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Avendo condiviso i contenuti della lettera inviata il 29 marzo scorso dalla signora Marcella Morelli al presidente della Regione Stefano Bonaccini, al direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini, alla direttrice del Distretto sanitario Marisa Bianchin e al sindaco Giovanni Malpezzi, ci sentiamo in diritto di commentare la risposta fornita il 27 aprile dal dott. Tonini e dalla dott.ssa Bianchin.

Essa richiama le tappe che hanno preceduto l’apertura di quella che viene chiamata la “costituenda Casa della Salute” ed elenca i servizi – preesistenti – che vi sono stati trasferiti. Cose, ci sia consentito dirlo, che già conoscevamo. Contiene però anche qualcosa di nuovo: considera infatti fondate alcune delle ragioni alla base del diffuso malcontento espresso quotidianamente dai faentini.

In particolare si riconosce quanto sia difficile raggiungere la Casa della Salute per la strozzatura rappresentata dal cavalcavia, per il traffico intenso e per l’assetto della viabilità. Questioni, queste, che penalizzano particolarmente gli anziani.

Ma il dott. Tonini e la dott.ssa Bianchin non rispondono ad altre domande sostanziali. Chi e perché ha deciso di collocare la struttura in quel luogo? Si cita in proposito quanto stabilito dal Piano esecutivo della Conferenza territoriale socio sanitaria (Ctss) del 12 novembre 2013, laddove si parla di “Casa della Salute da collocare nel Comune di Faenza nell’area Centro Nord (periferia prossima al centro città e posta a Nord della ferrovia)”. Chiunque conosca anche sommariamente Faenza sa bene che la stragrande maggioranza dei suoi abitanti vive dall’altra parte e sa quanto sia problematico l’attraversamento del cavalcavia, soprattutto nelle ore in cui tanti si recano e tornano dal lavoro e da scuola.

I problemi che ora si manifestano erano facilmente prevedibili. Lo chiediamo da tempo e continueremo a farlo: perché è stata compiuta quella scelta? Ha ragione la signora Marcella Morelli nell’affermare che la Casa della Salute non è “facilmente riconoscibile e facilmente raggiungibile, nonché parte integrante dei luoghi di vita della comunità locale” così come stabilisce la delibera regionale n. 2128/2016.

Si dice nella risposta del dott. Tonini e della dott.ssa Bianchin che il servizio di trasporto pubblico (linea 2) effettua una fermata in prossimità della struttura. Per sapere se si tratta o meno di una misura efficace c’è un modo semplice: verificare quante persone se ne avvalgono.

Basta trascorrere poche ore in prossimità della Casa della Salute per rendersi conto di quanti sono coloro che devono farsi accompagnare da un familiare (il quale probabilmente perde ore di lavoro) o che ricorrono al taxi, e quanti non avendo alternative sono costretti a sfidare i rischi raggiungendo il luogo in bicicletta. Una volta giunti, vagano incerti non sapendo raccapezzarsi a causa dell’ubicazione di uffici e servizi in locali inadatti e di una segnaletica a dir poco insufficiente.

La disponibilità di parcheggio e la scala mobile – anch’esse richiamate nella risposta che stiamo commentando – può facilitare chi ha meno difficoltà, non chi ne ha di più.

Poiché non è prevedibile che in tempi brevi la Casa della Salute venga ospitata in un luogo più idoneo, sotto tutti i punti di vista, è necessario che da subito siano adottate e messe in atto tutte le misure necessarie per ovviare ai problemi oggi esistenti.

Faenza, inoltre e soprattutto, ha bisogno di una Casa della Salute con tutti i requisiti previsti, ha bisogno che presto scompaia quel “costituenda” che da molti mesi ne precede la denominazione.

Si dice che dal prossimo autunno potrebbero arrivare i primi medici di base, così da poter attivare la gestione delle patologie croniche. Sarebbe un primo passo, indispensabile. Verificheremo i fatti.

 

Faenza, 16 maggio 2017

 

 

L’Altra Faenza