
della manifestazione FAPride, anche a Faenza è iniziata la raccolta firme per indire il referendum
sulla legalizzazione dell’eutanasia promosso, a livello nazionale, dall’Associazione Luca Coscioni.

L’iniziativa referendaria mira a sottoporre al voto popolare la scelta se abrogare o conservare la
norma penale, risalente al 1930, che impedisce in Italia la pratica dell’eutanasia, ossia la
somministrazione di un farmaco finalizzato a procurare la morte su richiesta di un malato capace di
intendere e di volere e di esprimere un consenso informato, libero e consapevole.

Oggi la legge italiana permette a tutti i malati di rinunciare alle terapie, anche se da tale scelta
deriva la morte, e dal 2017 è divenuto possibile redigere un testamento biologico al fine di prestabilire
le proprie volontà in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi provocata
dall’insorgere di gravi patologie.

È tuttavia ancora vietata e punita come reato la pratica di trattamenti sanitari diretti a causare la morte, benché richiesti consapevolmente dal paziente. In tal modo molti malati che non possono permettersi di ricorrere all’eutanasia all’estero sono costretti, senza alcuna ragione, a subire un processo di abbandono della vita più lento, in ipotesi meno corrispondente alla propria visione della dignità nel morire e più carico di sofferenze per loro e per le persone a loro care.
Essenzialmente per queste ragioni nel 2018 la Corte costituzionale ha sollecitato il Parlamento a
disciplinare la materia del fine vita, ma la sua richiesta è rimasta inascoltata.

Il referendum promosso dall’Associazione Coscioni mira a superare questa contraddizione – che
la nota “sentenza Cappato”, nel 2019, ha cercato in parte di risolvere, ma per i soli malati tenuti in
vita da trattamenti di sostegno vitale – in modo da garantire a chiunque la libertà di scegliere il modo
di morire che ritiene più dignitoso e più fedele alle proprie convinzioni personali.

Per poter tenere il referendum abrogativo occorre raccogliere 500 mila firme entro settembre 2021.

Tutti gli elettori possono sottoscrivere la richiesta di referendum presso:

i Servizi Demografici del Comune di Faenza, in Piazza Rampi 2, da lunedì a venerdì ore 8.30-13 e giovedì anche dalle 14.45 alle 16.15

oppure ai banchetti di raccolta firme organizzati dai nostri volontari nelle seguenti date:
in Piazza del Popolo dalle 9.30 alle 12.30
sabato 3, 10 e 31 luglio;
sabato 28 agosto;
sabato 11 e 25 settembre

nel Parcheggio Faenza 1 dalle 9.30 alle 12.30
sabato 17 luglio
sabato 18 settembre

In Piazza della Legna (inizio Corso Matteotti, incrocio Via Torricelli e Via Severoli)

Martedì 13 - 20 - 27 luglio, dalle 20 alle 23

Per informazioni e per partecipare alla raccolta firme come volontari è possibile visitare il sito
ufficiale della campagna referendaria www.referendum.eutanasialegale.it

o contattare il Comitato locale all’e-mail:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

È inoltre attiva la pagina Instagram @eutanasialegalefaenza

per restare aggiornati su tutte le iniziative e su tutti i banchetti della campagna locale.


Faenza, 30 giugno 2021

                            avv. Pier Francesco Bresciani
per il Comitato Referendum Eutanasia Legale Faenza

Altre buone notizie sul fronte della Transizione Ecologica: stop a finanziamenti europei per la produzione di idrogeno blu e contestuale stoccaggio della CO2.

Legambiente ai sindacati: "si lavori assieme per un Adriatico Eolico e Solare"

La transizione energetica: il progetto JUST di Eni - Periodico Daily

Legambiente è soddisfatta del risultato del dibattito su idrogeno, stoccaggio della CO2 e fondi del PNRR.

Sembrano archiviate le posizioni di forte ambiguità sull'utilizzo dell'idrogeno non rinnovabile che avrebbe portato implicitamente ad un prolungamento della vita del fossile, in particolare del gas. Finalmente, infatti, la posizione netta da parte dell'Europa ha chiarito nero su bianco che le uniche tecnologie ad idrogeno finanziate da fondi pubblici del PNRR dovranno essere quelle ad idrogeno verde, quindi legate alla produzione di energia rinnovabile.

"Una notizia determinante che chiude una stagione di dibattito e mobilitazione attorno a questo tema. Fin dall'inizio abbiamo ritenuto importante che progetti come la cattura e stoccaggio della CO2 a Ravenna, contestuale anche alla produzione di idrogeno blu, non avrebbe dovuto ricevere alcun soldo pubblico dal Recovery Fund. Ad oggi però, il progetto di stoccaggio potrebbe trovare ancora sfogo in altre linee di finanziamento europee".

Un segnale rincuorante arriva anche dalla Regione, che conferma zero finanziamenti dalle casse regionali per il sostegno al progetto di ENI davanti alle coste ravennati, così come la strategia regionale 2021-2027 fa menzione di solo idrogeno verde.

Ancora però vi sono delle resistenze nel tessuto socio economico del ravennate che vedeva negli scenari di ENI ipotesi per sostenere lavoro ed aziende locali.

Legambiente ritiene che ci siano ampie possibilità per una riconversione che salvaguardi il clima, gli interessi attuali e delle future generazioni. Da tempo ci sono infatti le evidenze tecniche di un futuro importante e prolungato di cantieri per la dismissione delle piattaforme e per la realizzazione di impianti rinnovabili offshore sfruttando maestranze e competenze locali. Già oggi le ipotesi legate ad eolico e solare sono assolutamente concrete.

L'associazione si rivolge in particolar modo al mondo sindacale locale (uscito in questi giorni con prese di posizione a sostegno dei progetti di ENI) per chiedere assieme - anche in sede regionale e ministeriale - un distretto del Adriatico rinnovabile, che sviluppi anche interventi concreti sull'efficientamento energetico nei sistemi produttivi e nelle città. Il settore Oil&Gas è già in crisi da tempo e solo una decisa riconversione verso le rinnovabili può rappresentare la soluzione più valida nel lungo termine per il lavoro, ma anche l'unica opzione per l'urgenza della sfida climatica

"Si attirino e si sostengano investimenti utili per il territorio e per il pianeta e si riconosca la non strategicità del tanto dibattuto progetto di stoccaggio di ENI"- conclude Legambiente.

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Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna

E-mail: ufficiostampa@Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.legambiente.emiliaromagna.it