Dice l'Istat che il tasso di disoccupazione a marzo è in aumento: è di nuovo al 13%. Sale anche quella giovanile: ora al 43,1%. Tutti i grandi giornali si affrettano a dire che è presto per vedere gli effetti del Jobs act (che tuttavia è entrato in vigore dal primo marzo). Sarà anche vero, però non l'avevano detto quando 15 giorni fa l'ineffabile ministro Poletti sbandierava numeri positivi (inesistenti secondo Istat)!
La Corte costituzionale decide che il blocco delle pensioni superiori a 1.406 euro lordi (1.201,7 netti) 2012 e 2013, operato dal governo Monti nel 2011, fatto in quel modo, è incostituzionale. Non motivato e non equamente distribuito. I grandi giornali (Repubblica in testa) sproloquiano per pagine e pagine per spaventare gli italiani sul buco che si è aperto nel bilancio; nessuno a chiedere che paghi chi ha offeso la Costituzione e messo così nei guai, per arroganza, incompetenza e iniquità tutto il Paese. E pensare che qualcuno lo aveva detto che ci voleva una vera e giusta patrimoniale per rendere equa una manovra di emergenza!
Vuoi per coincidenze fortuite, vuoi per intenzioni politiche, le elezioni amministrative di Faenza, ad iniziare dal 1994, sono state spesso descritte come anticipatrici di scelte nazionali, soprattutto nel campo del centrosinistra, tanto che si è parlato e si parla di ‘laboratorio Faenza’. Nel 1994 si aprì la stagione dell’Ulivo; nel 2000 il centro sinistra per Faenza e nel 2005 Uniti nell’Ulivo anticipavano gli assestamenti e quindi l’unificazione nazionale nel PD; nel 2010 la vittoria alle primarie di un outsider come Malpezzi, proveniente dagli ambienti cattolici esterni al PD, e la sua successiva conquista della guida del partito (al quale nel frattempo si era iscritto) possono essere paragonate alla fulminante conquista della leadership del PD nazionale da parte del cattolico Renzi, già presidente popolare della provincia di Firenze.
Cosa ci fa intravedere nel 2015 il ‘laboratorio Faenza’?
Questa volta sono due gli esperimenti da osservare, correlati tra loro:
1. pur non assumendone il nome, il PD inaugura la stagione del partito nazionale;
2. la sinistra si unisce e cerca di costruire un nuovo soggetto politico.
Vediamoli un po’ più da vicino. Il partito nazionale di Renzi ha l’ambizione, ben espressa dal nome, di presentare un’offerta politica totale e totalizzante, a 360 gradi: destra e sinistra sono categorie politiche rifiutate da Renzi (si veda la sua introduzione alla riedizione dell’omonimo libro di Bobbio), in nome di una modernità fatta di velocità, giovanilismo, superattivismo: la nuova filosofia politica del premier, che deve molto alle tecniche pubblicitarie dell’alleato del (fu?) patto del Nazareno, teorizza che sia meglio compiere degli errori, piuttosto che non far nulla, come ha risposto a chi lo criticava sul disegno di legge sulla scuola.
Il partito nazionale prevede la pacificazione nazionale, ovvero l’idea che il conflitto, di qualsiasi natura, sia una stortura
Leggi tutto: Laboratorio Faenza
Commenta (0 Commenti)La Costituzione Repubblicana, frutto dalla lotta di Liberazione contro il nazifascismo, è il punto culminante della storia del nostro Paese, patto di civile convivenza fra uomini liberi, nata dall’incontro delle tante culture che alimentarono la Resistenza, intesa ad impedire e prevenire qualsiasi tentazione e pratica autoritaria. La Costituzione ha insediato nelle istituzioni la libertà che ci è stata donata dalla Resistenza.
Oggi, un Parlamento eletto con una legge incostituzionale che non ha garantito il diritto degli elettori al voto libero ed eguale pretende di cambiare, a tappe forzate e a colpi di maggioranza, la Costituzione e la legge elettorale, sfigurando il volto della Repubblica.
Le modifiche costituzionali combinate con la nuova legge elettorale e con le riforme della Pubblica Amministrazione comportano uno stravolgimento dei contenuti della democrazia rappresentativa. Esse introducono un modello inedito di “premierato assoluto”, che realizza un’inusitata concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica e dei componenti della Corte Costituzionale, organismi di garanzia fondamentali per la vita della democrazia costituzionale.
Va ricordato, poi, che i partiti hanno assunto essi stessi una deriva oligarchica, sono in mano a ristrette élites e, spesso, ad un unico capo politico.
La centralità del Parlamento, posta dai padri Costituenti a presidio delle libertà dei cittadini, viene drasticamente ridimensionata ed il Parlamento ricondotto alla funzione di ratifica dei provvedimenti del Governo, a data certa, nel quadro di un generale soffocamento e compressione del ruolo delle autonomie regionali e locali. Si vuole cambiare vèrso al circuito della fiducia, non più dal Parlamento al Governo ma dal capo del Governo al Parlamento. In questo modo si realizza il passaggio da una democrazia rappresentativa ad una democrazia dell’investitura; da Repubblica parlamentare a Repubblica – di fatto – presidenziale, senza le garanzie che normalmente sono
Leggi tutto: 25 aprile: respingere l’aggressione alla Costituzione nata dalla Resistenza
L’appello lanciato da alcuni faentini “a chi non si rassegna” - sottoscritto in pochi giorni da molte persone - sta raggiungendo lo scopo: in corsa nelle prossime elezioni amministrative ci sarà anche la sinistra unita.
La lista nasce per volontà di donne e uomini che, pur provenienti da storie, esperienze e ambiti di impegno civile diversi, condividono la necessità di unirsi e di battersi per comuni obiettivi ben individuati nell’appello stesso: i diritti sociali e nel lavoro, i principi fondanti della Costituzione, l’ambiente e i beni comuni, i servizi sociali e sanitari, una nuova solidarietà e partecipazione, la necessità che l’interesse pubblico prevalga su quello di privati e di gruppi di potere.
La lista si propone di dare voce e di offrire una concreta possibilità di rappresentanza ai tanti faentini che non si riconoscono nelle politiche e nei metodi arroganti del governo Renzi e nell’assenza di progettualità che ha caratterizzato l’amministrazione della cosa pubblica a Faenza negli ultimi anni, che considerano sbagliato e ingiusto il non aver promosso a tutti i livelli le misure possibili a favore di famiglie, giovani e anziani vittime della mancanza di lavoro e delle crescenti disuguaglianze.
I promotori della lista rivolgono la loro proposta alle tante persone impegnate nel sociale
Leggi tutto: Elezioni comunali a Faenza: la sinistra c'è
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Crediamo sia necessaria una riflessione circa quanto sta accadendo relativamente alla collocazione dell’istituenda casa della salute da parte della AUSL Romagna a Faenza, nei locali del Centro commerciale Filanda.
Nel premettere che la realizzazione della Casa della Salute è certamente auspicabile, ci poniamo alcuni interrogativi:
si afferma che l’operazione è a costo zero in quanto l’affitto dei locali (si parla di 80.000 euro annui) è interamente coperto dalla disdetta di affitto di pari importo che l’AUSL pagava alla ASP (che ospitava i servizi ex SIMAP-SERT da collocare, sembra, in via Zaccagnini). Questa affermazione è solo in parte veritiera,
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Elezioni e politica: che fare a Faenza?
Appello a chi non si rassegna
Le elezioni amministrative si avvicinano anche a Faenza in una situazione complicata su molti versanti: a partire dai pericoli di guerra in varie aree del mondo, ormai giunti ai nostri confini, dal perdurare di una crisi economica che aumenta le disuguaglianze, la precarietà e la perdita del lavoro. E' ormai evidente la crisi del modello di sviluppo liberista, aggravata “dall'austerità” imposta dall'Europa.
Servirebbe un ripensamento generale nel modo di produrre, di consumare, di vivere e organizzare la vita sociale.
Non ci pensano, naturalmente, i campioni del liberismo del centro-destra, ma purtroppo neppure quelli del centro-sinistra. Sia a livello nazionale, soprattutto per le arroganti, sbagliate e conservatrici scelte del Governo Renzi; sia a livello locale, dove l'attuale Amministrazione si è accontentata della normale amministrazione, assecondando, o comunque non contrastando i poteri forti (le principali aziende e associazioni imprenditoriali, le centrali cooperative, Hera...).
Nasce anche da qui la tendenza all'astensionismo (esplosa clamorosamente alle recenti elezioni regionali) che non è solo sintomo
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