Nei discorsi programmatici che cercano il consenso di forze assai diverse c’è spesso tutto e il contrario di tutto. Ma nelle Guidelines presentate da Ursula von der Leyen per chiedere e poi ottenere la rielezione, la moltitudine degli impegni si accompagna a una mancanza di analisi degli errori commessi e degli ostacoli da superare, un ripetere cose vecchie con termini nuovi … che colpisce. Ma c’è di più. C’è un tema dove purtroppo la posizione è chiara. E grave. Come scrive Sottosopra per il Forum Disuguaglianze e Diversità su Il Fatto Quotidiano “Oltre le speranze e le apparenze, un’indicazione è stentorea: “Siamo nell’era del riarmo”. Questa presa d’atto vigliacca, la centralità assoluta della difesa come bussola nei rapporti internazionali e nelle priorità di spesa, negano la missione stessa dell’Unione europea come costruzione di spazio di pace e di relazioni dopo l’orrore dei conflitti mondiali”. Certo, come non condividere l’impegno a rilanciare Social Pillar e Green Deal? Ma sul fronte sociale, all’impegno generale non seguono obiettivi precisi, mentre resta la sostanziale disattenzione agli impatti sociali della transizione energetica: “… l’impegno a rilanciare il Green Deal, bloccato dalla stessa presidente sul finire della scorsa legislatura. L’annuncio che “resterà su quella rotta” appare oggi come un gran risultato, ma cosa sia il “nuovo patto per l’industria pulita” è arduo da dire e manca una qualunque idea su come rendere la transizione giusta per chi sta peggio”. Nessun cambiamento di rotta, infine, sul tema decisivo della conoscenza bene comune, requisito per combinare sviluppo e giustizia sociale, a cominciare dal campo sanitario, dove si leggono generiche parole: “è assente ogni consapevolezza che la chiave della competitività e della giustizia sociale sta nell’accesso alla conoscenza come bene comune, strada decisiva per tramutare l’incombente problema della salute di una popolazione che invecchia - cui sono dedicate poche vaghissime righe - in un’opportunità di scala europea. Infine, non si è sentito neppure l’impegno per una maggiore trasparenza, dopo l’accaduto coi contratti per i vaccini Covid, macchia pesante della sua amministrazione precedente”. Grande allora il compito per il Parlamento europeo, per chi ha votato e per chi non ha votato la Presidente. Tradurre le moltissime ambiguità in fatti concreti e nuovi. Fermare gli errori gravi che si intravedono. E soprattutto discutere in modo trasparente e comprensibile di fronte a tutte e tutti noi. Che non staremo con le mani in mano.
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