Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

LAVORO. Nel giorno in cui a Vercelli si ricordano le cinque vittime della strage di Brandizzo in Italia si registrano altre morti, nel bellunese e in provincia di Bari

STRAGE SENZA FINE. Sciopero e manifestazione in ricordo delle cinque vittime di Brandizzo. Landini: basta appalti. In duemila scendono in piazza per chiedere sicurezza dopo la strage di mercoledì notte. Nella città che ospita la Sigifer la protesta dei sindacati. Presenti i familiari di un lavoratore

Vercelli si ferma in silenzio: «Non si può morire così» Lo sciopero a Vercelli per i cinque morti di Brandizzo con il segretario della Cgil Maurizio Landini che tiene lo striscione - Foto Aleandro Biaganti

In silenzio per quasi tutto il corteo, aperto dallo striscione «Non abbiamo più parole». Poi, davanti alla Prefettura un urlo finale, liberatorio e disperato: «Basta». Basta morire così, schiacciati da un treno o da una pressa. Oltre duemila persone hanno partecipato alla manifestazione organizzata a Vercelli da Cgil, Cisl e Uil dopo la morte dei cinque operai, travolti da un convoglio mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione sui binari a Brandizzo.

IN PIAZZA, CON AL BRACCIO una fascia nera da lutto, lavoratori e lavoratrici da tutta la regione e anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che invita a un cambio radicale di un sistema che scarica la sua logica al ribasso sui lavoratori: «Basta ipocrisia e pacche sulle spalle. È il momento di dire basta e di cambiare. Abbiamo fatto scioperi, ma dobbiamo alzare ancora di più il livello della protesta. Bisogna cancellare la legge folle che il governo ha fatto per liberalizzare il subappalto e creare una procura nazionale sulla sicurezza del lavoro». Quello della procura nazionale è un vecchio pallino del pm Raffaele Guariniello (il magistrato dei processi Eternit e Thyssen), che però non ha mai avuto seguiti concreti. La appoggia il deputato di Avs Marco Grimaldi che aggiunge: «Serve l’introduzione del reato di morte sul lavoro».

In marcia a Vercelli, dove ieri era sciopero generale, pure i familiari di Michael Zanera, operaio 34enne della subappaltatrice Sigifer di Borgo Vercelli, una delle vittime della strage di Brandizzo: «Vogliamo giustizia», ripetono tenendo in mano la foto del ragazzo. Molti i cartelli: «Lavoro per vivere non per morire», «Basta privatizzazioni, mai più treni in transito e lavori in corso», «Non sono incidenti sono omicidi».

Reclama atti concreti il segretario regionale della Cgil Giorgio Airaudo: «Abbiamo chiesto alla Regione più ispezioni». E Giorgio Graziani, segretario confederale Cisl, sottolinea: «Serve formazione, serve che sia insegnata la cultura della sicurezza nelle scuole, bisogna qualificare le imprese, premiare quelle che stanno alle regole e sanzionare pesantemente quelle che non lo fanno. La tecnologia deve essere al servizio non del profitto ma dell’uomo». Stefano Malorgio, segretario generale Filt Cgil, lancia un appello: «Chiediamo all’azienda Rfi e al governo che si lavori solo in condizioni di sicurezza».

A IVREA, LA PROCURA ha incominciato a sentire i primi testimoni tra cui anche l’addetta alla sala controllo alla stazione di Chivasso. Una testimonianza chiave per l’inchiesta che ha già raccolto moltissimo materiale. Nelle sue tre telefonate con il collega di Rfi Antonio Massa, indagato per omicidio e disastro ferroviario in forma di dolo eventuale insieme ad Andrea Girardin Gibin, si sente la giovane donna (ha 25 anni, ndr) ripetere che i lavori sui binari non devono cominciare perché previsto il passaggio di un convoglio. La teste chiave avrebbe confermato la versione ovvero che i suoi avvertimenti sarebbero stati inascoltati. Ci sarebbe stato, infatti, a Brandizzo un via libera ai lavori anticipato (e non formalizzato). Su questo la procura vuole vederci meglio e capire se era una consuetudine o meno; se, per esempio, gli operai iniziassero gli interventi prima, visti i tempi stretti, per evitare alle loro aziende di pagare penali molto salate. I magistrati vogliono verificare, inoltre, se in quel tratto di linea ferroviaria – siamo lungo la Torino-Milano – era operativo il Cdb (circuito di binario), un sistema di sensori che segnala la presenza di rotabili.

La procuratrice capo Gabriella Viglione chiede tempo: «Indagini come queste lo richiedono. E da noi durano anche di più perché siamo in pochi». Il riferimento è alla cronica scarsità di personale che affligge gli uffici del piccolo tribunale di Ivrea, una carenza dovuta alla riforma del 2012 e più volte segnalata al Csm.

QUESTO POMERIGGIO, a Montecitorio, davanti alle commissioni riunite Trasporti e Lavoro della Camera ci saranno le audizioni distinte dell’amministratore delegato di Rfi, Gianpiero Strisciuglio, e dei sindacati. Non si sa, infine, quando ci saranno i funerali, le famiglie dei cinque operai sono state invitate a fornire elementi che possano portare al riconoscimento dei corpi