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Anche Faenza #andràtuttinbici — Legambiente Faenza

Con lo slogan “Uniamo l’Unione” chiediamo a Massimo Isola (sindaco di Faenza e Presidente dell'Unione della Romagna Faentina) e a Luca Della Godenza (sindaco di Castel bolognese) di adoperasi per redigere un progetto esecutivo per un’opera che riteniamo non più rimandabile.
I Cambiamenti climatici richiedono cambi di mentalità anche negli spostamenti, il traffico automobilistico tra i due comuni è, in certe ore di punta, eccessivo e paralizzato.
Le infrastrutture (pista ciclabile) devono pro-Muovere questi cambiamenti e con-Vincere i cittadini, fornendo loro delle concrete alternative.
Oggi le persone che comunque decidono di spostarsi in bicicletta da Castel Bolognese a Faenza o viceversa lo fanno per circa 2 km e 600 metri in situazione di pericolo.
L’opera richiesta metterebbe in sicurezza il collegamento ciclabile tra i due comuni e potrebbe essere il primo passo verso un collegamento tra i diversi comuni dell’Unione della Romagna Faentina con percorsi ciclabili.
Per il territorio di Castel Bolognese avrebbe il vantaggio di collegare i cittadini di Ponte del Castello con il paese tramite ciclabile.

Link per la raccolta firme: 

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdib2L2-9Unb3SL11HOHv2NUhS0F1DZxYGiq9MdCjPuTuwZEw/alreadyresponded?fbclid=IwAR1qAoOOz6K3Er1AAsA4oJNOtxuwjx77lDdkAcDvGYY2N8B1DS-Fsxp1A7w

 

 

 

Home - ER.CGIL.it - CGIL Emilia-Romagna

 

 

più del periodo 2014-2019 e anche più del triennio 2009-2011. Persi in un anno in regione oltre 40 mila posti di lavoro.

Nel 2021 per evitare una catastrofe sociale, proteggere lavoratori e imprese. Governo chiuda in fretta crisi incomprensibile e apra ai sindacati. In regione la tutela dell’occupazione passa anche dagli impegni condivisi nel Patto per il lavoro e il clima”.

L'Inps ha pubblicato i dati dell'Osservatorio sulle ore autorizzare di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) e di assegni dei Fondi di solidarietà relativi al mese di dicembre e all'intero 2020. È così possibile fare un primo bilancio dell’impatto che l'emergenza generata dal Covid-19 ha avuto sul mercato del lavoro italiano e dell'Emilia Romagna.

L’Osservatorio INPS quantifica il ricorso complessivo nel periodo Gennaio-Dicembre 2020 in Emilia-Romagna a quasi 295 milioni di ore di Cigo - Cigs – Cigd (quasi 3 miliardi di ore a livello nazionale), a cui si aggiungono 123 milioni di ore di assegni dei Fondi di Solidarietà, per un totale di circa 420 milioni di ore autorizzare in Emilia-Romagna.

In Emilia-Romagna, le 295 milioni di ore autorizzate di Cigo-Cigs-Cigd sono superiori alla somma dei sei anni precedenti (2014-2019), quando furono 252,8 milioni, nonché superiori alla somma dei primi tre anni della grande crisi (2009-2011), quando invece furono 263,3 milioni.

- Le ore autorizzate sono cosi suddivise:

Cassa Integrazione Guadagni

216.876.424 ore di Cigo, in fortissimo aumento rispetto alle 8.980.082 del 2019 (+2.315,1%);

11.776.894 ore di Cigs, in aumento rispetto alle 10.378.827 del 2019 (+13,5%).

66.054.819 ore di CigD, in aumento rispetto alle 88.567 del 2019.

Fondi di Solidarietà

118.815.159 ore Fondo di solidarietà

4.258.677 ore Altri Fondi

- Il ricorso per quanto riguarda la Cassa Integrazione Guadagni è così suddiviso:

174.414.770 ore operai;

120.293.367 ore impiegati.

- A livello territoriale, sempre in riferimento ai soli dati della Cassa Integrazione Guadagni (differenza tra gennaio-dicembre 2020 e stesso periodo 2019):

Bologna + 75.046.383 ore

Ferrara +13.373.060 ore

Forlì-Cesena +21.495.570 ore

Modena +57.633.681 ore

Parma + 21.957.502 ore

Piacenza +14.140.718 ore

Ravenna +18.516.398 ore

Reggio Emilia + 34.555.196 ore

Rimini + 18.542.153 ore

A questi dati vanno sommati il settore dell'artigianato e i lavoratori somministrati (non erogati dall’Inps ma dai fondi di solidarietà bilaterali): parliamo in Emilia-Romagna di 91.704 lavoratori nel settore dell'artigianato (per ben 22.481 accordi conclusi) e oltre 22.000 lavoratori somministrati coinvolti negli accordi che abbiamo finora sottoscritto (5.003) per accedere agli ammortizzatori sociali.

"Sono dati impressionanti. - commenta la CGIL Emilia-Romagna -. Il bilancio del 2020 è quello di un anno drammatico. Se non si è trasformato in una vera e propria catastrofe sociale generalizzata è solamente perché le Organizzazioni Sindacali hanno richiesto con forza ed ottenuto dal Governo la copertura della cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti, le indennità per gli esclusi (stagionali, intermittenti, ecc). Nonostante questo, tantissimi sono i lavoratori rimasti esclusi da ogni sostegno, a partire dai più precari. Parliamo di mezzo milione di persone in Italia, oltre 40 mila in Emilia-Romagna, che hanno perso il lavoro, prevalentemente giovani e donne, lavoratori autonomi e parasubordinati, a tempo determinato, con contratti di part-time involontario”.

Il Governo ora, per evitare che il 2021 sia l’anno di crisi delle imprese e dei licenziamenti, “deve assumere decisioni forti per tamponare l'emergenza: proroga generalizzata degli ammortizzatori sociali Covid-19 e proroga del blocco dei licenziamenti fino alla fine dell'emergenza sanitaria, riforma dei contratti di solidarietà difensiva, riduzione dell'orario di lavoro anche attraverso la formazione del Fondo Nuove Competenze, proroga di Naspi e Dis-Coll rivedendo il dècalage”, continua la CGIL Emilia-Romagna. Contemporaneamente, “bisogna mettere in campo una strategia di rilancio complessivo del Paese: riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico dando risposte a tutti i settori e le forme di lavoro anche autonome e parasubordinate, riforma del mercato del lavoro per superare il dramma della precarietà, un progetto credibile di sviluppo del Paese attraverso le risorse del Next Generation EU. Questa deve essere l'agenda del Governo per le prossime settimane. Per fare queste cose si chiuda in fretta una crisi di Governo incomprensibile e si apra il confronto con le Organizzazioni Sindacali”. Ai fini della salvaguardia occupazionale, la Cgil Emilia-Romagna chiede inoltre alla Regione e a tutti i soggetti firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima, “di rispettare gli impegni condivisi per coniugare la qualità del lavoro con la giusta transizione ambientale, escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo”.

CGIL Emilia-Romagna

 

Transizione energetica, le principali tendenze in 10 grafici |  QualEnergia.it

Apprendiamo dal Sindaco De Pascale, tramite le pagine del quotidiano “Il Sole 24 ore”,  che noi non esistiamo. E che tutta Ravenna, imprenditoriale, politica, sindacale e civile, sarebbe compattamente schierata con lui e con Eni - Saipem sulla politica di conferma e implementazione delle attività estrattive.

Il COORDINAMENTO “PER IL CLIMA – FUORI DAL FOSSILE”, a Ravenna

è nato diversi mesi orsono ed è “comparso” sulla stampa locale già in diverse occasioni, ed ha anche preannunciato, proprio pochi giorni fa, l’intenzione di organizzare un

CONVEGNO NAZIONALE A RAVENNA il 20 marzo, con  la presenza di diversi esperti di livello nazionale, che vuole essere un momento di confronto reale sul tema, e al quale il Sindaco e la Giunta sono caldamente invitati.

Diverse persone, appartenenti a varie collocazioni politiche, o non collocate affatto, hanno creato una rete per dare forza alle mobilitazioni per il clima, alle quali il Sindaco – fra l’altro – aveva a suo tempo dichiarato di voler dare il proprio appoggio, come per esempio quando è comparso pubblicamente assieme ai ragazzi e alle ragazze del movimento “Fridays for Future”, riscuotendo perciò un  sincero apprezzamento. Ma evidentemente il Sindaco, sollecitato dai padroni dell’energia, ha cambiato idea, o non sa che a Ravenna queste mobilitazioni hanno come primo punto proprio il rifiuto del progetto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, un progetto costosissimo, pericoloso per Ravenna, e soprattutto finalizzato a perpetuare il modello estrattivista e rinviare ad libitum l’inizio di una vera svolta ecologica nel settore dell’energia.

Da molti anni l'emergenza climatica è un'evidenza planetaria e gli strumenti messi in atto per affrontarla sono fino ad ora stati insufficienti, frammentari e soprattutto contrastati dagli interessi di potenze economiche e finanziarie che esercitano un'enorme influenza sulle autorità politiche e su tutta la società. Una decisa riconversione energetica, che con determinazione porti all'abbandono progressivo delle fonti fossili e allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, è una delle condizioni indispensabili per garantire il futuro.

La Campagna "Per il clima - Fuori dal Fossile", che unisce realtà sociali diffuse e trasversali, a livello nazionale esiste da tempo e ha portato importanti  mobilitazioni in differenti località contro le politiche energetiche fin qui seguite, avanzando proposte alternative realistiche e lungimiranti.

Sappiamo bene che a Ravenna la vecchia logica che sostiene le fonti energetiche fossili ha una lunga tradizione e un forte radicamento. Proprio per questo, qui ancor più che altrove, è necessario promuovere la svolta e non ci si può semplicemente limitare ad affermazioni generiche sull'opportunità della "transizione",  senza stabilire modi, tempi e progetti. A partire proprio dalla critica al maxi impianto di stoccaggio di CO2 che ENI propone nei giacimenti esauriti al largo delle coste ravennati. Si tratta di un progetto che non risponde alle esigenze climatiche, ma che anzi finisce inevitabilmente per dilungarsi ancora nel tenere in vita il fossile.

Il Sindaco e le istituzioni ravennati, invece di arrogarsi il diritto di parlare a nome di tutta la comunità ravennate, e sbandierare un’ unanimità che in realtà è tutta da dimostrare, farebbero bene ad impegnarsi per promuovere essi stessi un vero dibattito democratico, e adoperarsi per fare di Ravenna un vero centro avanzato di ricerca per la transizione energetica basato sul forte ed irreversibile sviluppo delle energie rinnovabili.

          Campagna   "Per il Clima - Fuori dal Fossile" – Coordinamento di Ravenna

 Ravenna, 18 gennaio 2021

Lanciato dall'Anpi. L'associazione nazionale partigiani ottiene il consenso di sindacati, associazioni e partiti in nome della Costituzione

 

«Uniamoci per salvare l’Italia. Per sconfiggere la pandemia, ricostruire il paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte, urge l’impegno delle forze migliori della società. Occorre una nuova visione per il nostro paese».

A sottoscrivere l’appello, oltre all’Anpi, Cgil, Cisl e Uil, le Acli, Aned, Anppia, Arci, Articolo 1, Articolo 21, Ars,Comitati Dossetti, Cdc, Legambiente, Libera, Libertà e Giustizia, alcuni partiti (M5s, Pd, Sinistra italiana, Prc), Rete della conoscenza, 6000 sardine e Udu.