La tragedia di Calenzano Le vittime salgono a 5: tre autotrasportatori e due tecnici manutentori dipendenti della Sergen di Grumento Nova. Nell’area delle dieci pensiline di carico c’erano cinque autobotti parcheggiate
Vigili del Fuoco effettuano i rilievi al deposito carburanti di Eni a Calenzano, Firenze – Ansa
Li hanno recuperati al mattino i vigili del fuoco, fra le macerie dell’area distrutta dall’esplosione. E non erano tutti camionisti. Solo tre delle cinque vittime dell’immane esplosione al deposito Eni di Calenzano lavoravano come autotrasportatori: al nome di Vincenzo Martinelli si sono aggiunti quello di Carmelo Corso, 57 anni, e Davide Baronti, 49 anni, tutti da tempo residenti in Toscana.
Nel tragico elenco dei morti ci sono però da aggiungere due tecnici manutentori, i lucani Gerardo Pepe e Franco Cirielli, entrambi di 46 anni, dipendenti della Sergen di Grumento Nova (Potenza), che opera nel settore della manutenzione degli impianti petroliferi. E nella stessa azienda lavora Luigi Murno, 37 anni, rimasto gravemente ustionato e ricoverato in terapia intensiva al centro specializzato pisano di Cisanello – Santa Chiara.
I RESPONSABILI della Segren non commentano, per certo l’impresa era al lavoro nel deposito Eni con una squadra di cinque tecnici, a cui era stato chiesto di mettere in sicurezza una linea di benzina dismessa da anni, in un’altra porzione del gigantesco impianto di 170mila metri quadrati.
Le indagini della magistratura dovranno chiarire, fra le tante, anche il perché della loro presenza nell’area delle dieci pensiline di carico delle autocisterne, dove al momento dell’esplosione c’erano cinque autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante.
Anche la risposta a questo interrogativo potrebbe aprire ulteriori scenari. Perché, se per la procura di Prato è ancora prematuro ritenere che la causa del disastro sia stata il carico di carburante su un autobotte, un addetto diretto del deposito, che si trovava in uno dei fabbricati intorno alla pensilina andata a fuoco, ha testimoniato ai pm Luca Tescaroli e Massimo Petrocchi di aver visto un liquido uscire da un’autocisterna che stava facendo rifornimento, o forse dal deposito interrato, pochi secondi prima dell’esplosione.
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Esplosione all’Eni di Calenzano, nuova strage operaiaNonostante il riserbo sull’inchiesta, da ambienti investigativi è emerso che alle 10.21 e 30 secondi, orario registrato, un operatore con un pulsante ha dato l’allarme ma subito dopo c’è stata la deflagrazione. Da parte sua il camionista Enzo Celentano ha raccontato che l’amico Vincenzo Martinelli, prima vittima identificata, «ha fatto un salto indietro» dalla sua autocisterna in fase di carico quando ha visto uscire «una nube di vapore chiaro», come sembra confermato dalle immagini di una telecamera di sicurezza posta in uno dei fabbricati adiacenti al “punto di carico” dei carburanti. Sul punto, alcuni esperti del settore fanno presente che la benzina brucia mentre a causare esplosioni sono i vapori.
IN UNA INCHIESTA in cui si ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, oltre all’individuazione dell’innesco dell’esplosione ci sarà da capire quale fosse il piano sicurezza nel deposito Eni. E se gli stessi autotrasportatori, per affrettare le operazioni, siano di fatto obbligati a svolgere mansioni che non dovrebbero loro competere.
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Caldiroli: «Nel sito di Calenzano erano state segnalate criticità, nel 2023 improvvisamente tutto si è sistemato»Sul punto, il documento Manuale sulla sicurezza destinato agli addetti al carico, scarico, facchinaggio di merci e materiali pericolosi, realizzato dall’Inail, spiega che «su indicazione del personale aziendale, l’autista dell’automezzo deve eseguire: apertura della valvola di carico; collegamento tra la manichetta di carico e l’eventuale tubo di riciclo dei vapori dell’autocisterna; manovra della valvola di carico; scollegamento della manichetta di carico dal tubo di riciclo dei vapori; distacco del collegamento elettrico di terra».
DUNQUE SOLTANTO operazioni sul proprio automezzo. E soprattutto l’autista deve «tenersi a debita distanza durante la fase di carico». Procedure di sicurezza che, denunciano alcuni autotrasportatori di merci pericolose, sono spesso scavalcate dai singoli modelli organizzativi delle aziende di stoccaggio.
In solidarietà con le vittime, ieri hanno scioperato per due ore gli addetti della raffineria Eni di Livorno, mentre oggi (ore 14.30) a Calenzano c’è la manifestazione indetta da Cgil Cisl Uil, con sciopero generale provinciale di quattro ore a fine turno.