In appello ribaltata la sentenza di primo grado. Cade la condanna per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e altri reati. Per Sposato, Cgil Calabria: "La sentenza rende giustizia”
Oggi la Corte di appello di Reggio Calabria ha deciso, cancellata la pena a 13 anni e mezzo emessa in prima grado, rimane una condanna a un 1 anno e 6 mesi per abuso d’ufficio, ma la pena è sospesa. La sentenza è stata emessa questo pomeriggio e a salutarla positivamente sono stati in tanti.
Accogliere e aiutare chi arriva dal mare non è reato, l’ex sindaco di Riace non ha lucrato, non si è arricchito, non ha commesso reati. E quanto Mimmo Lucano realizzò nella sua cittadina rimane un ottimo modello che, se ci saranno altri amministratori lungimiranti e coraggiosi, potrà essere replicato.
La sentenza della corte d'appello di Reggio Calabria rende giustizia a Mimmo Lucano”. Questo il commento del segretario generale della Cgil della Calabria Angelo Sposato all’arrivo della sentenza d’appello, che ha aggiunto: “Noi che conosciamo Mimmo non avevamo alcun dubbio. Il modello di accoglienza di Riace è salvo e richiama da subito una forte discussione sulle politiche dell'immigrazione e sul superamento della legge Bossi Fini. È ancora possibile un altro modo di intendere e praticare l'umanità”.
Lucano ha atteso la sentenza lontano dal tribunale, nella sua Riace: “È la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso. È la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi della gente come un delinquente. Lucano è stato attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il 'modello Riace”.
E la sentenza è arrivata proprio nelle stesse ore in cui un altro Tribunale, quello di Catania, rimetteva in libertà 4 migranti arrivati da Tunisi non convalidando i trattenimenti nel Cpr di Pozzallo stabiliti dal questore della città dell’Etna.
SOCIALISTI. La leader Pd incassa il sostegno di Franceschini: «Elly ha vinto il congresso, guai a indebolirla». Bersani: un pezzo di establishment la tratta come una macchietta. Bonaccini: è ora di andare in piazza
Elly Schlein con il premier portoghese Antonio Costa
Un incontro di due ore con il premier portoghese e leader socialista Antonio Costa. Elly Schlein, dopo aver ospitato alla festa di Ravenna l’ex vicepremier spagnola Yolanda Diaz, prosegue nei suoi incontri con i leader socialisti e di sinistra europei. «Con Costa abbiamo parlato del progetto pilota di una trentina di aziende sul tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. In Portogallo lo stanno facendo e io credo che questa strada vada seguita anche in Italia perché si è verificato che aumenta anche la produttività», le parole della segretaria Pd.
Sono molti i temi, sia internazionali e europei, che di politiche economiche del governo portoghese che Schlein guarda con interesse. «Stanno facendo delle scelte per rilanciare l’economia e ridurre le disuguaglianze», ha spiegato. Citando poi altri temi come salario minimo, sanità pubblica, misure di sostegno al potere d’acquisto delle famiglie e politiche abitative. Si tratta di «priorità comuni delle forze socialiste europee nel rilancio dell’economia e del lavoro dignitoso, nella lotta ai cambiamenti climatici. Alle prossime europee la sfida è tutta qui, tra chi guarda al passato e ai confini come se risolvessero i problemi delle persone, e chi invece le prende per mano per migliorarne le condizioni di vita e di lavoro», il ragionamento della segretaria dem.
Prossimo appuntamento in agenda è quello con Pedro Sanchez, che potrebbe presto tornare al governo della Spagna.
Sul fronte interno, la leader Pd ieri ha incassato il sostegno di uno dei suoi grandi elettori, Dario Franceschini, e anche di Pier Luigi Bersani, fresco di rientro nel Pd. «Troppe volte abbiamo mostrato un partito diviso e litigioso», ha detto Franceschini alla festa Pd di Napoli. «Troppe volte abbiamo eletto un leader e dal giorno dopo abbiamo iniziato a indebolirlo: sono tutte cose che abbiamo pagato e non dobbiamo ripetere questo errore».
«Elly Schlein è stata eletta in un confronto democratico, sereno e vero – ha aggiunto l’ex ministro – ha vinto le primarie e dal giorno dopo bisogna che lavoriamo tutti in squadra. Non uniformando tutte le idee, perché il Pd ha al suo interno sensibilità, personalità e visioni culturali diverse, ma facendo una battaglia comune. Serve molta lealtà, compattezza, far diventare le diversità tra di noi un elemento di ricchezza e non di divisione. Se faremo queste cose ci metteremo nelle condizioni di avere un grande successo alle europee, poi via via iniziare il cammino per tornare alla guida del Paese».
Bersani, in un’intervista, ha rincarato: «Se guardassero Schlein dal basso invece che dall’alto vedrebbero che le perplessità di una parte delle nostre generazioni sono la speranza di una parte delle nuove». «Attenzione alle manovrette di un certo establishment che pensa: c’è una destra in difficoltà, una sinistra che balbetta, troveremo qualcosa di extracorporeo, di extrapolitico, che sopperisca», ha aggiunto Bersani. «Questo desiderio c’è. Lo sento, inutile fare gli ingenui. C’è un pezzo di sistema che sta trattando Elly come una macchietta».
Non è mancata una stoccata a Conte dopo gli attacchi del leader 5s ai dem sui migranti: «Spero siano solo tatticismi. Pensare che sia il più divisivo a vincere la competizione significa star fuori come un balcone: da qui a sei mesi ci sarà un’onda che chiederà unità per l’alternativa. Io sono convinto che fra Pd, 5S e sinistra-verdi una quadra si trova. Poi però occorre l’altro filone, quello liberal-democratico. Calenda non vuole? Dovremo trovare qualche altra soluzione. Trovo alcune sue posizioni condivisibili e lo stimo anche, il problema è che sembra non voglia mai tenere i piedi alla sera dove li ha messi la mattina».
Bonaccini ha incalzato Schlein sulla piazza: «Il tema è di provare ad andare in piazza, non solo con la Cgil. Io penso che il Pd, come Elly ha detto molto bene, debba prevedere ogni tanto di organizzarle anche lui le manifestazioni, alle quali chiamare tutti quelli che ci vogliono venire. E credo che con le opposizioni, su due temi, la battaglia sulla sanità, così come sul sanitario minimo legale, ci siano battaglie che si possono condividere insieme»
La destra sull’immigrazione ha fallito. Se vogliamo affrontare seriamente il tema, abbiamo bisogno di vie legali e sicure per l’ingresso che è esattamente il contrario di ciò che fa la legge Bossi-Fini». Elly Schlein ieri ha riunito la segreteria Pd per affrontare il tema migranti. E alla premier che accusa i dem di volere una immigrazione di massa e di avere proposte «boomerang», replica con durezza: «Lei si è dimostrata campionessa mondiale di boomerang che tornano addosso al Paese. Si ricordi che al governo c’è lei e si impegni a gestire il fenomeno migratorio anziché attaccare l’opposizione, perché a Lampedusa dei suoi slogan traditi non se ne fanno nulla».
Nel merito, il Pd ha preparato un pacchetto di controproposte: la principale è una proposta di legge – che sarà pronta nelle prossime settimane- che prevede l’abolizione della Bossi-Fini e l’apertura di vie legali per l’accesso in Italia, per stroncare il traffico di essere umani sui barconi. Segue la richiesta all’Ue di una missione navale di soccorso europea e la revisione del trattato di Dublino, che prevede l’accoglienza dei migranti a carico dei paesi di primo approdo come l’Italia, senza meccanismi automatici e obbligatori di redistribuzione tra i paesi europei. E ancora, accordi con i paesi di partenza ma «solo dove ci sia la garanzia del rispetto dei diritti umani che non possono essere considerati una variabile».
E ancora: attuare con i sindaci «un grande piano per l’accoglienza diffusa», per evitare grandi concentrazioni di persone in poche singole strutture e in poche città. C’è poi la proposta di un «Fondo nazionale per le politiche migratorie» a cui possano accedere i Comuni. Infine, un cambio di strategia nel sostegno allo sviluppo dei paesi africani «con il coinvolgimento dell’Onu».
Al centro della proposta dem c’è l’abolizione della Bossi Fini che prevede che possa entrare legalmente in Italia chi ha già un contratto di lavoro. «L’Italia non ha mai davvero investito sui canali legali per l’immigrazione», spiega Pierfrancesco Majorino che cura questo dossier in segreteria. «E invece questa è l’unica strada per rispettare i diritti umani e governare il fenomeno, come ha spiegato il presidente Mattarella».
C’è poi il tema europeo. «Nel 2022 cinque paesi Ue su 27, tra cui l’Italia è quinta, hanno affrontato da soli l’85% delle richieste d’asilo presentate in tutta Europa. Non è questa la solidarietà europea prevista dai Trattati», spiegano i dem. Majorino attacca la destra: «Avevano spiegato che l’immigrazione era responsabilità nostra e delle ong, e invece i fatti di questi giorni dimostrano che non era vero». Quanto ai dem, l’europarlamentare spiega che «non c’è nessuna divisione tra la linea liberal della segretaria e quella più dura dei sindaci: «Su queste proposte siamo tutti d’accordo
IRAN. Un anno fa la morte in custodia della polizia di Mahsa Amini: indossava male il velo. Il 16 settembre 2022 nasceva il primo movimento guidato da donne in un paese islamico. Il regime si prepara ll’anniversario con arresti, minacce, droni e migliaia di milizie
L’immagine di Mahsa Amini a una manifestazione a Berlino - Ap
Centinaia di arresti preventivi, licenziamento dei docenti universitari e degli insegnanti più critici, minacce alle famiglie delle vittime, obbligo per gli attivisti di prendere l’impegno, per iscritto, di non partecipare alle eventuali manifestazioni: così la Repubblica Islamica si è preparata ad affrontare l’anniversario della morte di Mahsa Amini. Come se non bastasse, sono state installate telecamere 3d con software sofisticati per il riconoscimento facciale in ogni angolo della città, e addestrate milizie, che saranno assistite dai droni, per soffocare eventuali disordini sul nascere.
UN ANNO FA si diffondeva la notizia della morte di Mahsa Amini, ventiduenne, fermata pochi giorni prima dalla polizia morale a Teheran perché indossava in maniera non corretta il velo obbligatorio. La notizia viene divulgata da una giovane giornalista, Niloofar Hamedi, e il funerale viene raccontato da un’altra collega, Elaheh Mohammadi. Entrambe vengono arrestate e rimangono tuttora in carcere.
La straziante morte di Mahsa enfatizza la discriminazione, la libertà negata e la
Leggi tutto: Donna, vita, libertà. Il cammino inarrestabile verso un altro Iran - di Francesca Luci
Stefano Bonaccini e l'area acquistata dall'immobiliare romana
Bologna, 17 agosto 2023 – “Nessuno può fare nulla in quelle aree che possa essere in contrasto con la tutela dell’ambiente. Nel senso più ampio dell’espressione e a prescindere dalla proprietà dei terreni”. E’ netta la presa di posizione del presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sull’affaire Ortazzo-Ortazzino, a Lido di Classe, che coinvolge una zona della pineta ravennate nel Parco del Delta del Po. Si tratta di una zona di circa 500 ettari, venduti dall’immobiliare locale a una romana: nel contratto di compravendita, datato 1 marzo 2023, emerge che 90 ettari di quei terreni (ora seminativi) sarebbero edificabili, verosimilmente quelli ricadenti nella zona C del Parco.
“Nei Parchi e nelle aree protette ci sono da sempre territori di proprietà privata - sottolineano Bonaccini e l’assessore alla Programmazione territoriale e parchi, Barbara Lori -. Ma questo non è rilevante, se si teme che in quelle aree si possa fare o costruire qualcosa. Semplicemente, non si può. Perché ci sono vincoli, anche edificatori, molto rigorosi”.
“Vincoli che nessuno può negare o mettere in discussione - spiegano presidente e assessore - Come non può essere messo in discussione l’impegno di questa Regione, degli Enti locali e degli Enti gestori dei Parchi per sostenere e valorizzare il patrimonio naturale e di biodiversità dell’Emilia-Romagna. E stiamo parlando di un sistema articolato che vale quasi il 17% del territorio regionale”