La riforma costituzionale sul referendum propositivo ha molte lacune. Prima di approvarla, le Camere riflettano bene.
di Alfiero Grandi
Alla Camera si sta discutendo la legge per introdurre in Costituzione il referendum propositivo, destinato ad affiancare quello abrogativo. L’intenzione è condivisibile, le modalità previste vanno corrette per renderlo coerente con la Costituzione. È un passo avanti che la maggioranza gialloverde abbia accettato di inserire nella legge un quorum del 25 % di favorevoli per considerare approvata una proposta di legge popolare sottoposta a referendum propositivo. Esponenti della maggioranza sembrano aperti ad ulteriori modifiche, bene. Tuttavia è bene essere chiari, il quorum introdotto non basta, restano problemi nel testo che non convincono ma anzitutto occorre garantire che questa modifica della Costituzione verrà sottoposta a referendum popolare, prima di entrare in vigore. Elettrici ed elettori hanno il diritto di approvare o respingere le modifiche della Costituzione e la possibilità è assicurata solo da un’approvazione al di sotto dei 2/3 dei deputati e dei senatori. Ricordo che la bocciatura delle modifiche della Costituzione il 4 dicembre 2016 è stata possibile perché il parlamento non le ha approvate con la maggioranza dei 2/3.
Sarebbe opportuno un referendum confermativo della riforma costituzionale voluta dai gialloverdi
Se invece l’approvazione avvenisse con l’approvazione dei 2/3 dei deputati e dei senatori il referendum per confermare o abrogare la norma sarebbe impossibile, come purtroppo è avvenuto con la modifica dell’articolo 81 durante il governo Monti. Ricordo che non è stato possibile cancellare la modifica dell’articolo 81, che tuttora rappresenta una spada di Damocle sulle politiche di sviluppo e costringe i governi a inventarsi aggiramenti della norma costituzionale sul pareggio di bilancio. I cittadini debbono potere giudicare la novità dell’introduzione dei referendum propositivi per approvarla o respingerla, mentre si avverte la tentazione di arrivare ad un’approvazione con numeri tali da evitare il voto popolare. Quando si cambia la Costituzione è indispensabile far votare i cittadini.
Il quorum del 25% degli elettori come condizione per approvare una proposta di legge sottoposta a referendum propositivo non è sufficiente. Occorre introdurre anche un quorum di validità per la partecipazione al referendum. Quando si scrive una norma costituzionale occorre avere una visione non contingente. Per questo vanno previste norme che garantiscano che il voto verrà espresso in modo personale e segreto. Mentre la previsione del solo quorum di approvazione potrebbe consentire l’individuazione dei soli favorevoli, o dei contrari, alla norma sottoposta a referendum con conseguenti forme oggettive di pressione e perfino di catalogazione già all’atto della partecipazione, o meno, al voto.
Numerose lacune nel testo di riforma, e contraddizioni tra gli articoli 71 e 75 della Costituzione
La relatrice ha sentito il bisogno di raccordare il referendum propositivo con quello abrogativo, tuttavia i due referendum restano in due articoli diversi (referendum propositivo nel 71 e abrogativo nell’articolo 75), questo fa sorgere problemi sulle materie oggetto di referendum propositivo che risultano più ampie di quello abrogativo. Se i due referendum (propositivo e abrogativo) fossero collocati uno di seguito all’altro e facessero riferimento alle stesse materie di esclusione avremmo una normativa coerente. Collocati in due articoli diversi, con diverse declaratorie, si finirebbe con una previsione più ampia di materie nell’articolo 71, con il rischio di arrivare a referendum propositivi su trattati internazionali, norme di natura fiscale, materie penali, e questo sarebbe un grave errore perché non a caso queste sono materie escluse dai referendum abrogativi. Inoltre il testo attuale che modifica l’articolo 71 è troppo ampio e prolisso, resta un ibrido tra una norma costituzionale che dovrebbe essere di poche parole, rinviando alla legge attuativa la precisazione delle materie attuative. Nella Costituzione vengono stabiliti i principi fondanti delle norme, non la loro attuazione. Così si ripetono inutilmente errori già fatti in precedenza. Inoltre la legge attuativa dovrebbe adeguare altri aspetti per entrambi i referendum: certificazioni inutili, validazioni, firme telematiche, ecc. Tutto questo non avrebbe senso inserirlo in Costituzione.
Mal collocato il ruolo della Consulta
Il ruolo della Corte Costituzionale è mal collocato. Il suo parere sulla legittimità del referendum propositivo è previsto dopo avere raccolto 100.000 firme (anche a 200.000 la sostanza non cambia) e questo può diventare una malleveria per arrivare a raccogliere le 500.000 firme necessarie per arrivare al referendum. Semmai la valutazione andrebbe fatta all’atto stesso della presentazione della proposta e deve essere previsto che il referendum non deve comportare spese che solo il parlamento può decidere nell’ambito del bilancio dello Stato.
Quando la proposta di legge è presentata al parlamento con 500.000 firme sono le camere a doversi pronunciare. Se non lo fanno nei tempi previsti
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Abbiamo tempo solo fino a mercoledì 30 gennaio. Contiamo su di te.
Grazie per il tuo supporto, cordiali saluti.
Massimo Radice
Oggetto: Welcoming europe
Care e cari,
Siamo arrivati a 43.600 firme! Il traguardo italiano delle 55.000 oggi sembra molto più vicino.
Per farcela dobbiamo raccogliere una media di 420 firme al giorno fino a metà febbraio (il 15 febbraio scade la raccolta firme): serve un grande sforzo da parte di tutti noi!
Con la nuova campagna sul documento abbiamo incrementato le firme raccolte e con Diego Bianchi (in arte Zoro) come testimonial, abbiamo ottenuto oltre 2mila firme in pochi giorni.
Per questo vi invitiamo a pubblicare sulle vostre pagine web e i vari social la nuova campagna della raccolta firme, promuovendola anche con la card di Diego Bianchi (che troverete in allegato), utilizzando un post tipo questo:
"Fai anche tu come Diego Bianchi! Usa la tua carta d'identità o il passaporto per firmare ✍️ la proposta di legge europea su https://tinyurl.com/WEfirma
Per ☑️ decriminalizzare l'aiuto umanitario, ☑️ creare canali d'ingresso sicuri per i rifugiati e ☑️ tutelare tutte le vittime di abusi!"
Di seguito i principali riferimenti web dell’iniziativa
- sito internet: http://www.
- modulo firme online: https://
“Melody: il sogno di far crescere l'azienda di famiglia” è il racconto di una giovane venticinquenne, figlia di genitori persiani e bolognese dalla nascita, che racconta la scelta di diventare imprenditrice nell'azienda metalmeccanica fondata dalla madre.
La campionessa di Taekwondo, "italiana" ma senza maglia azzurra. Alessia ha 19 anni, è nata in Russia e vive a Reggio Emilia da quando aveva 3 anni. Campionessa di Taekwondo, non può partecipare agli Europei Under 21 con la maglia azzurra perché non ha ancora la cittadinanza italiana.
Victor, Martina, Lorenzo: la passione per la musica: i giovani si esprimono e innovano attraverso diverse forme creative, come ad esempio la musica. In primo piano le voci e il talento musicale di tre giovani studenti del liceo musicale Bertolucci di Parma.
Xhovana, Ousseynou, Ayoub: ora siamo cittadini italiani! Nel periodo 2016-2017, in Emilia-Romagna hanno acquisito la cittadinanza italiana 44.123 persone. Il 42% aveva meno di 19 anni. Il racconto di tre ragazzi, due della provincia di Ravenna e uno di Reggio Emilia, che sono diventati cittadini italiani.
L'associazione commenta gli allarmi lanciati nel ravvenate da associazioni di categoria e sindacati
"La fine del fossile comunque ci dovrà essere: riconvertire il settore è una necessità per il clima e per garantire posti di lavoro. Che programmi ci sono?"
Sulla scia delle polemiche e degli allarmi suscitate dai provvedimenti del Governo, Legambiente commenta le esternazioni delle associazioni di categoria del settore trivelle e chiede conto ad ENI del suo impegno per il clima.
“In particolare – chiede Legambiente al colosso energetico - quanta energia rinnovabile è stata installata e prodotta da ENI sul territorio dell'Emilia Romagna, dove pure ha sede una parte importante del suo sforzo produttivo?”.
Come già ricordato con la campagna "ENI Enemy of the Planet", l'azienda dimostra ha uno sforzo sulle rinnovabili assolutamente modesto rispetto alle capacità economiche che potrebbe mettere in campo. In Italia infatti, a metà del 2018, si contava solo 1MW di solare fotovoltaico installato.
Di fronte alle difese al settore delle fossili arrivate da Confindustria Romagna, dal ROCA club e dal Consigliere Regionale Bessi - paladino dell’Oil and Gas in Regione - l'associazione ricorda che la fine dell'era del fossile è segnata. Per rispettare gli accordi sul clima e conservare l’equilibrio degli ecosistemi salvando il pianeta dal riscaldamento globale è vitale accelerare immediatamente questo processo.
Di fonte a questo percorso inarrestabile, Legambiente ritiene indispensabile che il settore delle estrazioni avvii rapidamente un percorso di riconversione in grado di salvaguardare il patrimonio di posti di lavoro e di competenze tecniche presente soprattutto nel ravennate.
Invece di lanciare allarmi per le scelte del governo sarebbe bene che imprese, enti e sindacati avviassero una road map di uscita dagli idrocarburi, a favore di modelli energetici che puntino alla decarbonizzazione dell’economia, puntando su energie verdi e risparmio energetico.
Non risultano al momento segnali di questo tipo.
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