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Coronavirus, l'appello di Vasco e delle sardine ai giovani: "State a casa"

Si moltiplicano gli appelli della campagna #iorestoacasa  - a cui hanno aderito tanti personaggi pubblici - : "Non è il momento di trasgredire alle limitazioni e tutti quanti - giovani e non - dobbiamo rispettare la richiesta di stare in casa il più possibile. Non usciamo se non è indispensabile!".

 

Con un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri tutte le misure già stabilite con il precedente Decreto del giorno 8 marzo per le cosiddette zone rosse sono estese a tutta l’Italia. Dunque, da oggi e sino al 3 aprile anche per le nostre zone valgono i seguenti provvedimenti (parte dei quali, peraltro, cioè i commi b, d, n, q e s dell’articolo 1, erano già stati estesi a Ravenna da ordinanze del Presidente della Giunta Regionale

https://www.lavoripubblici.it/news/2020/03/NORMATIVA/23354/Coronavirus-COVID-19-I-nuovi-provvedimenti-normativi-pubblicati-sulla-Gazzetta-Ufficiale

 

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Perché gli attuali disagi nella vita quotidiana e il peggioramento della situazione economica e sociale sarebbero solo “un’amorevole carezza sulla guancia” rispetto ai rischi che correremmo se ritardassimo ancora ad intervenire contro il cambiamento climatico.

 di G.B. Zorzoli su "Qualenergia"

Le pagine del Sole 24 Ore sembrano un bollettino di guerra. Allarme imprese, due su tre in difficoltà. Borse: quotazioni giù. Il Parlamento si mette in quarantena. Terza zona rossa, pressing della Lombardia sul governo. Hotel, prime chiusure a Milano. Produttori tv: «Sono a rischio serie e programmi».

Negli Stati Uniti prende piede l’ipotesi secondo cui la crisi economica provocata dal coronavirus potrebbe compromettere la rielezione di Trump.

Tutto per effetto di un nuovo virus, la cui virulenza è moderata, con ragionevoli prospettive di un superamento della fase più critica a scadenza non molto lontana, dopo di che conviveremo con lui, come già accade con altri suoi confratelli.

Se tanto mi dà tanto, cosa potrebbe succedere se le misure di contrasto alla crisi climatica continuassero a essere tardive e insufficienti, e la crescita della temperatura globale superasse largamente i due gradi?

L’effetto congiunto della fusione dei ghiacci nella regione artica e antartica e della dilatazione dei volumi delle acque oceaniche, provocata dall’aumento delle temperature, innalzerà il livello medio dei mari e intere regioni costiere, oltre a molte isole, non esisteranno più. Le rese agricole caleranno ovunque, mettendo a rischio la sicurezza alimentare. Anche le risorse idriche, la salute umana, la biodiversità saranno verosimilmente colpiti in modo grave. Ne potrebbero conseguire grandi spostamenti di popolazioni e gravi perturbazioni dell’economia nei paesi maggiormente coinvolti.

L’aumento del numero e dell’intensità di inondazioni, incendi, siccità, eventi atmosferici estremi e ondate di calore metterebbe a repentaglio il funzionamento del sistema energetico, con impianti di produzione fuori servizio anche in via definitiva e linee elettriche distrutte.

La ridotta disponibilità alimentare, principalmente a causa dello stress idrico e della minore fertilità del suolo, indebolirebbe le resistenze fisiche degli individui, per di più costretti a convivere con situazioni igienico-sanitarie certo non ottimali.

Il rischio di contrarre malattie sarebbe ulteriormente acuito in molte regioni dalla diffusione, per le mutate condizioni climatiche, di agenti patogeni prima assenti e con la popolazione locale priva di adeguate difese immunitarie.

La scarsità di risorse essenziali, a partire dall’acqua, porrebbe limiti alla produzione industriale e al turismo, diminuendo il valore economico dei capitali investiti: conseguenza inevitabile, il progressivo impoverimento della maggior parte della popolazione.

Con colpevole ritardo, i governi sarebbero costretti a reagire, introducendo misure draconiane: razionamento alimentare idrico ed energetico, divieto di spostamenti non autorizzati, chiusura delle fabbriche più climalteranti…

A differenza dell’epidemia dovuta al coronavirus, senza poter contare sulla scoperta di un vaccino in grado di mettere sotto controllo la situazione. Anche se di colpo le emissioni nette di CO2 fossero azzerate, il quantitativo in eccesso già presente nell’atmosfera vi permarrebbe mediamente per circa un secolo, continuando a far sentire i suoi effetti.

L’impoverimento progressivo e l’inevitabile deterioramento di una serie di servizi, a partire da quello sanitario, cui si aggiungerebbero gigantesche ondate migratorie dalle zone più colpite, finirebbero col provocare a più riprese rivolte popolari, alle quali i governi presumibilmente risponderebbero con ulteriori limitazioni alle libertà dei cittadini, alla fine ridotti alla pura resistenza passiva.

Al confronto, gli attuali disagi nella vita quotidiana e l’inevitabile peggioramento della situazione economica e sociale equivalgono a un’amorevole carezza sulla guancia.

Un divario su cui tutti dovrebbero meditare.

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Conte: rinvio sine die del referendum previsto il 29 marzo. Ministro D'Incà: rinviato perché serve informazione e campagna 

05 marzo 2020 - Rinviato, a causa dell'emergenza Coronavirus, il referendum su taglio parlamentari. 

Il Consiglio dei ministri ha deciso di rinviare il referendum sul taglio dei parlamentari, a data da definirsi. Il Cdm ha dato il via libera al rinvio della consultazione sul taglio dei parlamentari.

Secondo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il rinvio del Cdm è 'sine die'.

Ministro D'Incà: rinviato perché serve informazione e campagna "Il Governo ha ritenuto opportuno rivedere la decisione circa la data del referendum che era stata fissata prima dell’emergenza sanitaria, allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un’informazione adeguata.

Le procedure referendarie in Italia e all’estero dunque si sospendono e saranno rinnovate quando sarà fissata una nuova data per il referendum.

La legge ci consente di fissare la nuova data entro il 23 marzo 2020, in una domenica compresa tra il 50° ed il 70° giorno successivo all’indizione": lo dichiara il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà.

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Il personaggio. Scomparso domenica scorsa a 95 anni in Nicaragua. Era stato ministro della Cultura prima di diventare un oppositore del regime instauratosi a Managua negli ultimi anni

«Soy poeta, sacerdote y revolucionario» così si era definito recentemente Ernesto Cardenal, scomparso domenica scorsa a 95 anni in Nicaragua; dopo che poco più di una anno fa papa Francesco, al capezzale di quello che anzitempo si suppose fosse il suo letto di morte, gli revocò la sospensione a divinis che gli aveva comminato papa Wojtyla nei primi anni ’80, per essere ministro della cultura del governo rivoluzionario.
Ernesto Cardenal era nato da una ricca famiglia nella cittadina coloniale di Granada nel 1925. Studiò lettere a Managua, Città del Messico, New York. E girò l’Europa prima di essere ordinato sacerdote a quarant’anni a Cuernavaca in Messico. Per poi far ritorno nel suo paese.

IL NICARAGUA era allora un paese dell’istmo centramericano a noi pressoché sconosciuto. Una banana republic che aveva fatto parlare di sé per il terremoto del ’72 (che rase al suolo la capitale) ma soprattutto per la comunità contemplativa di Solentiname che il padre Ernesto, su ispirazione del poeta e religioso Thomas Merton (di cui era stato discepolo), aveva fondato nel 1966 nell’omonimo incontaminato arcipelago nel Grande Lago Cocibolca; con i suoi taller di poesia e dove nacque la pittura primitivista. Una comunità che nel ‘77 la guardia somocista distrusse uccidendo molti dei suoi attivisti. Mentre i superstiti si integrarono nella guerriglia del Fronte Sandinista (cui aderì anche Ernesto) che due anni più tardi, il 19 luglio del ’79, rovesciava la dinastia dei Somoza.

Allora padre Cardenal era già assai conosciuto come poeta per i suoi Epigramas, Salmos e Oración a Marilyn Monroe. Era un antisistema, dedito al riscatto dalle ingiustizie; soprattutto delle popolazioni originarie del subcontinente. Il culmine della sua opera letteraria è probabilmente Canto Cosmico del 1992, che lo ha proiettato fra i più grandi poeti della storia dell’America Latina. Non è un caso che, oltre a varie onorificenze letterarie, nel 2012 gli sia

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Risultato immagini per immagini cespugli da giardino       Commentando i risultati elettorali dell’Emilia-Romagna, la direttrice di questo giornale ha invitato il Pd a «restare con i piedi per terra», a non pensare che sia possibile vincere solamente «con la solita storia dei cespugli da usare per abbellire il giardino».

Ma i «cespugli», in particolare quello dei «coraggiosi» che sta nella parte sinistra del giardino, cosa ne pensano? Già poco dopo la formazione del secondo governo Conte il deputato Fratoianni aveva fatto delle «alleanze» la pietra di paragone per essere ammessi in una «rete di sinistra». Ora, dopo il «successo» in Emilia, ripropone con più forza per tutto il paese «una lista alleata con le caratteristiche di Coraggiosa» (il manifesto, 29 gennaio).

«Alleanza», quindi, è il vocabolo indice dell’operazione politica in corso, non facile a definire in assenza di qualsiasi determinazione temporale. Non sembra che i pensieri lunghi siano la preoccupazione principe, sono piuttosto gli appuntamenti elettorali le scansioni su cui misurare i pensieri. Vengono in mente le risposte che alcuni senatori democratici dettero al grande scrittore americano Gore Vidal nel periodo in cui faceva campagna elettorale a favore per partito che fu di Roosevelt. Vidal aveva chiesto le loro opinioni a proposito della possibilità di un nuovo New Deal. Quei senatori gli risposero, in tutta confidenza, che il proprio orizzonte progettuale si muoveva tra i tempi delle elezioni generali e quelle di medio termine.

Nell’Italia di oggi (e non solo in Italia) una sinistra non può non avere come asse caratterizzante l’ispirazione sottesa al New Deal. Il che significa l’impegno prioritario per un governo in grado effettuare una politica industriale, ed in senso più lato una vera politica economica. Cioè di una radicalità rispetto all’attuale barbarie economico-sociale, e non quella radicalità generica ed evanescente che ha aleggiato nei discorsi sulla «rigenerazione» di una sinistra senza confini, priva di un proprio nocciolo duro analitico (il manifesto 16 febbraio).

È affatto ovvio che un tale governo politico non si pone, realisticamente, in un orizzonte di tempi brevi, per cui è necessario operare anche in termini tattici, ma di una tattica coniugata ad una strategia. E la strategia rimane la grande assente dal processo in corso.

Il tutto è reso ancora più complicato dalla presenza di una destra pericolosa e dalla possibile, anzi probabile, sua affermazione in campo nazionale. Per cercare di batterla è certo necessaria la tattica, ma senza una visione strategica è insufficiente, completamente sterile. Le alleanze sono aspetti integranti della tattica, nessuno può essere contrario per principio alle alleanze, ma è indispensabile averne chiari limiti e prospettive. Quando si usa il termine di «alleanza» ci si deve riferire a «forze» contraenti.

E sempre nel nostro contesto di «forze» ce n’è una sola, per cui è decisamente improprio parlare di «alleanza». Si tratta piuttosto di aggiungere un’area corpuscolare di buoni propositi, di buoni sentimenti, di buone speranze, di civile comportamento politico, espressione del «ceto medio riflessivo», ad una forza che ha una struttura di pensiero e prassi politica consolidate in una storia di ormai trent’anni. Non è che la forza-Pd debba restare sempre uguale a sé stessa, può avere bande di oscillazione piuttosto ampie: da Renzi all’attuale «apertura» nei confronti dei «cespugli» (di destra e di sinistra peraltro) e all’ «ascolto» delle voci che provengono dalla società civile. Con un partito che subisse davvero l’influenza di Elly Schlein sarebbe certamente più facile studiare le forme possibili per opporsi alla destra senza rimanere, sostanzialmente, nell’ambito di una «sinistra per simmetria». Ma non per questo, senza un salto di paradigma, si potrà recuperare la fiducia dei ceti subalterni, dei «proletari».

Dobbiamo far riapparire sulla scena politico-sociale i «padroni» che da tempo si sono ritirati nell’empireo, dal quale, tuttavia, conducono un’efficacissima lotta di classe. E per questo occorre una sinistra autonoma e saldamente ancorata all’universo delle teorie critiche dell’economia e della società.

Opera difficilissima considerata l’attuale riduzione ai minimi termini elettorali di coloro che, nonostante tutto, provano a muoversi in tale prospettiva. Opera che abbisogna di «tanto troppo coraggio» per i «coraggiosi»?

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Coronavirus. Può essere l’occasione per prendere coscienza del punto esatto nel quale è iniziata la deriva inarrestabile che mette in discussione le basi della civiltà fin qui realizzata: in discussione è l’intero modello di sviluppo globale, le gerarchie di mercato della globalizzazione reale, senza regole, che sembrava inarrestabile e che invece all’improvviso si scopre vulnerabile ma senza ammetterlo

Codogno deserta

Codogno deserta © Ap

Per paradosso che possa sembrare, ecco che l’epidemia terribile del Coronavirus sembra riportare in primo piano i contenuti di fondo della politica, quelli che fatichiamo a rendere evidenti in primo luogo alle nostre coscienze.

Perché viviamo nella stagione storica nella quale precipita la crisi del modello energetico basato su fonti non rinnovabili, mentre è sotto gli occhi di tutti – meno che dei potenti – la calamità che non dà speranza del riscaldamento climatico, e la guerra che si diffonde nel mondo come in un supermercato producendo esodi di massa.

A ben vedere sono tutti argomenti che richiamano in primo piano le scelte sul destino di una sola razza, quella umana, e che riportano alla luce temi decisivi, quali le forme della democrazia necessaria, dell’eguaglianza e della libertà nell’epoca dell’assolutismo del capitalismo finanziario e della iperconnessione dell’informazione; e insieme ripropongono la residua resistenza del bene comune di fronte alla logica e alla pratica istituzionale della privatizzazione generalizzata che ha colpito quel 99% di esseri umani subalterni che non hanno potere, espropriati di ogni possibilità e ricchezza nel presente e nel futuro.

L’epidemia del Coronavirus, nella sua pericolosità reale e in quella enfatizzata dai media, sembra rappresentare così una sorta di malefica sfida e di epocale occasione.

Un’occasione per prendere coscienza del punto esatto nel quale è iniziata

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