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Venerdì 15 giugno - Incontro pubblico, con Pier Luigi Cervellati e altri urbanisti

L’11 giugno del 1928 viene inaugurata la nuova Arena Borghesi, ristrutturata dopo un incendio. È una lezione di urbanistica.

Un’architettura del paesaggio organica al “viale lunghissimo di platani”, evocato da Dino Campana nei Canti Orfici.

A 90 anni da quell’inaugurazione il teatro è ancora immerso in un giardino alberato, l’essenza di un luogo fondato nel 1895 all’inizio del Viale Stradone.

Ma l’anniversario rischia di essere celebrato col cemento.

L’espansione del vicino supermercato Conad, all’interno dell’arena, causerebbe la distruzione dell’ampio spazio alberato; un quinto della superficie del teatro sarebbe occupato dalla nuova costruzione.

Un impatto che stravolge l’identità dell’Arena Borghesi e il modo di abitare questa “piazza dello spettacolo”, rara per la coerenza con il paesaggio di un viale dell’Ottocento.

È un caso di “consumo di luogo”, prodotto da un accordo di programma tra pubblico e privato, in linea con la nuova legge urbanistica regionale dell’Emilia Romagna.

Un paesaggio storico ridotto a merce e la scomparsa dell’urbanistica sono i temi che gravano sul futuro dell’Arena Borghesi.

In occasione dell’anniversario del 1928, Italia Nostra e Legambiente di Faenza hanno invitato alcuni autorevoli urbanisti e personalità della cultura del paesaggio a discutere di questi temi, in relazione al caso faentino.

Venerdì 15 giugno alle ore 17, presso l’Auditorium del Liceo Classico Torricelli, in Via Santa Maria dell’Angelo, si svolgerà l’incontro pubblico: “Arena Borghesi, urbanistica sul Viale del tramonto”.

Il riferimento cinematografico del titolo evidenzia il rischio di disgregazione dell’unità paesaggistica dell’arena, in relazione con il contesto del Viale Stradone.  

Apre l’incontro Pier Luigi Cervellati, eminente personalità dell’urbanistica italiana; i suoi piani per i centri storici di Bologna e Modena sono oggetto di studi internazionali.

Seguono gli interventi di noti esponenti della cultura e della tutela del paesaggio:

Piero Paolo Cavalcoli, Urbanista - Legambiente

Marina Foschi,  Architetto - Vicepresidente Consiglio Regionale Italia Nostra

Giovanni Losavio, ex Magistrato Corte di Cassazione - Italia Nostra

Marcella Vitali, Storica dell’arte - Presidente Italia Nostra Faenza

All’incontro è stato invitato un rappresentante della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e del Paesaggio di Ravenna.

Nelle stesse ore in cui Lidl ha inaugurato un nuovo discount nell’area ex Cisa i vertici di Allegion hanno dichiarato di voler tagliare le retribuzioni dei lavoratori stravolgendo metodi e contenuti di relazioni che appartengono alla storia dell’azienda. Non si tratta di una beffarda coincidenza, ma del risultato di scelte ingiuste, di regole che antepongono il profitto e gli interessi della finanza alle condizioni e ai diritti delle persone.

L’abbiamo già denunciato con forza: dov’era un’industria che costituiva un fiore all’occhiello per Faenza si insedia un’altra grande struttura commerciale che va ad aggiungersi alle troppe già esistenti. La delocalizzazione di gran parte delle lavorazioni meccaniche della Cisa è avvenuta in attuazione di un piano industriale sbagliato, di un’operazione che ha comportato la perdita di quasi 130 posti di lavoro e lo svilimento di un marchio apprezzato nel mondo. A pagarne le conseguenze secondo lor signori devono essere sempre gli ultimi: i lavoratori e le loro famiglie, le piccole imprese, il nostro territorio.

L’Altra Faenza esprime ancora una volta vicinanza e sostegno ai lavoratori in lotta e alle loro rappresentanze sindacali. Chiede che la città e le sue istituzioni si schierino risolutamente nel respingere pretese che, se attuate, comporterebbero un ulteriore impoverimento della nostra comunità a scapito di tutti.

E’ necessario cambiare registro. La buona occupazione, retribuzioni e diritti da Paese civile, devono tornare al centro dell’azione politica ad ogni livello, dall’Amministrazione locale al governo nazionale. Slogan e chiacchiere devono lasciare il posto a una reale volontà di costruire un futuro migliore, un futuro i cui tratti distintivi non siano il declino economico e sociale, la crescente disuguaglianza, la precarietà, il vuoto di speranza per i giovani.

Faenza, 8 giugno 2018

L’Altra Faenza

Nella giornata odierna si inaugura la nuova sede del supermercato LIDL, sorta sulla ex-area
produttiva della Cisa in Via Oberdan.
I lavoratori di Cisa vivono questo evento con tristezza e con nostalgia, per la storia che quel sito ha
avuto per la città di Faenza e anche per la recente ristrutturazione che ha lasciato una profonda
ferita, culminata con la perdita di 126 posti di lavoro, causata dalla delocalizzazione di parte della
produzione.
A distanza di tre anni cosa sta succedendo in Cisa? Quali sono le conseguenze per i lavoratori della
Cisa di oggi?
La riorganizzazione evidentemente non ha dato i suoi frutti, se l’azienda ha chiesto a RSU e Sindacati
di ridurre i costi del lavoro, mediante lo stravolgimento della contrattazione aziendale.
Il Contratto aziendale della Cisa è scaduto alla fine del 2017 e gli incontri di trattativa che si sono
susseguiti hanno delineato una volontà aziendale di peggiorare le condizioni economiche per i
lavoratori.
Quello che l’azienda propone ha una impostazione radicalmente diversa rispetto alla tradizione
contrattuale in Cisa, che rende molto più difficilmente raggiungibili gli obiettivi presenti e che, con
ogni probabilità, renderebbe completamente incerto una parte del loro stipendio, con un
significativo calo del potere d’acquisto delle busta paga dei lavoratori dello stabilimento faentino.
Non dovrebbe sfuggire a nessuno, e tantomeno alla Direzione aziendale, che i lavoratori rimasti in
organico si sono sacrificati e impegnati quotidianamente, collaborando con l’azienda affinché il piano
avesse successo. Tutto ciò al fine di assicurare un futuro migliore all’azienda, nella consapevolezza
delle difficoltà che il piano industriale ha comportato ed in parte continua a comportare.
Il sacrificio e l’interesse dimostrato dai lavoratori per l’andamento aziendale, riteniamo non sia preso
nella dovuta considerazione, tutt’altro!
Le politiche di riduzione dei salari della multinazionale Allegion non solo risultano incomprensibili,
ma sono profondamente ingiuste e quindi inaccettabili, poiché non è con il taglio delle retribuzioni
che si garantisce lo sviluppo di una azienda.
Attualmente è in atto lo stato di agitazione con il blocco della flessibilità e la proclamazione di un
pacchetto di ore di sciopero.
I lavoratori di Cisa Allegion hanno pertanto scioperato con una massiccia adesione nelle giornate del
30 e del 31 maggio, per un totale di 8 ore, avendo compreso l’importanza di sollecitare la Direzione
aziendale a rivedere le proprie posizioni di riduzione delle retribuzioni.
Pertanto, nel caso in cui l’azienda non torni al tavolo delle trattative, riaprendo una discussione su
diversi presupposti, ci vedremo costretti a proseguire con tutte le iniziative sindacali, con la dovuta
determinazione e convinzione.


RSU Cisa Allegion
Fim Fiom Uilm Ugl territoriali
Faenza, 7 giugno 2018

Nel corso della seduta del Consiglio comunale svoltasi nella serata di lunedì 28 maggio, il consigliere de L’Altra Faenza Edward J. Necki ha presentato la seguente interpellanza:

“Chiedo al signor Sindaco quali siano le evidenze ad oggi conosciute relativamente al vergognoso atto vandalico di cui è stata oggetto la piscina comunale la notte precedente la sua inaugurazione.

Chiedo inoltre se si stiano valutando azioni legali nelle quali il Comune si costituisca parte civile o se queste siano possibili.

Mi risulta infatti che la Cooperativa che gestisce la piscina non volesse sporgere denuncia.

La dinamica con cui si è svolto l’atto vandalico infatti può sicuramente essere una bravata, ma purtroppo risulta anche calzante con una tipica intimidazione di stampo mafioso e purtroppo il nostro territorio non è esente da infiltrazioni mafiose”.

 

Faenza, 29 maggio 2018

 L’Altra Faenza

Nei giorni scorsi gli organi d’informazione hanno riportato dichiarazioni del sindaco Giovanni Malpezzi circa un ipotetico progetto di riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria di Faenza, con l’obiettivo di intercettare i previsti fondi regionali destinati alla rigenerazione urbana.

Il sindaco Malpezzi ha anticipato che il progetto prevede inoltre l’ampliamento del parcheggio nello scalo merci e la realizzazione di un sottopasso su via Filanda Nuova. Il tutto è stato confermato in occasione del recente passaggio delle deleghe per le attività produttive dal sindaco stesso all’assessore Piroddi, nella convinzione che queste siano strategicamente connesse con la gestione dell’urbanistica. Un concetto, questo, sul quale ci permettiamo di esprimere riserve.

A parte il modus operandi di comunicare a mezzo stampa temi così importanti per la città senza condividerli con le altre forze politiche e sociali – ma ormai, come L’Altra Faenza ha in più occasioni denunciato, sta diventando prassi l’eludere il confronto nelle sedi proprie, in primis il Consiglio comunale – ci sono aspetti che è opportuno chiarire.

Il nuovo progetto di fatto pare smentire e azzerare tutte le argomentazioni enunciate da questa Amministrazione: essa infatti, a fronte delle problematiche evidenziate da cittadini e pendolari, ha sempre sostenuto che si sarebbe dovuto aspettare la costruzione del nuovo scalo merci per vedere realizzato un nuovo parcheggio e, forse – RFI, Trenitalia e relativi fondi permettendo – anche il sottopasso su Via Filanda Nuova. La necessità di tali opere è sostenuta da anni dai pendolari nei confronti dell’Amministrazione, assieme alla richiesta di riorganizzazione della mobilità, dei punti informativi in stazione, dei parcheggi bici privati e delle bici blu, questi ultimi di fatto “nascosti” e inutilizzati.

I piani urbanistici prevedono ad oggi la trasformazione dell’attuale scalo merci in area residenziale con i conseguenti adeguamenti della mobilità. Il progetto al quale si è sempre fatto riferimento (progetto Metropolis) prevede lo spostamento dello scalo merci, la realizzazione di un’area residenziale, il trasferimento della stazione delle corriere dov’è ora lo scalo merci, la costruzione di una struttura ricettiva, la realizzazione di un sottopasso ciclabile attrezzato fra via Masaccio e via Scalo Merci, il prolungamento dell’attuale sottopasso di stazione.

Cosa c’è dunque di realmente nuovo? Si prevede di attuare questo progetto o di apportarvi delle modifiche? Oppure il progetto Metropolis viene accantonato? Come potrà essere inserita e spesata nel quadro complessivo la realizzazione del sottopasso ferroviario se è un’opera relativa a fabbricati e aree di Cento Stazioni – RFI? Si prevede la realizzazione di un parcheggio in via Filanda come suggerito da anni dai pendolari, magari nell’area ex Stafer o nell’ex parcheggio (oggi chiuso) del Conad Filanda sul modello di Imola e Castel S. Pietro? Quali azioni vuole mettere in campo il Comune in un’area già pesantemente impattata dal punto del vista del traffico e con problemi di viabilità ed inquinamento come quella di Via Filanda Nuova?

A queste e ad altre domande devono essere fornite risposte chiare e convincenti, promuovendo i necessari momenti di confronto, di ascolto, di reale coinvolgimento partecipativo con i portatori di interessi e con i cittadini. Si sta parlando di interventi destinati a modificare l’assetto urbano, la mobilità, le infrastrutture di servizio di una porzione considerevole della città. E’ necessario finalmente poter ragionare, partecipare, concorrere all’assunzione delle decisioni in modo democratico. Bisogna evitare che si ripeta la brutta pagina della riconversione dell’area ex Cisa, con i cittadini e lo stesso Consiglio comunale espropriati del diritto di conoscere per tempo e di esprimere liberamente le proprie opinioni.  

Faenza, 26.5.18

L’Altra Faenza

«Dando seguito alla decisione di Legambiente dell’Emilia Romagna, dopo l’approvazione della nuova Legge Regionale sull’Urbanistica (24/2017), ci stiamo occupando di raccogliere i dati sulla ”Individuazione della superfice del territorio urbanizzato esistente nel Comune alla data del 1 gennaio 2018 e dei dati sul patrimonio costruito inutilizzato”. 

A questo fine abbiamo inviato, in data 10 maggio scorso, la lettera (allegata) al Dott. Giovanni Malpezzi, Sindaco del Comune di Faenza e Presidente dell’Unione della Romagna Faentina; All’ Avv. Domizio Piroddi, Assessore all’urbanistica del Comune di Faenza; all’ Arch. Ennio Nonni, Dirigente Settore Territorio URF; e p.c. ai Consiglieri Comunali del Comune di Faenza.

La necessità che questi dati vengano resi pubblici, espressamente prevista dalla Regione, serve intanto per il calcolo del 3% di consumo di suolo massimo, indicato dall’articolo 6 della legge, ma più in generale per avere, da parte di tutti i cittadini, la percezione del reale utilizzo del territorio, in relazione agli effettivi fabbisogni.

Per questo abbiamo chiesto che siano resi pubblici anche i dati sul patrimonio costruito e non utilizzato. Tutte informazioni importanti anche per il percorso partecipativo per la definizione del Documento Programmatico della Qualità Urbana, sul quale l’Assessore all’Urbanistica ha a suo tempo sollecitato “l’invio di nuovi contributi, approfondimenti e riscontri da far pervenire entro il 30.06.2018”.

Per quanto ci riguarda, come Circolo di Legambiente, vorremmo che tutti questi approfondimenti non fossero circoscritti ai soli specialisti e addetti ai lavori, ma diventassero patrimonio di tutti i cittadini perché il territorio e la qualità urbana sono beni comuni, ed è questo il miglior antidoto per evitare che possono esserci sorprese su nuovi insediamenti o espansioni non necessarie nei nostri territori».

La lettera:


Gentilissimi,
in relazione alla nuova Legge Urbanistica Regionale n°24/2017, con la presente siamo a sollecitare la Vostra Amministrazione a procedere, quanto prima, con la definizione e la perimetrazione della superficie del Territorio Urbanizzato (TU) al 1 gennaio 2018, come previsto dagli art. 32 della stessa legge.  Chiediamo inoltre che tale lavoro venga reso pubblico con appositi elaborati, consultabili da tutti i cittadini.

La definizione del perimetro del TU risulta fondamentale per la successiva attuazione di numerose parti della legge (a cominciare dal calcolo del 3% di consumo di suolo massimo, di cui all’art 6), tuttavia la Legge Regionale permette la possibilità di procrastinare nel tempo – fino alla partenza del PUG, dunque fino al 2021 – la definizione cartografica del perimetro.
Ma già oggi sul territorio sono in atto nuove trasformazioni, dunque una perimetrazione del TU posticipata nel tempo dovrà essere “al netto” di tutte le aree che verranno edificate dopo il 1 gennaio 2018. Un procedimento che risulterebbe dunque poco lineare. Riteniamo dunque che più tempo si aspetterà per cartografare la perimetrazione del TU, più alti saranno i rischi di incertezza, errore e opacità.
Viceversa riteniamo che la rapida predisposizione di tale atto ricognitivo costituisca non solo un valido contributo iniziale al monitoraggio degli effetti della LR 24/2017, ma anche un elemento di garanzia per lo stesso Comune rispetto ai momenti partecipativi ed al dibattito che si svilupperanno successivamente al momento della formazione ed approvazione del PUG. Riteniamo infine che procedere immediatamente risulti un lavoro molto più semplice anche per gli stessi Uffici Comunali.
Si tratta dunque di mettere agli atti anticipatamente, in tempo reale e trasparente – perché materialmente riscontrabile sul territorio urbano da ogni cittadino – il punto ricognitivo di partenza.
L’assoluta importanza di tale monitoraggio è ribadita dalla stessa Regione nella nota in cui fornisce “Prime indicazioni applicative per i Comuni, le Unioni e gli altri Enti territoriali”:
“Trattandosi di informazioni che il Comune ha l’obbligo di raccogliere e trasmettere, e che risultano essenziali per valutare l’attuazione di una delle politiche principali perseguite dalla legge, la mancata disponibilità di dette informazioni sarà preclusiva della possibilità di valutare, in sede di CU, sia gli strumenti urbanistici che saranno elaborati dai Comuni nel corso del periodo transitorio, sia il PUG.“
Analogamente, chiederemo anche agli altri Sindaci dei Comuni dell’Unione della Romagna Faentinadi procedere con la definizione e la perimetrazione della superficie del Territorio Urbanizzato (TU) al 1 gennaio 2018 e di rendere pubblici questi dati.
Nello spirito della corretta applicazione della nuova normativa regionale, riteniamo che per potere avere una percezione corretta del reale utilizzo del territorio in relazione agli effettivi fabbisogni, sarebbe necessario che, sia per il Comune di Faenza, che per gli altri Comuni dell’Unione della Romagna Faentina, siano resi pubblici i dati:
– sul costruito inutilizzato, sia abitativo che produttivo/commerciale, distinguendo tra proprietà private, pubbliche o di Enti e Fondazioni; con una suddivisione tra costruzioni recenti e storiche;
– sulle aree edificabili, con progetti già autorizzati, avviati parzialmente o bloccati, e quelle non ancora urbanizzate, che potrebbero essere riconvertite, come era previsto da un bando promosso dall’Amministrazione Faentina, per tornare alla destinazione d’uso originale”.