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Conferenza stampa di fine anno «Pronti a parlare con tutti», ma non con la leadership «illegale di Kiev»: E alle donne il presidente chiede di fare più figli

Il presidente russo Vladimir Putin durante la sua conferenza stampa annuale con una replica dello stendardo della 155a Brigata dei Marines della Flotta del Pacifico, impegnata in un'operazione militare speciale in Ucraina foto Alexander Zemlianichenko /Ap Putin durante la conferenza stampa annuale con una replica dello stendardo della 155a Brigata dei Marines della Flotta del Pacifico impegnata in Ucraina – ApAlexander Zemlianichenko /Ap

È un Putin concentrato più a rassicurare i propri cittadini che a galvanizzare un eventuale spirito patriottico quello che ieri si è prodigato in quattro ore e mezza di botta e risposta con giornalisti e pubblico nella consueta conferenza stampa di fine anno. “Incalzato” dai conduttori, il presidente russo parla con una certa ponderazione e anche qualche sprazzo di ironia di fronte a una gigantesca mappa del paese che mostra come già inglobate le quattro regioni ucraine annesse tramite referendum farsa due anni fa.

MA LA GUERRA, appunto, resta sullo sfondo. A trainare il discorso sono in particolare le questioni economiche, subito affrontate affermando che le condizioni rimangono «stabili e positive» nonostante l’inflazione in crescita. In questo senso, un’economia forte è anzi il segno di un «rinvigorimento della sovranità», presentata come vera e propria “pietra angolare” della concezione della Russia secondo Putin: «Difesa, tecnologia, educazione e cultura sono tutti elementi di fondamentale importanza per la nostra nazione, perché se perdiamo sovranità rischiamo di indebolire lo stato».

L’isolamento nei confronti dell’occidente causato dalle sanzioni, allora, non può che essere un bene: in questo modo, le aziende e i diversi settori dell’industria del paese sono stati spinti a migliorare e a innovarsi.

PER CERTI VERSI, è la rivendicazione della dinamica che molti analisti hanno chiamato «keynesismo militare» per descrivere la strategia socio-economica che è andata accoppiandosi all’invasione in Ucraina: il balzo in avanti della spesa per la difesa (che dovrebbe arrivare il prossimo anno a oltre il 6% del Pil) a trainare il resto, gonfiando i salari e favorendo l’occupazione (indici in cui la Russia ha effettivamente avuto ricadute positive grazie alla guerra).

Con un dettaglio non da poco: «Ci servono più ragazze, più donne», ha sottolineato Putin nel riconoscere che una delle priorità da affrontare è il calo demografico e la componente femminile del paese va incoraggiata ad avere più figli.

IL BINOMIO guerra e spinta economica coinvolge ovviamente anche i territori occupati. Si fa infatti vanto di piani di ricostruzione «che si estendono fino al 2030» e che sono già visibilmente in atto nelle diverse zone conquistate con l’invasione. A questo proposito, vengono compiute alcune delle affermazioni che potrebbero suonare più sorprendenti: la “vittoria” russa in Ucraina viene dichiarata più vicina che mai, grazie agli avanzamenti dell’esercito negli ultimi mesi (esercito che si appresta a riconquistare anche il territorio occupato delle truppe di Kiev nella regione russa di Kursk, sebbene non è ancora possibile sapere con certezza quando). Così, pure i negoziati sono sul piatto e la Russia, secondo Putin, è «aperta a parlare con chiunque».

ANCORA, PERÒ, ci sono diversi caveat: un cessate il fuoco ora sarebbe solo una pausa che permetterebbe all’avversario di riprendersi e di proseguire i combattimenti – dice il presidente russo ribaltando specularmente la retorica di Kiev – e quello che serve è anzi, e addirittura, una «pace giusta»; inoltre, l’attuale leadership ucraina è da considerarsi «illegittima» dal momento che non vengono indette elezioni.Impossibile dunque aprire un dialogo.

Insomma, come spesso accade, la Russia prova a mostrarsi tranquilla e sicura di sé, mischiando minacce più o meno velate (si parla dei missili Oreshnik, che non sarebbero intercettabili dalla Nato) a bonarie attestazioni di benevolenza e minimizzazioni (si nega che la caduta di Assad sia una sconfitta).

Le domande vengono calibrate per permettere a Putin di toccare diversi punti critici e di non negare che esistono difficoltà. Per quelle si opera altrove: in serata i media russi riportano delle dimissioni «volontarie» del capo del controspionaggio Nikolai Yurev, giusto a pochi giorni dall’attentato al generale Kirillov…