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EDITORIA. Staffetta nel gruppo Romeo: Sansonetti guiderà il quotidiano di Gramsci. Gelo di Calenda

Dopo aver affondato l’Unità Renzi prende il timone del Riformista Matteo Renzi - Ansa

Matteo Renzi ha il triste primato di aver chiuso il quotidiano l’Unità due volte: la prima nel 2014, quando da neo segretario del Pd favorì la liquidazione della società editrice per costituirne una nuova di zecca in cui la fondazione del partito – Eyu – era socia di minoranza insieme al gruppo Pessina. La seconda nel 2017: quando l’Unità renziana tracollò a causa di una linea turboriformista sdraiata sul “caro leader”, lui battezzò una nuova testata di partito, Democratica, diretta da Andrea Romano, solo online e presto affondata.

Con questo brillante curriculum da editore, ora Renzi torna vicino al luogo del delitto. Ieri infatti l’editore Alfredo Romeo, che il 18 aprile riporterà l’ex organo del Pci in edicola, gli ha affidato la guida del Riformista. Mentre l’Unità sarà diretta da Piero Sansonetti che da alcuni anni dirige il Riformista. Che ieri ha aperto con un titolo a tutta pagina sul presunto «golpe» dei magistrati di Mani Pulite nel 1992. E il gioco di prestigio è servito. Alla faccia dei giornalisti e dei dipendenti dell’Unità (21 in totale), in cassa integrazione e poi disoccupazione dal 2017, che si sono visti sbattere la porta in faccia da Sansonetti: nessuno tornerà al lavoro all’Unità, il quotidiano sarà realizzato dall’attuale redazione del Riformista. Chi lavorerà al fianco di Renzi è ancora top secret. In particolare non si sa ancora chi sarà il direttore responsabile, visto che il leader di Iv non è giornalista e, come parlamentare con immunità, non può assumere quel ruolo.

Renzi, ieri in conferenza stampa con Sansonetti per lanciare il pacco doppio, si è immodestamente paragonato a Mattarella e Veltroni, che come lui furono direttori-parlamentari del Popolo e dell’Unità. E ha rassicurato i fans del terzo polo: «Non lascio, ma raddoppio, continuerò a fare il parlamentare, ma ci metto sopra un carico da novanta». Consapevole del flop del terzo polo (di cui ha ribadito di essere «leale collaboratore»), l’ex premier ha spiegato di guardare all’area più moderata del centrodestra, in primis Forza Italia, e a quella parte del Pd che «non si riconosce in Schlein». «Saremo voce di tutti i riformisti, anche del terzo polo. Fra i sovranisti e una sinistra radicale c’è una maggioranza silenziosa che quando è andata bene ha preso il 40%», ha spiegato. Alla domanda sul fatto che Romeo sia coimputato del padre Tiziano nel processo Consip, ha risposto: «Conosco Romeo come un galantuomo: quello che è accaduto con Consip è uno scandalo da parte di alcuni pezzi deviati delle istituzioni». L’editore ha detto che con i suoi due quotidiani «la sinistra italiana potrà avere nuovo ossigeno». Sansonetti ha ironizzato sul passaggio di testimone alla guida del Riformista: «Renzi mi ha fatto fuori, del resto l’altro giorno l’ho incontrato e mi ha detto “stai sereno”». E ha definito «geniale» la scelta di Romeo. «Al momento gli equilibri editoriali sono spostati a destra. Ora le cose cambiano».

La prima telefonata del neo direttore a Giorgia Meloni. Fnsi e cdr dell’Unità protestano: «Una mera speculazione editoriale». E ricordano le colpe di Renzi «nel periodo più buio per l’Unità». Il direttore del Corriere Luciano Fontana punge: «Mi stupisce che voglia fare tremila mestieri e non l’unico per cui è stato eletto dal popolo italiano». E Calenda mette subito le mani avanti: «Non sarà il nostro giornale»