Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus utilizzeremo i cacciabombardieri F35 comprati dall’americana Lockheed Martin? Forse in questo frangente potevano fare comodo i miliardi di euro destinati allo scopo. Solo per l’ultimo l’acquisto di 27 aerei sono stati investiti oltre 3,5 miliardi di euro, costo medio per aereo di quasi 130 milioni di euro (escluse le spese di armamento e di manutenzione e aggiornamento del software). Altri 10 sono già stati consegnati e 8 sono in produzione. Quindi 45 aerei per un totale di circa 5,8 miliardi di euro. Non li avessimo spesi, forse adesso farebbero comodo per gli ospedali, medici e ricerca di medicine e vaccini nonché per compensare le fabbriche chiuse e i lavoratori a casa.
Rossano Ercolini, premio Goldman 2013, ha rilanciato a Soliera la sfida per la riconversione ecologica. Già attuata con successo anche in realtà della regione. Ma ostacolata dalla politica regionale degli inceneritori
Il sovradimensionamento degli inceneritori come quello di Modena che hanno bisogno di grandi quantità di rifiuti indifferenziati (e di plastica), per funzionare e per fare business è contrario ed ostacola la diffusione di buone pratiche verso rifiuti zero. Pratiche che dove applicate, come nei comuni dell'area nord della provincia di Modena gestiti da Aimag o in capoluoghi di provincia come Forlì (dove da 4 anni Alea ha sostituito Hera) hanno portato a risultati impensabili fino a qualche anno fa. Abbassando radicalmente, migliorando la qualità della raccolta e della differenziazione e del riciclo, la quantità pro-capite di rifiuti indifferenziati prodotti all'anno. Per questo Regione ed Hera, portatori fino ad ora di un modello basato dul core-business dello smaltimento, sul sistema degli inceneritori sovradimensionati anche rispetto al fabbisogno via via inferiore del territorio regionale e provinciale, sono obbligati ed invitati alla sfida della riconversione ecologia, rispettivamente sul piano politico e gestionale ed industriale. La sfida che oggi la rete regionale rifiuti zero ha rilanciato da Soliera al convegno 'Sotto il muro dei 100 kg'. Occasione per premiare i comuni virtuosi che si sono distinti per l'applicazione di buone pratiche e per il raggiungimento di obiettivi importanti sia nella
Intervista all'ex sindaco di Cagliari. Serve una coalizione ampia e plurale, come in Emilia. Con Pisapia l’abbiamo già praticata. Guardiamo con interesse al percorso dem. Ci confronteremo, del resto lo stiamo facendo da tempo. c’è già una classe dirigente nuova, Elly Schlein è stata votata per la sua coerenza
Il voto in Emilia Romagna ha ridato slancio all’idea di coalizione di un centrosinistra plurale che alcuni esponenti della sinistra, di generazioni diverse, hanno incarnato da tempo. Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari e oggi capo dell’opposizione progressista alla regione Sardegna, l’ha proposta già alle politiche del 2018, con Giuliano Pisapia. Alla guida del Pd c’era Renzi, non se ne fece niente.
Zedda, il tempo è galantuomo? In realtà Pisapia l’aveva già proposta a livello nazionale e poi realizzato nel 2011 a Milano. E noi a Cagliari. E con successo. È l’idea della costruzione di un centrosinistra nuovo, cioè rinnovato nei temi, coerente rispetto ai programmi presentati. E che soprattutto sappia andare oltre il Pd. Ora in Emilia Romagna il Pd ha ottenuto un ottimo risultato, ma per vincere sono state necessarie altre liste, come «Coraggiosa», quella del presidente e le altre che compongono un centrosinistra plurale che ha dato uno spazio anche gli elettori delusi. L’obiettivo non è «solo» la vittoria ma il buongoverno del territorio che ci si candida ad amministrare.
Oggi la destra nazionalista ha il vento in poppa. Un’idea di coalizione larga è l’ultima chiamata per non farla straripare? Non so se si può parlare di ultima chiamata. Anche in aeroporto dopo l’ultima chiamata può succedere che qualcuno perda il volo. Mi lasci dire fuor di metafora: oggi il volo lo stanno perdendo i sardi. È saltata la ‘continuità territoriale’: in Sardegna con il presidente leghista, anche se lui si definisce sardista, da un mese non si può prenotare un volo per Roma o Milano dopo il 16 aprile. Le ho fatto questo esempio per dire che la nostra necessità non è quella di fare un’alleanza per vincere, ma per non consentire a questa destra di devastare il paese.
Lunedì pomeriggio a Cagliari con Fratoianni e Elly Schlein discuterà di obiettivi comuni e autonomia. Come ha fatto ieri a Sassari. L’autonomia che vuole la destra viene è la libertà di fare azioni contro le leggi e senza controllo. Abbiamo iniziato una serie di incontri sul territorio con le candidate e i candidati e con tante cittadine e cittadini che hanno sostenuto il centrosinistra alle regionali del 2019. Lunedì parleremo anche di quello che sta accadendo in Regione. Il punto è questo: qui la destra nazionalista interpreta l’autonomia con la paura, la chiusura in sé e senza volontà di competizione con le altre realtà. Isola le istituzioni, isola le persone. Noi dobbiamo essere capaci di declinare il nostro senso di appartenenza all’opposto: i problemi sono comuni, la solidarietà è un elemento di forza per tutti, l’unità di intenti, di forza, di relazioni, fa crescere tutto e tutti. Non l’interesse particolare. Il problema del lavoro non riguarda un solo individuo ma milioni di persone. Servono politiche unitarie che guardino a tutto il territorio nazionale. E invece la destra si disinteressa del meridione, lo concepisce come un bacino di voti, non investe sul suo sviluppo. È l’elemento che genera la paura sul quale loro fondando il consenso.
Immagina una lista «Coraggiosa» a livello nazionale? Non mi sono appassionato mai ai nomi. Il senso delle prossime iniziative è stare insieme, in alcuni casi anche tornare insieme. Il nome verrà, di nomi ne abbiamo tirato fuori anche troppi, quando dietro quei nomi c’erano poche cittadine e cittadini.
La sinistra è segnata da fratture in alcuni casi antichissime. C’è il problema di una nuova classe dirigente che chiuda con l’eterna pulsione alle divisioni? Credo che una classe dirigente nuova ci sia già, e lo dimostra per esempio il voto a Elly Schlein: è stata riconoscibile per l’elettorato della sua regione, che chiede alla sinistra maggiore coerenza. Penso alle politiche ambientali. Non significa ‘solo’ tutela dell’ambiente. Intendiamoci, c’è chi lo devasta, ma le leggi italiane sono tra le più avanzate al mondo. Oggi il tema è basare lo sviluppo sull’ambiente, cioè sulla conversione, sulle rinnovabili. È elemento fondamentale per abbattere la spesa sanitaria: il 70 per cento dei tumori è legato a fattori ambientali e alla qualità della vita. Investire in bonifiche, innovazione, ricerca scientifica significa creare nuovi posti di lavoro.
Il centrosinistra governa con i 5 stelle. Nella sua regione c’è la possibilità di un avvicinamento? Sta accadendo. Non dall’oggi al domani. Ed è possibile perché dall’inizio manteniamo una disponibilità al confronto, che giorno dopo giorno determina l’eliminazione dei sospetti reciproci. L’altro elemento, per noi di sinistra, è la riconoscibilità. In particolare i 5s della prima ora, quelli nati sull’ambientalismo e sulla trasparenza nella pubblica amministrazione, sanno come abbiamo governato Cagliari. Oggi spesso facciamo insieme le battaglie d’opposizione in regione. Ovviamente ci sono differenze caso per caso, e nel resto del paese regione per regione. In alcuni posti il dialogo è più avanzato, in altri meno. Ma la tendenza c’è.
Zingaretti ha lanciato un congresso o, meglio, una conferenza programmatica ‘aperta’ anche a chi sta fuori dal Pd. È interessato? Siamo dell’idea che nel centrosinistra ci sia il bisogno di creare una coalizione ampia e non un unico partito che ricomprenda tutti. Alle regionali bisogna presentare delle liste, e così alle comunali. Alle politiche vedremo quale sarà la legge. Guardiamo con interesse al percorso del Pd, penso che sia opportuna questa apertura sui temi. Vedremo che cosa accadrà, Zingaretti ha parlato di un ripensamento profondo, forse un cambio di nome. Ma la mia opinione è che per noi, per ora, il discorso è prematuro. Seguiremo il dibattito con attenzione, ci confronteremo, del resto lo stiamo già facendo da tempo. Ma continuo a pensare che nel paese manchi una forza organizzata di sinistra vera, forte, coerente.
La candidata più votata dell'Emilia Romagna. Via memorandum e decreti Salvini, ora una politica più umana. La rifondazione del Pd? La guardo con attenzione ma aspetto di capire cos’è. Una lista civica nazionale? Il progetto ancora non c’è ma il nostro metodo può ispirare le altre regioni. Abbiamo dimostrato che si può fare una sinistra che guarda ai movimenti e chiude l’era delle divisioni
Ieri a pagina 10 del Paìs campeggiava il titolo «Elly Schlein, la nueva estrella de la izquierda italiana». Lei sorride, frastornata dagli oltre 20mila voti (a Bologna 15.975, a Reggio Emilia 3.896 a Ferrara 2.227). E dire che «avevo inteso la mia come una candidatura di servizio». La lista «Emilia Romagna coraggiosa» ha preso il 3,8%.
Adesso la chiamano tutti. Hanno scoperto che c’è una sinistra «coraggiosa»?
E questo è un bene. Ma è stato un lavoro di squadra, un metodo che ci siamo dati, e che ci ha permesso di ottenere questo risultato. La vittoria è di tutta la coalizione, ma in buona parte anche di Bonaccini, come dimostra il voto disgiunto. Ma la notizia è che se la sinistra si rinnova nei metodi e nelle proposte torna a fare la differenza. In tre mesi di campagna elettorale abbiamo ottenuto punte oltre l’8 per cento a Bologna ma, ci inorgoglisce il voto anche nelle aree interne e dell’Appennino, che si sentono abbandonate.
Tre settimane di campagna. Ma una storia, la sua, che parte da Occupy Pd fino allo strappo con il Pd, e poi alla sua saggia rinuncia di partecipare alle europee. Si sta ricucendo lo strappo con il Pd?
C’è un’interlocuzione diversa rispetto al Pd precedente. Ma alcune contraddizioni restano. Non era scontato stare in coalizione. Abbiamo chiesto il consenso per contribuire a frenare una destra pericolosa e bugiarda ma anche per condizionare a sinistra le future scelte della regione. È stato capito: i nostri due consiglieri saranno decisivi. Il lavoro più difficile è stato mettere insieme mondi diversi. Il civismo ma anche quattro forze politiche, Art.1, Sinistra Italiana, Èviva e Diem25. Ci siamo dati un metodo, abbiamo lasciato da parte i personalismi e abbiamo cercato le persone più credibili. Nelle liste c’è uno spaccato di società regionale, dei mondi rimasti al margine. Abbiamo fatto un patto intergenerazionale con personalità come Errani e Bersani. Abbiamo condiviso un’idea di futuro sull’emergenza climatica e quella sociale. Da qui abbiamo messo condizioni a Bonaccini, e lui si è impegnato a un patto per il clima, sul trasporto pubblico gratuito per i giovani, un piano per la casa e il rinnovo del patto per il lavoro. C’è un margine di miglioramento su cui lavorare.
Dirigenti Pd che la snobbavano ora la invocano. Che effetto fa?
Ogni attestazione di stima fa piacere. Ma non volevamo solo aggiungere un pezzo che mancava a questa coalizione, perché siamo l’unica lista di sinistra, femminista ed ecologista che ha sostenuto Bonaccini, ma fare un invito: proviamo a riaggregarci, a ricostruire un’intera area attorno a una visione chiara sui temi su cui si mobilita spontaneamente nella società. Le manifestazioni per il clima, quelle di Nonunadimeno e delle realtà femministe, della solidarietà per i migranti. E le sardine.
Siete gli ufficiali di collegamento fra il centrosinistra e le sardine?
Le sardine a marzo discuteranno del proprio futuro. È un processo da seguire con attenzione. Cercheremo di essere un ponte per capire se si può riaggregare un intero campo su basi nuove. Le persone nelle piazze chiedono unità, ma un’unità nella chiarezza, abbandonando l’ambiguità su alcuni temi, come ad esempio l’immigrazione.
Molti nel Pd chiedono che lei sia coinvolta nella loro rifondazione.
Continuerò a tenere un’interlocuzione solida con il Pd, guardo con interesse a quello che si sta muovendo, in attesa di capire di cosa realmente si tratta. Ma nessuno si illuda che la vittoria vuol dire che va tutto bene. È questo il momento di cambiare tutto se si vuole ritrovare la fiducia delle piazze che si muovono da sole.
Sarà la leader di una lista «Coraggiosa» nazionale?
È presto per fare questa riflessione. Ma siamo felici di condividere la nostra esperienza con altri territori. Ma in questo momento non c’è ancora in campo un progetto del genere. Certo,in Coraggiosa ci sono stimoli utili per chi sta per affrontare il voto in altre regioni. A partire dal metodo di costruire le liste e di ascoltare i territori.
Quanto ha contato Prodi nel suo percorso politico?
La mia esperienza politica nasce nel solco delle proteste contro i 101 che ne affossarono l’elezione al Colle. Prodi è un punto di riferimento per molte cose. Sono stata europarlamentare, non posso che guardare a lui con rispetto e stima.
Il Pd al governo rinnova il memorandum sui migranti con la Libia, senza alcuna modifica.
Per le conseguenze sui diritti umani quella è una vergogna che invece va cancellata. Come i decreti sicurezza. Anche su questo chiediamo più coraggio. Lo dico con umiltà, la persona più votata è quella che ha affrontato questi temi con Bartolo, il medico di Lampedusa, a sua volta votatissimo alle europee. È un segnale chiaro al Pd. Ogni centimetro che si cede alla destra rafforza la destra. Il fenomeno migratorio si può gestire con più lungimiranza e rispetto dei diritti.
Si aspettava che il video di lei che chiede conto a Salvini delle assenze dai vertici sui migranti diventasse virale in rete?
No, è stato un incontro casuale. Evidentemente fare le domande giuste e pacate aiuta a inchiodare la destra alle sue responsabilità. Salvini è scappato.
C’è un complimento che le ha fatto particolarmente piacere?
L’endorsement di Mara Maionchi (produttrice musicale, ndr). Tanti messaggi commoventi. Una nonna di 92 anni che si è fatta accompagnare al seggio, una ragazza partita da Monaco, 16 ore di viaggio per votare. Una persona che non aveva mai votato.
La sinistra ha qualche problema con le donne. Ora ha trovato la sua leader?
Non mi piace l’uomo solo al comando, neanche se è una donna. Ma certo, una delle serate più belle della campagna elettorale è stata quella in cui mi sono trovata sul palco con Rossella Muroni, Annalisa Corrado, Marilena Grassadonia, Anna Falcone e Michela Murgia. Non si possono scrivere buone politiche senza lo sguardo delle donne. E a sinistra c’è ancora tanto sessismo strisciante.
Quelli che «le sardine sono solo fuffa» sono serviti, con quelli che ripetevano l’adagio «piazze piene, urne vuote», come fosse la profezia del mago di Oz. O che ne scrutavano i comunicati come fossero atti notarili alla ricerca delle parole incerte o dei temi mancanti. Invece lo dobbiamo proprio a loro, alle sardine, o meglio a quelle piazze piene sorridenti e cantanti, se oggi lo scenario italiano è meno tetro, e se la democrazia costituzionale ha guadagnato un po’ di tempo. Se, cioè, il piano di destabilizzazione totale di Matto Salvini non è riuscito. IL PROGETTO del Capitano di questa inedita Compagnia di ventura che si muove con la logica dell’occupazione fisica dei territori per usarli come clava per la conquista dei «pieno poteri» era chiaro, e dichiarato: «Dare una spallata» al sistema politico-istituzionale italiano. Innescare un effetto domino che dalla Regione-simbolo del «potere delle sinistre» infine conquistata e annessa discendesse fino alla Capitale, per risalire i sacri colli fino al Quirinale, costringere alla «convocazione dei comizi del popolo» e di lì mettere in discussione l’intero assetto istituzionale. NON ERA – vorrei essere chiaro – il progetto «della Lega». Era il progetto di Matteo Salvini, super-personalizzato come si addice al turbo-populismo di cui si è fatto interprete, frutto di un Ego ipertrofico che l’ha portato a concentrare bulimicamente l’intera campagna elettorale sulla propria persona, il proprio corpo, il proprio bomber Moncler, la propria barba barbarica, le proprie passeggiate in borghi e quartieri, e non importa che quelle fossero elezioni amministrative, che ci fosse una candidata (valida o meno che fosse), che ci si giocasse la guida di una regione fino ad allora