GIUSTIZIA. Dopo il passo indietro di Nordio sulla separazione delle carriere, tra le toghe non diminuiscono le perplessità. Santalucia (Anm) risponde al complottista Crosetto
L’impressione che lasciato Carlo Nordio alle toghe riunite in congresso a Palermo lo scorso weekend è quella di un ministro dimezzato. Non è sfuggito a nessuno, infatti, che l’attesa riforma della giustizia, data per imminente la settimana scorsa, è destinata a slittare a data da destinarsi. L’ha detto proprio Nordio sabato mattina: la campagna elettorale delle europee non dà modo di lavorare su un dossier tanto delicato. Sullo sfondo, però, si intuiscono altre questioni: il caso Liguria sta dando di che riflettere alle forze di governo, e, nonostante la separazione delle carriere è uno di quegli scalpi che soprattutto Forza Italia vorrebbe poter dire di aver conquistato prima del voto, arrivare a un testo condiviso da far uscire dal consiglio dei ministri non è sembrato fattibile a nessuno. La questione, tuttavia, non è chiusa. E le toghe lo sanno bene.
Ragiona il segretario di Area democratica per giustizia Giovanni Zaccaro: «L’ennesimo annuncio della riforma della magistratura serve a nascondere la verità: la giustizia, soprattutto quella penale, tende ad essere forte con i deboli e debole con i forti. Lo dimostra lo scandalo delle carceri italiane. Noi crediamo invece che la giustizia serva a garantire i diritti di tutti, soprattutto di chi non ha nessuna altra tutela e perché sia così non servono polemiche e riforme, servono investimenti soprattutto nel personale amministrativo».
Anche dalle parti dei centristi di Unicost le critiche sono forti e circostanziate. «Noi siamo contrari alla separazione delle carriere perché temiamo fortemente che il pubblico ministero si allontani dalla cultura dei diritti, dalla cultura della giurisdizione. Nel nostro ordinamento il pm è primo presidio di garanzia dei cittadini nella delicata fase delle indagini preliminari ed esercita una funzione giurisdizionale e raccoglie prove anche a favore degli indagati», spiega il magistato Pierpaolo Filippelli.
Da Magistratura democratica, Stefao Celli comunque invita a non fidarsi troppo delle tempistiche apparentemente dilatate della riforma. «Nordio sembra molto convinto di volerla fare – dice Celli -, e a ben guardare non è che ci voglia tutto questo tempo per chiudere la partita. Alla fine è come fare due leggi. E questo governo ha una maggioranza molto forte. Quindi direi che bisogna tenere la guardia alta».
Il clima dello scontro tra politica e magistratura, per il resto, è ancora infuocato. Il ministro della Difesa Crosetto, domenica, si è fatto intervistare dalla Stampa per spararne una delle sue: «L’equilibrio non è messo in pericolo dalle correnti della magistratura, ma da un potere che non ha più controlli, in cui anche un singolo pm, se arrabbiato con qualcuno, può distruggerlo. Su questo vorrei delle garanzie per spararne una delle sue». La replica del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Un ufficio di procura in inchieste come quella di Genova si muove con una collegialità: pensare che non ci sia significa non conoscere assolutamente i meccanismi della giustizia. Di fronte a queste affermazioni, che sono talmente vaghe, faccio fatica a contrastarle sul piano delle argomentazioni serie»