La nuova legge regionale 16/2015 dell'Emilia Romagna "Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996 n. 31 (Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)" introduce molte innovazioni, ed è un riferimento nel dibattito nazionale e di altre Regioni.
Il principio principale della legge, per passare da una economia lineare ad una circolare*, è quello della massima riduzione degli sprechi, ossia ridurre la produzione dei rifiuti e il riciclaggio di tutti quelli prodotti, che si traduce nel criterio principale di giudizio di efficienza nella gestione: ridurre al massimo i rifiuti non riciclati. A questo criterio corrisponde un obiettivo al 2020 di un massimo di rifiuti non riciclati ad abitante di 150 kg, rispetto ai 289 attuali. Altri obiettivi di legge sono la raccolta differenziata che deve passare dal 58,2% (Faenza è al 54,5%) al 73%, la riduzione della produzione per abitante/anno del 20-25% dai 673 del 2011; il riciclaggio dal 51% attuale al 70%.
La riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire comporterà una minor necessità, e quindi la chiusura, di inceneritori e discariche, sulla base dell'autosufficienza regionale nello smaltimento dei rifiuti.
È previsto un premio economico automatico ai Comuni che producono meno rifiuti non riciclati per abitante, che può portare ad una riduzione della bolletta fin oltre il 10% per tutti gli utenti dei comuni più virtuosi.
Viene introdotta anche la tariffazione puntuale, ossia si pagherà in base ai rifiuti indifferenziati prodotti e consegnati e non in base ai metri quadri o al numero dei componenti della famiglia; ma lo stesso sistema interesserà anche le utenze non domestiche.
Viene indicata la raccolta porta a porta, quale sistema di raccolta che ha dimostrato di poter raggiungere e superare gli obiettivi previsti, è una raccolta in cui spariscono i cassonetti stradali e le diverse frazioni di rifiuto separate si raccolgono davanti a casa nei contenitori, messi a disposizione delle famiglie e delle utenze non domestiche.
Dove questo sistema è stato applicato, assieme alla tariffazione puntuale, la produzione di rifiuti è calata del 30%, la raccolta differenziata ha superato l’80% e il rifiuto non riciclato è sceso sotto i 100 kg per abitante.
Verranno favorite le azioni di riduzione dello spreco alimentare a partire dalla fase di produzione e commercializzazione dei prodotti, e viene incentivato il compostaggio domestico e di comunità. I materiali raccolti in maniera differenziata devono essere inviati a impianti che ne favoriscano la massima valorizzazione in termini economici e ambientali, in coerenza con il principio di prossimità privilegiando il recupero di materia a quello di energia.
Verranno creati i “Centri comunali per il riuso” dove portare beni che possono avere ancora una vita utile; possibilmente collegati con le attuali stazioni ecologiche dove i rifiuti ingombranti saranno sottoposti a selezione o cernita, a differenza di quanto avviene oggi.
I rifiuti che vanno a smaltimento saranno analizzati per capire se il loro smaltimento è dovuto ad un errore di consegna, perché sono stati messi tra i rifiuti indifferenziati invece che in quelli differenziati, oppure perché non sono riciclabili. In questo caso si andrà da chi li produce per fare in modo che cambi la produzione in modo tale che tutti i rifiuti diventino riciclabili.
Questi alcuni dei punti più significativi della nuova legge regionale.
Ora, questi principi dovranno essere applicati concretamente sui territori.
Il Piano regionale dei rifiuti - PRGR - (attualmente in Commissione e che dovrebbe essere approvato a marzo) e i Piani di bacino per la gestione dei rifiuti urbani (nel nostro caso provincia di Ravenna e Cesena) dovranno essere coerenti, per questo è necessario il confronto con gli Amministratori Locali su come intendono procedere.
(a cura dell'Ecoistituto Ecologia Scienza e Società Faenza)