Riproduciamo qui il documento che, come ha anticipato il giornalista di Huffington Post Alessandro De Angelis, "costituisce la base politico programmatica della "nuova sinistra" che prenderà forma di qui a inizio dicembre". Il documento, riferisce De Angelis, "è stato già discusso, riservatamente," da Art.1 Mdp , "con le altre forze, da Civati a Fratoianni fino a Montanari e la cosiddetta sinistra del Brancaccio". La pubblicazione sul sito di Art. 1 Mdp, le dichiarazioni di Possibile, di Sinistra Italiana, un documento di Tommaso Montanari e un intervento su Fb di Anna Falcone confermano la sottoscrizione di questo impegno. Ne consigliamo un'accurata lettura con sincero spirito unitario: è un passaggio importante che va gestito con cura e si tratta di un'occasione che non si ripresenterà facilmente.
UNA NUOVA PROPOSTA
Ci impegniamo a partecipare insieme alle prossime elezioni politiche, con una proposta che punti a cambiare la vita delle persone e restituire speranza a milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati.
Intendiamo costruire un progetto credibile solido e autonomo, che punti a riconnettere sinistra e società, per ribaltare rapporti di forza sempre più favorevoli alla destra in tutte le sue articolazioni.
Ci rivolgiamo a tutte le esperienze del civismo, a chi lavora quotidianamente nell’associazionismo, alle forze organizzate del mondo del lavoro, ma soprattutto a tutte le donne e gli uomini trascinati in basso dalla crisi, che hanno bisogno di una politica diversa per risollevarsi; ai tanti portatori di competenze che non trovano occasione per metterla in pratica, a coloro che ce l’hanno fatta ma non si rassegnano a una condizione diversa di tanti.
La nostra sfida ha un’ambizione alta: partire da un contesto sociale disgregato e diviso e proporci, attraverso le linee del nostro programma, un chiaro indirizzo di governo, coerente, trasparente e credibile. Sta qui il senso dell’utilità per il Paese del voto che chiediamo contro ogni trasformismo e ogni alleanza innaturale.
L’avanzata di forze regressive e xenofobe in molti Paesi europei può essere arrestata non da piccole o grandi coalizioni a difesa dell’establishment e di un ordine sociale ormai insostenibile, ma solo da una grande alleanza civica e di sinistra, che ristabilisca la centralità del valore universale dell’eguaglianza.
La crescita delle diseguaglianze è oggi principale fattore di crisi dei sistemi democratici.
La lunga crisi, prodotta dai guasti del capitalismo finanziario e acuita in Europa da un processo di integrazione egemonizzato dal neoliberismo, ha enormemente accresciuto le diseguaglianze, ha svalutato il lavoro e compresso i suoi diritti, ha costretto alla chiusura di tante aziende e tante piccole e medie attività, ha condannato i giovani a una disoccupazione di massa e una precarietà endemica, ha piegato e svuotato l’istruzione, la sanità e la previdenza pubbliche, ha colpito il ceto medio e ha allargato l’area di povertà e insicurezza sociale.
Il progetto politico a cui vogliamo dar vita nasce per contrastare queste tendenze, riaffermando l’attualità e la modernità del modello sociale ed economico disegnato dalla nostra Carta Costituzionale.
Non regge più il modello di sviluppo basato su alti livelli di inquinamento, su uno spreco insostenibile di materie prime e di consumo del territorio. Vogliamo con la nostra lista essere parte integrante di quel movimento ambientalista che in tutto il mondo si batte per avviare un’ambiziosa transizione verso una ”economia circolare”, per fermare i cambiamenti climatici riconvertire ecologicamente l’economia, liberarsi dalla dipendenza dei combustibili fossili, affermare nuovi modelli di consumo, raggiungere l’obiettivo di rifiuti zero, garantire la sicurezza alimentare e gli approvvigionamenti idrici.
Vogliamo riportare il lavoro e la sua dignità al centro della società.
Il lungo ciclo della precarizzazione, contrariamente alle promesse liberiste, ha bloccato la crescita della produttività, ha compresso i salari, ha accresciuto la disoccupazione, ha dequalificato una parte importante del nostro apparato produttivo. Oggi siamo il Paese con il lavoro più precario d’Europa, e con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.
Per questo crediamo si debba cominciare restituendo ai lavoratori i diritti sottratti, con la legge sul Jobs Act, che va cancellata, e un’età di accesso al pensionamento in linea con quella dei paesi europei. E diversa secondo il grado di gravosità dei lavori.
La più grande ingiustizia che vogliamo debellare è la condizione di precarietà e di infelicità nella quale sono costretti a vivere milioni di nostri giovani. Non c’è un grande futuro per l’Italia se non si garantisce a loro una prospettiva radicalmente diversa di vita.
Non sono più tollerabili discriminazioni salariali che violano gravemente leggi e principi costituzionali. Ci batteremo per riaffermare un fondamentale principio di giustizia sociale negato in tante parti d’Italia: allo stesso lavoro deve corrispondere la stessa contribuzione tra uomini e donne. L’attacco all’autonomia e alla qualità della scuola e dell’università pubblica è parte dello stesso disegno di disgregazione delle condizioni di uguaglianza.
L’indebolimento dell’istruzione quale presidio dello spirito critico e fattore di mobilità sociale è stato infatti il corollario indispensabile delle ‘riforme’ volte a rendere il lavoro più precario, ricattabile e sottopagato, minandone la funzione costituzionale di fondamento della cittadinanza democratica.
Sulla base di precise testimonianze, il Comitato che da anni si batte in difesa della Pediatria torna a denunciare il rischio che si vada verso la chiusura del Punto nascita di Faenza. La questione, com’è noto, si gioca tutta sul numero dei parti, numero che sta diminuendo perché molte partorienti, le cui gravidanze sono ritenute “a rischio”, vengono dirottate verso gli ospedali di Ravenna e di Forlì.
Difficile dar torto al Comitato Pediatria quando afferma che, in barba alla dichiarazioni più volte espresse, i vertici dell’Ausl Romagna e i partiti che amministrano Comuni e Regione lavorano in realtà per depotenziare il Punto nascita di Faenza.
Eppure – come L’Altra Faenza sostiene da tempo – ci sono tutte le condizioni perché, nel rispetto delle “Linee di indirizzo per la riorganizzazione ospedaliera” elaborate dalla stessa Ausl, Faenza e Lugo dispongano di una Unità operativa complessa – in grado quindi di far fronte a tutte le situazioni – per l’Area assistenza alla donna e al bambino in quanto in possesso dei requisiti previsti dal decreto 70/2015: più di 1.200 parti/anno e un bacino d’utenza di oltre 200mila persone.
Ciò che preoccupa e induce ai più fondati timori, è il fatto che lo stesso Piano dell’Ausl si esprime in termini molto vaghi in materia di Punti nascita in provincia di Ravenna.
Ancora una volta affermiamo – l’ha fatto anche il sindaco Giovanni Malpezzi – che la decisione non può prescindere dalle caratteristiche del territorio faentino e dalle sue condizioni sociali ed economiche. Così come non devono essere sottovalutati i rischi ai quali vengono esposte partorienti costrette ad affrontare distanze e tempi di percorrenza maggiori rispetto al poter recarsi a Faenza.
L’allarme è alto, le assicurazioni di maniera non convincono più nessuno. Occorrono fatti ed è necessario che i Consigli comunali si riapproprino della loro funzione democratica di rappresentanti delle comunità amministrate. L’Altra Faenza si farà promotrice di una proposta rivolta a tutti i gruppi consiliari, di maggioranza e di opposizione, affinché i Consigli dei Comuni della Romagna faentina discutano e votino un OdG in difesa del Punto nascita.
Faenza, 7 novembre 2017
L’Altra Faenza
Il 28 settembre scorso Edward J. Necki, consigliere comunale de L’Altra Faenza, ha presentato un’interpellanza con la quale si chiedeva come e quando Hera avrebbe riconosciuto alle famiglie gli sconti dovuti per i servizi non erogati e per i disservizi verificatisi lo scorso anno nella raccolta dei rifiuti.
La risposta dell’Amministrazione comunale, fornita il 28 ottobre, riporta con ogni probabilità la posizione di Hera: il conguaglio sulle bollette della Tari è stato eseguito con quelle in scadenza il 30 settembre; non vi è specificata l’entità del risarcimento in quanto sia la penale (102.409 euro) che l’importo per i servizi non erogati (25.730,57 euro) sarebbero stati portati “in diminuzione del costo complessivo del servizio 2017”.
Così facendo – si afferma – “non deve comparire alcuno sconto nelle bollette 2017” a titolo di risarcimento. E si aggiunge: “Qualora le due voci in questione non fossero state considerate nel calcolo del montante con segno negativo, le tariffe 2017 sarebbero state più elevate”.
La risposta non convince e non soddisfa:
1 – Perché, alla faccia della trasparenza, in questo modo le famiglie non possono verificare se effettivamente lo sconto c’è e qual è il suo eventuale importo.
2 – Perché anziché risultare meno cara, la Tari 2017 è invece più “salata”. Stando alle deliberazioni del Consiglio comunale il costo complessivo del servizio, il montante, preso a riferimento per la determinazione delle tariffe è stato di 9.853.684,99 euro nel 2016 ed è di 9.961.047,92 euro nell’anno in corso; se a quest’ultimo importo vengono tolti 128.139,57 euro (penale e mancati servizi), il costo risultante è pari a 9.832.909,35 euro, quindi inferiore a quello dello scorso anno. Come mai invece la quota fissa, espressa in €/mq/anno, e la quota variabile espressa in €/anno sono più alte rispetto al 2016 per tutte le categorie tariffarie, domestiche e non? Dove sarebbe il rimborso per gli utenti?
3 – Perché in ogni caso il ritardo nel riconoscere alle famiglie quanto loro dovuto si è tramutato in un finanziamento improprio a vantaggio di Hera (pochi euro “prestati” da decine di migliaia di utenti fanno una bella somma!).
Siamo alla vigilia della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio di raccolta rifiuti, cosa ci si deve aspettare per il 2018 e gli anni a venire? Decide tutto Atesir (Agenzia regionale per i rifiuti e i servizi idrici) oppure i Consigli comunali – tenuti a rappresentare e a tutelare le comunità amministrate – intendono esercitare il loro diritto-dovere di discuterne, pretendendo chiarezza e fissando precise condizioni per il miglior svolgimento del servizio, per gravare le famiglie di costi minori e per la tutela dell’ambiente?
Faenza, 2 novembre 2017
L’Altra Faenza
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La legge elettorale in discussione in Parlamento concordata tra PD e Forza Italia con la benedizione degli alfaniani e della Lega Nord è un peggioramento delle leggi attuali uscite dalle sentenze che hanno dichiarato parzialmente incostituzionali il Porcellum e l’Italicum. L’armonizzazione delle due leggi poteva essere realizzata uniformando la soglia di sbarramento tra le due Camere al 3% e cancellando per la Camera dei deputati l’abnorme premio di maggioranza alla prima lista (diventato anche inutile perché nessuna otterrà il 40% dei voti) e l’obbrobrio dei capilista bloccati.
Al contrario la nuova legge colpisce come quelle precedenti il diritto degli elettori di scegliere i parlamentari e il principio di rappresentanza. Infatti impone liste bloccate per quasi i due terzi dei deputati e dei senatori, cancellando del tutto le preferenze e attribuendone la scelta interamente ai capipartito. Inoltre per circa un terzo dei parlamentari da eleggere nei collegi uninominali prevede delle coalizioni di cartone senza indicazione di un simbolo, di un programma, quindi buone come specchio per le allodole e pronte ad essere disfatte il giorno dopo le elezioni per dare vita ad un’ammucchiata trasversale. Infine agli elettori è imposto un voto unico per il candidato nel collegio uninominale e una o più liste a questo collegate: se votano per una lista lo fanno anche per il candidato. Il voto per il candidato si trasferisce automaticamente a tutte le liste collegate, in rapporto percentuale ai loro voti.
Anche il principio di rappresentatività viene stravolto. Non vi è un premio di maggioranza esplicito, ma sono privilegiate le coalizioni o i partiti maggiori che conquisteranno gran parte dei seggi nei collegi uninominali e, grazie al voto unico, potrebbero utilizzare la propaganda del “voto utile” anche per i seggi attribuiti alle liste. Inoltre la soglia di sbarramento del 3% non impedisce alle liste civetta coalizzate che ottengano l’1% dei voti di far conteggiare i propri voti a vantaggio della coalizione, ottenendo in cambio qualche seggio parlamentare.
In realtà il nuovo sistema è stato escogitato per soddisfare le convenienze politiche dei partiti proponenti e dei loro leader e per danneggiare una lista unitaria di sinistra e il Movimento 5 Stelle, in vista di un nuovo patto governativo tra Pd e Forza Italia da realizzare dopo le elezioni.
Diciamo NO a questa nuova porcheria e rimettiamo al centro del sistema elettorale i cittadini senza imposizioni dall’alto e senza distorsioni della loro volontà
Scheda
Collegi maggioritari.
Saranno 231 collegi, pari al 36% dei Seggi della Camera. I partiti si potranno coalizzare per sostenere un comune candidato.
Proporzionale.
Dei restanti 399 deputati, 12 continueranno a essere eletti nelle Circoscrizioni Estere, con metodo proporzionale. In Italia un deputato è eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale; i restanti 386 deputati saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2-4 nomi. Le liste proporzionali sono bloccate, vale a dire che l’elettore non ha nessuna possibilità di scelta cosicché i candidati saranno eletti secondo l’ordine deciso dai capi dei partiti. Poiché sono possibili le pluricandidature, fino a cinque, i capi dei partiti e delle correnti sono praticamente certi della loro rielezione.
Il testo delega il governo a definire questi collegi plurinominali.
Le Circoscrizioni, importanti per il recupero dei resti, saranno 28. In Senato saranno 20.
Soglia.
Nella parte proporzionale la soglia a cui dovranno fare riferimento i partiti sarà il 3% sia alla Camera che al Senato. Per essere eletti a Palazzo Madama lo sbarramento si calcola su base nazionale e non più solo regionale.
Le (finte) coalizioni, vere protagoniste della legge, devono superare il 10%. I partiti che superano l’1% ma non il 3% regalano i loro voti all’intera coalizione.
Una scheda, voto unico.
Diversamente dal Mattarellum, in cui c’erano due schede (una per il collegio ed una per il listino proporzionale, con la possibilità di un voto disgiunto), con il “Rosatellum 2.0” ci sarà una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono, così l'elettore non è più pienamente libero di esprimere la sua volontà .
Voto disperso.
I voti degli elettori che avranno barrato il nome del solo candidato del collegio uninominale saranno distribuiti proporzionalmente ai partiti che sostengono il candidato del collegio.
Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale. Dunque gli elettori non avranno due voti, ma uno solo. Quindi, non potranno scegliere il candidato che preferiscono nel collegio uninominale e una lista di un altro partito nella parte proporzionale com’è non solo possibile e desiderabile, ma ampiamente praticato con la legge proporzionale vigente in Germania.
Sotto la soglia dell’1% i voti andranno dispersi.
Scorporo.
Non è previsto lo scorporo come accadeva invece nel Mattarellum.
In caso di pareggio il candidato più giovane vince.
Nel caso in cui due candidati in un collegio uninominale ottengano lo stesso numero dei voti «è eletto il più giovane d’età».
Le firme.
Viene dimezzato rispetto al testo originario il numero delle firme da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo. Il numero di firme da raccogliere passa, dunque, da 1.500-2.000 a circa 750. Pure in questo caso solo per le prossime elezioni, anche gli avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione potranno autenticare le firme per la presentazione delle liste elettorali.
Esprimiamo preoccupazione rispetto al progetto di costruzione di un nuovo centro commerciale nella zona ex Cisa e chiediamo al Comune di Faenza:
- perché non sono stati coinvolti né i quartieri, né le associazioni, né i cittadini nella ricerca di soluzioni alternative, in un percorso di riprogettazione dell’area dismessa?
- A che punto è, da chi deve essere compiuto e quali sono gli impegni presi per il lavoro di bonifica delle falde e del sottosuolo contaminati? E’ stata effettuata una comunicazione di “sito potenzialmente contaminato” e avviata la relativa procedura di bonifica ai sensi del D.Lgs 152/06?
-Come si concilia l’impegno del Comune a favore della mobilità sostenibile (PUMS), con questo progetto che necessariamente porterà un aumento del traffico motorizzato in una zona residenziale?
Le vie Volpaccino, Zara e limitrofe sono strette, senza marciapiede né piste ciclabili, ma percorse quotidianamente da molti bambini e famiglie in bici che si recano a scuola, in piscina, al parco: sono state fatte previsioni sull'impatto in termini di inquinamento, insicurezza, traffico per quelle zone?
Ci chiediamo infine a cosa possa servire un nuovo centro commerciale se già ce ne sono 8/9 nel territorio faentino (oltre a numerosi supermercati). Che effetti avrà sull’economia locale, sulle botteghe, sui mercatini diretti e sui piccoli negozi?
Se non ci sono margini per tornare indietro rispetto alla realizzazione, almeno chiediamo al Comune di mitigare l’impatto negativo con interventi di questo tipo:
-impedire che da Via Volpaccino e da Via Zara di possa accedere al parcheggio del centro commerciale;
-piste ciclopedonali sulle vie sopra citate;
-massimo dell’efficienza energetica del fabbricato;
-sistemi di raccolta differenziata spinta nei pressi della struttura e macchinari per il reso.
Crediamo in un’economica sostenibile, a filiera corta, fatta di relazioni umane. Ci piacerebbe pensare che in questo percorso il Comune fosse nostro alleato. Ma è così?
Comitato Ambiente: Ass.Fuori dal Coro, Fiab Faenza-Forlì, Gruppo Acquisto Solidale Faenza, Legambiente Lamone, Rete Rifiuti Zero Emilia Romagna, Salvaiciclisti Faenza, Si alle Rinnovabili No al Nucleare, Panda Imola.
Faenza, 12/10/2017