Il Circolo Legambiente Lamone di Faenza ha inviato una lettera agli esponenti della Comunità locale (amministrazioni, volontariato, associazioni sindacali, ecc.) con lo scopo di aprire un confronto sulle opportunità del riconoscimento dei Gessi Romagnoli come patrimonio dell’Unesco.
Di seguito il testo.
“Gentili signor*,
come è ampiamente noto, l’iscrizione nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco del Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale, è stata generalmente salutata da tutti come un grande risultato che non solo tutela questo importate e unico ambiente naturale, ma che potrebbe indurre nuove opportunità di sviluppo sostenibile per questi territori.
A questo proposito, ad esempio, da parte di amministratori locali si sono avanzate ipotesi per l’istituzione di un “marchio per i prodotti dei gessi” che potrebbe valorizzare i prodotti agricoli locali, contribuire a promuovere un turismo responsabile, con adeguate strutture ricettive, oltre a sviluppare un parco geologico museale, con tutte le attività culturali, didattiche e di conoscenza del territorio, ad esso collegate.
Queste attività, che si aggiungerebbero alle attività agricole e industriali compatibili, sono ancor più necessarie oggi, dopo gli eventi catastrofici del maggio scorso, che hanno interessato non solo la pianura ma anche il territorio collinare, le sue attività e la sua vivibilità.
La Regione Emilia-Romagna ha organizzato l’evento Carsismo e Grotte nelle Evaporiti: Per celebrare questo importante riconoscimento, che ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere un patrimonio ambientale unico al mondo e di offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica, la Regione è lieta di invitarvi a un evento che si terrà venerdì 13 ottobre, dalle ore 15,30 alle 18,30, presso la sede di Viale della Fiera n. 8 a Bologna (Sala XX Maggio).
Naturalmente come Legambiente siamo pienamente soddisfatti per il raggiungimento di un obiettivo che fin dalle prime ipotesi di candidatura abbiamo sostenuto.
Per questo riteniamo che oggi questo risultato vada gestito nel migliore dei modi, innanzitutto coinvolgendo le comunità locali più interessate.
Gli strumenti programmatori come il “Piano territoriale del parco della vena del gesso romagnola” e la “variante al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) relativa al polo estrattivo “Cava di Monte Tondo”, dovranno, a maggior ragione, tener conto di questo importante riconoscimento.
A questo proposito, ricordiamo – ancora una volta – che lo studio commissionato a suo tempo dalla Regione indicava di utilizzare lo scenario B, esteso su un periodo di 10 o 15 anni, o comunque tempo necessario al completo recupero ambientale del Polo, indipendentemente dalla eventuale minore utilizzazione da parte del concessionario…” .
Tenendo conto di questi vincoli, a nostro avviso, è comunque possibile e necessario salvaguardare i posti di lavoro attualmente in essere.
Questo naturalmente a patto che l’azienda si impegni a riconvertire progressivamente le attività del sito, organizzandosi per diminuire l’uso del gesso vergine, utilizzando più cartongesso dismesso, diversificando le produzioni, avviando la sperimentazione di altri prodotti nel settore dell’edilizia sostenibile.
Ipotesi queste che abbiamo tentato di articolare e avanzare più volte (da ultimo nelle osservazioni ai due piani in questione che abbiamo già inviato e che alleghiamo).
Oggi, più che mai, è necessario discutere con i lavoratori, i loro sindacati, l’azienda, gli amministratori e le comunità locali.
Chiediamo quindi a tutti gli interlocutori di avviare occasioni di confronto e tavoli istituzionali nei quali affrontare questi temi, sui quali intendiamo continuare a portare il nostro contributo“.
Faenza 08 10 2023