Lettera aperta al segretario generale del Pd Nicola Zingaretti
Abbiamo guardato con interesse al cambiamento di Zingaretti, soprattutto di fronte alla forte partecipazione alle primarie. Purtroppo domenica siamo rimasti delusi dalle parole di Zingaretti sul referendum costituzionale.
Non solo ha ignorato che se si è arrivati al referendum lo si deve a Renzi, che prima ha imposto la sua modifica della Costituzione e poi ha chiesto la firma ai suoi parlamentari cercando un plebiscito sulla sua persona, infine sconfitto dalla vittoria del No.
E’ inaccettabile l'affermazione che se l'Italia non funziona la colpa sarebbe dei No al referendum: questa affermazione ricorda quelli che quando hanno la febbre rompono l'incolpevole termometro.
L'Italia ha seri problemi di funzionamento, basta guardare alle Provincie. Il governo Renzi ha dato per scontata l'approvazione della modifica costituzionale che cancellava le Provincie. Modifica che invece è stata bocciata e quindi le Provincie hanno perso ruolo, identità e le risorse necessarie per i loro compiti istituzionali: un pasticcio.
Ma soprattutto Zingaretti non ci spiega come gli può piacere il paese che avrebbe voluto Renzi: in cui la sola Camera elettiva (essendo previsto un Senato composto solo da nominati) sarebbe stata consegnata ai voleri del capo di un solo partito attraverso una maggioranza parlamentare artificialmente costruita da un sistema elettorale come l’Italicum, cui la riforma costituzionale strettamente si legava.
Se è questa l'inclusione a cui pensa Zingaretti è destinata all’insuccesso perché a sinistra lo schieramento per il no è stato massiccio, più o meno i voti che ha preso il Pd il 4 marzo scorso. Inoltre l'intenzione manifestata di riaprire questo capitolo non aiuta a ricostruire uno schieramento ampio come sarebbe necessario per contrastare una destra sempre più agguerrita, che per di più in questa fase propone una autonomia differenziata che è nella sostanza la secessione delle regioni più ricche.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, erede del Comitato per il No, non ha cambiato opinione ed è pronto a riprendere l'iniziativa anche se l'auspicio è che si tratti solo di una tattica, per quanto discutibile, ad uso interno al partito.
la Presidenza
Massimo Villone, Alfiero Grandi, Silvia Manderino, Domenico Gallo
19/3/2019
Legambiente: “Accelerare la creazione di un tavolo permanente e introdurre target di mobilità vincolanti in tutti i capoluoghi di provincia”
Presentata la startup Up2Go, esempio di buona pratica per la mobilità sostenibile in Emilia Romagna
Galleria foto e video disponibile qui: http://bit.ly/fotoTrenoVerde2019
La necessità degli investimenti per la mobilità collettiva in Emilia Romagna, lo stato dell'arte sui progetti per la nuova mobilità nella città di Rimini, e la presentazione di alcune buone pratiche attivate in regione.
Sono alcuni dei temi affrontati questa mattina a bordo del Treno Verde, il convoglio ambientalista di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane, realizzato con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, arrivato oggi a Rimini e in sosta alla stazione della città romagnola fino a mercoledì 20 marzo.
Un viaggio lungo i binari della Penisola per raccontare la mobilità sostenibile, ridurre l’inquinamento (secondo il principio europeo “chi inquina paga”), puntare sull’intermodalità e sull’elettrico, a partire dai trasporti pubblici e dalla sharing mobility, con l’obiettivo di dar voce ai tanti protagonisti (aziende, start up, istituzioni, associazioni e territori), esempi di buone pratiche nella mobilità sostenibile che percorrono già questa strada.
Stamane è stata inaugurata ufficialmente la tappa riminese del Treno Verde, alla presenza di Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna, Massimiliano Ugolini, presidente del circolo Legambiente Valmarecchia, Mirko Laurenti, portavoce del Treno Verde, Roberta Frisoni, assessore alla Mobilità del Comune di Rimini, Anna Montini, assessore all'Ambiente del Comune Rimini, Vincenzo Cefaliello, direttore Produzione Bologna di RFI, Andrea Caruana di Ecopneus, partner principale del Treno verde 2019 e Martina Columbu, Commercial & Marketing della startup Up2Go.
L'arrivo del Treno Verde a Rimini ha rappresentato l'occasione di un confronto sullo stato dell'arte sulla mobilità sostenibile in città e sulla riviera romagnola. Centrale per l’associazione la creazione di un sistema di trasporto pubblico di massa lungo la costa, per lo meno da Ravenna a Cattolica. Per quanto riguarda Rimini, invece, da un lato è stata sì ristrutturata la velostazione, ma occorre velocizzare il bando per l'assegnazione del servizio di gestione, dall'altro si attende la partenza del Trasporto Rapido Costiero (TRC) tra Rimini a Riccione, per valutare i suoi effetti sulla riduzione delle auto e capire l'evoluzione futura del trasporto locale. C'è, poi, la stazione di Rimini: “Il progetto, nato dal Piano Strategico, ci convince – ha affermato Massimiliano Ugolini, presidente del circolo Legambiente Valmarecchia – tuttavia aspettiamo di capire come verrà portato avanti, e di comprendere quali sono gli step successivi ed i tempi, dopo la realizzazione della Velostazione e della fermata del TRC”.
Nel corso del dibattito organizzato in mattinata è emersa da parte dell'amministrazione comunale di Rimini – rappresentata da due assessori Anna Montini e Roberta Frisoni – la volontà che il TRC entri in funzione presto e a pieno regime, divenendo realmente strumentale alle esigenze di tutto il territorio: “Il circolo di Legambiente Valmarecchia – ha sostenuto Ugolini – è in linea con quanto espresso dall'amministrazione e si rende sin da subito disposto a una collaborazione”.
Anche in Emilia Romagna, così come nella gran parte del Paese, l'obiettivo concreto da raggiungere è chiaro: diminuire drasticamente il tasso di motorizzazione, riportandolo ai livelli delle nazioni europee più evolute in termini di mobilità sostenibile. Già mesi fa, in occasione del rapporto Pendolaria, il comitato regionale del Cigno Verde aveva posto l'accento sulla necessità di concentrare gli investimenti sulla mobilità pubblica e ciclabile: “Rilanciamo il nostro appello alla Regione affinché l’Emilia Romagna si doti di un Piano della mobilità sostenibile che abbia come obiettivo centrale decarbonizzare i trasporti, non realizzare nuove autostrade”, sono state le parole del presidente Lorenzo Frattini, che ha proposto l'introduzione di target di mobilità vincolanti in tutti i capoluoghi di provincia: “L'idea è quella di fissare obiettivi vincolanti di ripartizione modale degli spostamenti validi nei Comuni con più di 50 mila abitanti, con quota massima di spostamenti motorizzati individuali con mezzi privati all’interno delle aree metropolitane e del territorio comunale, inferiore al 38% del totale degli spostamenti, entro il 2030”.
“Per quanto riguarda questa porzione di territorio – ha sottolineato Frattini – è importante ribadire che un distretto turistico che fa numeri del genere, dove spesso c'è congestione sull'asse nord-sud, avrebbe bisogno dell'implementazione del trasporto pubblico di massa, che per noi parte dall'ipotesi di rafforzamento della Rimini – Ravenna, ferrovia oggi esistente ma per certi versi ancora lacunosa”.
Nel corso della mattinata è stata presentata anche la startup Up2Go, esempio di buona pratica nell'ambito della mobilità sostenibile in Emilia Romagna. Si tratta di un'applicazione per smartphone per il carpooling di comunità, pensata per realtà come aziende, associazioni o gruppi di interesse che condividono spostamenti giornalieri su distanze medio-brevi. Già attiva in diverse aree urbane del Centro-Nord Italia, l’offerta di Up2Go si sta velocemente ampliando attraverso la partnership con diversi soggetti nell'ambito della sostenibilità ambientale.
Sul Treno Verde, autorità, cittadini, aziende e start up stanno firmando il Manifesto per una mobilità a zero emissioni, dieci impegni per cambiare volto alle aree urbane e dare avvio a questa rivoluzione, a partire dall’adozione in ogni città di ambiziosi Piani urbani di mobilità sostenibile (Pums): spostarsi con il mezzo di trasporto più utile e senza inquinare; promuovere viaggi a piedi; riconquistare zone da togliere alle auto, per ridisegnare lo spazio come bene comune, puntando innanzitutto sulla sicurezza; muoversi con più mezzi e con la sharing mobility per una mobilità socialmente sostenibile e con zero inquinamento.
La prima giornata a bordo del Treno Verde prosegue intorno alle ore 16, con le letture per bambini in collaborazione con la Biblioteca civica Gambalunga di Rimini. Alle ore 18, invece, la quarta carrozza ospiterà il dibattito "Mobilità e trasporto, Muoviamoci insieme".
Il programma del Treno Verde a Rimini
in sosta al binario 1-Est della stazione dal 18 al 20 marzo 2019
Lunedì 18 marzo
Ore 16:15 – 17:30
Letture per bambini dai 4 agli 8 anni grazie alla collaborazione con la Biblioteca civica Gambalunga Rimini sezione ragazzi e la disponibilità dei lettori volontari
Ore 18
Dibattito "Mobilità e trasporto, Muoviamoci insieme"
Se ne discuterà con: Roberta Frisoni, Assessore alla Mobilità del Comune di Rimini, rappresentanti di Start Romagna e Legambiente
Martedì 19 marzo
Ore 16:30 – 17:30
Letture per bambini dai 4 agli 8 anni
Grazie alla collaborazione con la Biblioteca civica Gambalunga – Rimini sezione ragazzi e la disponibilità dei lettori volontari
Ore 17:30
Biciclettata e check up gratuito del proprio mezzo
“Pedalata fra 4 rotatorie ed un ponte da rendere ciclopedonale, per arrivare ad una velostazione che vorremmo aperta!”
Ore 18
Dibattito "Mobilità ciclabile, a che punto siamo e cosa ci piacerebbe"
Se ne parla con: Comune di Rimini, Ciclisti Urbani Rimini, Fiab Rimini - Pedalando e Camminando, Ciclofficina, EcoBike Rimini, Rimini Loves Bike, Superciclabile Rimini - San Marino
Mercoledì 20 marzo
Ore 11
Presentazione delle rilevazioni sulla qualità dell'aria riminese
Ore 16:15 – 17:30
Letture per bambini dai 4 agli 8 anni, grazie alla collaborazione con la Biblioteca civica Gambalunga Rimini sezione ragazzi e la disponibilità dei lettori volontari
Ore 18
Conferenza "Contenimento delle plastiche nell'ambiente" con:
Anna Montini, Assessore all'Ambiente del Comune di Rimini, Legambiente, Fondazione Cetacea Onlus, Coop Alleanza 3.0,, Mal di Plastica
Ufficio stampa Treno Verde: +39 349 197 95 41 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il Treno Verde è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane
con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
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Le istituzioni, le categorie economiche ed i sindacati, si impegnino a difesa del Clima, quanto si impegnano nel rilancio delle autostrade e delle attività estrattive
Clima, autostrade, estrazioni. Negli ultimi otto giorni, in Emilia Romagna si sono avvicendate 3 grandi manifestazioni: quella del 9 marzo, a Bologna, per sbloccare 3 autostrade; quella di ieri, il 15 marzo, delle numerose e gremite piazze per il clima; quella di oggi a Ravenna, l'iniziativa nazionale a difesa del settore delle estrazioni (mascherata con slogan che richiamano all'ambiente e alle energie rinnovabili). Sempre il 15 si è tenuto poi lo sciopero nazionale dei lavoratori del settore edile, che tanto ha fatto riferimento alle opere da sbloccare.
“A promuovere le manifestazioni pro-autostrade e pro-trivelle si sono ritrovate assieme istituzioni, categorie economiche e sindacati, in un sodalizio piuttosto inedito” – commenta Legambiente.
Per i promotori, questa ampia coalizione è giustificata con il richiamo al "buon senso" e ai problemi contingenti del lavoro e dell'economia. Argomentando con la necessità dei "due tempi": oggi ci servono autostrade e trivelle, in attesa che la transizione ecologica venga avanti.”
In contrasto con questa logica l’associazione ricorda prima di tutto che il cambiamento climatico non ci concede tempo, purtroppo: abbiamo tra i 10 e i 20 anni per invertire la rotta radicalmente. Di recente gli studi di ISPRA ed ARPA ci hanno ricordato come in Pianura Padana il cambio clima sia più marcato che altrove.
Ma il vero tema è un altro. Delle 3 manifestazioni, solo una chiedeva a gran forza la transizione ecologica: quella dei Fridays for Future e dei giovani, non le due con le istituzioni.
In questo ultimo decennio la politica e le categorie socio economiche non hanno mai messo la stessa determinazione impiegata a favore di strade e autostrade per avere, ad esempio, un serio piano per il rinnovo delle città; oppure per una stagione di rilancio del trasporto pubblico: strategie in grado di creare lavoro e ridurre la CO2 e l'inquinamento. Neppure in campo energetico si è mai chiesto - con la stessa forza messa a difesa delle trivelle - un piano nazionale coraggioso di riconversione verde.
“Le istituzioni ravennati in piazza con ENI, hanno mai chiesto all'azienda quali sono i piani di riconversione dei lavoratori, una volta esauriti i giacimenti?” – domanda Legambiente
Gli interessi delle lobby hanno sempre prevalso, aiutate dalla logica dei due tempi.
In questo senso il problema del lavoro e del clima hanno una causa comune: l'interesse economico di pochi, che non è contemperato adeguatamente da strumenti che garantiscano il bene collettivo. La crescita di disuguaglianze di reddito, la crisi climatica e le disparità nord sud del mondo sono figlie di questa stessa mancanza.
Per queste ragioni, torniamo a dire che la manifestazione di Bologna di sabato scorso e quella di oggi a Ravenna sono sbagliate e superate. Le responsabilità per l'inazione del passato sono troppe e oggi non si può più chiedere di aspettare, tenendo assieme l'obiettivo di un green new deal con la difesa di idrocarburi e autostrade” – conclude.
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Legambiente Ravenna – Circolo Matelda
Casa del Volontariato - Via Oriani n. 44, 48121 Ravenna
cell. 335 5955930/334 1928398
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Quando leggo che Confindustria, Comune e Provincia di Ravenna, CGIL, CISL e UIL e varie ed eventuali a proposito del decreto che pone una moratoria di 18 mesi per nuove ricerche e trivellazioni, faranno una manifestazione nazionale a Ravenna il prossimo sabato 16 marzo '19 io, penso il contrario e dichiaro che non sfileranno in mio nome.
Il metano fossile non è la soluzione per la transizione alle rinnovabili. Ben venga un vero piano per la transizione energetica, che preveda la riduzione delle estrazioni e solo in aree compatibili, mantenendo i giacimenti come “riserva strategica” da utilizzare eventualmente in futuro e investendo da subito sulla transizione del modello energetico verso tutte le fonti rinnovabili (che già oggi occupa oltre 60mila addetti) e può avere grande espansione.
I consumi di idrocarburi in Italia stanno già progressivamente diminuendo e il contributo delle estrazioni italiane è minimo; se si potessero usare tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano si coprirebbe il fabbisogno di 7 settimane e con quelle di gas appena 6 mesi.
Ormai tutti (a parte Trump) riconoscono che le emissioni delle fonti fossili sono responsabili dei cambiamenti climatici, ma le estrazioni di idrocarburi, a terra e in mare, nelle nostre zone, già producono subsidenza, anche questi sono argomenti rilevanti, che non possono essere lasciati solo alle associazioni del turismo.Qualcuno ha sollevato il problema occupazionale per i lavoratori del settore, sono molto sensibile a quest'argomento, ma occorre confrontarsi su dati reali e non su quelli improbabili fatti circolare.
Da cittadina e insegnante mi sono occupata di transizione energetica e di come si possano riconvertire posti di lavoro che progressivamente saranno persi nei settori più legati al fossile (vale per le centrali a carbone, per l'oli&gas, per la filiera dell'automotive a combustione interna, ecc.) ma per questo servono precise scelte e investimenti pubblici e privati. Da quanto vedo ENI pensa solo a difendere la rendita di posizione del passato (e mi pare che lo stesso valga per Confindustria di Ravenna).
Coloro che pensano che il futuro possa vedere una diversa qualità dello sviluppo, dove la sostenibilità valga per l'economia, per l'ambiente, per il lavoro e per tutta la società, dovrebbero battersi per vere scelte innovative, contrastando tesi come quelle di Confindustria, a partire dalle Organizzazioni sindacali, che dovrebbero rivendicare queste innovazioni alle imprese.
Nel recente congresso della Cgil, da Ravenna, è stato approvato un documento dove si legge tra l'altro: "...la CGIL, in coerenza con le priorità dell’Onu e per l’Italia dell’Asvis, si batte insieme alla comunità scientifica e ai movimenti ambientalisti affinché si avvii un ambizioso processo di transizione che dall’economia globale conduca verso un’economia ecologica e circolare. È sempre più necessario, infatti, limitare i cambiamenti climatici, liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili, affermare nuovi modelli di consumo, raggiungere l'obiettivo dei rifiuti zero, e garantire a tutti, oltre che la sicurezza alimentare, anche l’accesso a uno dei beni più preziosi: l'acqua potabile. La diffusione di una cultura della sostenibilità - che privilegi la qualità rispetto alla quantità dello sviluppo - deve investire ogni comparto del sistema produttivo, della mobilità, dei consumi; deve vedere una assunzione di responsabilità del sindacato in tutta la sua pratica contrattuale, oltre che dei singoli individui.
Per questo, per quanto mi riguarda io non andrò a Ravenna sabato 16 marzo, invece ci sarò venerdì 15 e parteciperò allo sciopero FRIDAYSFORFUTURE!"
L’Altra Faenza guarda avanti!
In questi quattro anni di vita, “L’Altra Faenza” e poi l’omonima associazione che la sostiene ed affianca hanno lavorato nelle istituzioni (Consiglio comunale di Faenza e dell’Unione della Romagna faentina) e nella società per rappresentare e far valere le ragioni del mondo del lavoro, dei cittadini coscienti delle esigenze ambientali, della tutela dei diritti dei cittadini, a partire da quelli più deboli, della difesa ed attuazione dei diritti costituzionali.
Lo ha fatto assolvendo il suo ruolo di opposizione, non limitandosi alla semplice testimonianza ma sempre cercando di avanzare proposte e soluzioni ed intorno a queste di costruire convergenze con i gruppi ed i consiglieri più sensibili sui vari argomenti.
Siamo oggi consapevoli che il quadro politico nazionale è profondamente mutato, in Italia spira un vento freddo ed inquietante: le classi popolari (i giovani, le donne) si sono sentite abbandonate e appaiono esposte alle sirene di sentimenti nazionalistici e di politiche ambigue e demagogiche. L’amministrazione locale faentina, già in bilico nel 2015, anche a causa del suo immobilismo, corre a breve serissimi rischi di essere travolta dall’ondata di destra.
Una situazione nuova che richiede un nuovo e maggior impegno di analisi, di proposta e di attività politica: le nostre forze, lo sappiamo, sono del tutto insufficienti.
Se si vuole riconquistare la fiducia, il consenso e il voto dell'elettorato di sinistra, progressista e quello di centrosinistra - e quindi impedire alla Lega e alle forze di destra di conquistare le amministrazioni locali - serve un progetto per la società, e per la città, realmente innovativo, serve quindi una chiara “discontinuità”, nei contenuti e nelle persone.
“Di questo vogliamo cominciare a parlare sabato”, afferma il consigliere de L'Altra Faenza Edward Necki, “non solo tra noi, ma con le esperienze sociali e politiche disponibili, con singole persone competenti. In questi anni ho cercato di battermi per un'idea di città inclusiva, rispettosa dell'ambiente, con servizi socio-sanitari adeguati ai bisogni delle persone”.
Credo che finora non ci siamo: si vuole continuare a costruire (o allargare) supermercati, fare bandi per urbanizzare nuovi terreni agricoli; o invece rigenerare (dal punto di vista sociale, energetico, sismico) la città costruita, che ha tanto patrimonio inutilizzato? Quest'ultima scelta, assieme a un adeguato piano per la mobilità sostenibile, riqualificherebbe la città, rendendola più attraente, oltre ad offrire occasioni di lavoro e occupazione qualificata.
Mi sono impegnato, insieme ad altri, per cambiare lo Statuto dell'Unione della Romagna Faentina, per introdurre criteri di rappresentanza che assicurino più partecipazione democratica, oggi questo lavoro va concluso con uno specifico regolamento. Speriamo di chiudere per sempre la stagione nella quale l'Amministrazione consultava solo gli “stakeholders primari” (ossia Ordini professionali, Associazioni di categoria, Istituti bancari e finanziari) ma vi siano reali strumenti di partecipazione per le associazioni sociali e i cittadini”.
All'assemblea, oltre agli iscritti, abbiamo espressamente invitato singole persone, impegnate in diversi ambiti sociali e politici, ed è comunque aperta a tutti i cittadini interessati.
A tutti coloro che, pur a diverso titolo, parteciperanno noi chiediamo di valutare tre cose:
- rinnovare l’adesione, o iscriversi per la prima volta alla nostra associazione;
- sottoscrivere per l'attività e la gestione della sede dell'associazione, che è un luogo aperto a disposizione di associazioni e comitati di cittadini;
- disponibilità a partecipare ad approfondimenti, a gruppi di lavoro e/o ad un vero “laboratorio urbano”, che intendiamo avviare sui temi che abbiamo indicato per questa assemblea, o su altri che potranno essere individuati.
Faenza, 6 marzo 2019 L'Altra Faenza