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Ma come si fa a dire, come ha fatto la Meloni, che “l’elezione diretta del capo del governo non significa togliere potere al capo dello Stato”?

Se il presidente del consiglio viene eletto a suffragio universale per 5 anni, come prevede la riforma, è ovvio che la sua nomina da parte del Presidente della Repubblica diventa un fatto dovuto, un atto notarile, difformemente da quanto previsto dell’attuale art. 92 della Costituzione.

Inoltre l’art 88 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica possa, “sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse”. Con la riforma invece, se per due volte il governo non riceve la fiducia delle Camere, “il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere”, il che vuol dire che non è un più un potere ma un dovere.

Di conseguenza la riforma, piaccia o meno alla presidente del consiglio, toglie due poteri fondamentali al Presidente della Repubblica. Non solo: la riforma prevede di mettere in Costituzione il principio maggioritario per la legge elettorale, per cui la lista che vince – mettiamo – col 36% dei voti, si becca il 55% dei seggi. Elezione diretta del presidente del consiglio e maggioritario in Costituzione vogliono dire che il parlamento non conterà più e che le opposizioni avranno un peso insignificante.

In realtà l’introduzione del cosiddetto premierato cambia la natura stessa della Costituzione, trasformando la democrazia parlamentare in democrazia di investitura, come esplicitamente affermato nella relazione di presentazione della legge.

Il suo abbinamento con l’autonomia differenziata in base al progetto Calderoli, che conferisce diritti diversi a seconda delle regioni, darà vita a un mostro istituzionale, un Frankenstein tendenzialmente autoritario, che accentuerà le distanze fra regioni ricche e regioni povere, con tanti saluti al principio di eguaglianza.

Gianfranco Pagliarulo

"Un uomo in mare" è una favola distopica contro l'assuefazione alle notizie tragiche e all'indifferenza

emergency migranti morti in mare spot video © ALESSANDRO BREMEC / NURPHOTO / NURPHOTO VIA AFP - Commemorazione strage migranti in mare

AGI - Passano gli anni e poco cambia. Anzi il rischio è l'assuefazione alle notizie tragiche, l'indifferenza. C'è questo e molto altro nel breve filmato di Emergency e Ogilvy “Uomo in mare”, realizzato per le festività. È messa in scena una favola distopica: su una spiaggia assolata un bagnino prova a salvare una persona che sta annegando a pochi metri dalla riva. I bagnanti lo bloccano con alcuni luoghi comuni su migrazioni e accoglienza: “Chissà da dove arriva quello lì”, “Ma poi dove lo mettiamo? Qui non ce lo voglio”, “Finché sanno che c’è qualcuno che li salva, continueranno a fare il bagno”.

E ancora: “Quelli non hanno voglia di fare niente” e “Dovrebbero starsene a casa loro”. Circondato da un gruppo di persone che gli impediscono di muoversi, il bagnino non riesce a buttarsi in acqua. E l’uomo in mare annega di fronte all’indifferenza collettiva. Un video triste, di effetto e che fa riflettere. E poi basterebbe leggere i numeri dei migranti che si inabissano nel mare. 

Il Mediterraneo continua a essere un cimitero. Provando ad attraversarlo, nel 2023 sono morte o scomparse almeno 2.678 persone. Dal 2014 ad oggi, le vittime sono state più di 28mila. Donne, uomini, bambini e famiglie sono annegati cercando di raggiungere l'Europa per avere un futuro e per vedere i loro diritti rispettati. In assenza di canali sicuri e legali di accesso, il lavoro della flotta civile è fondamentale per non rimanere a guardare.

È questo il messaggio lanciato dal video di Emergency realizzato in collaborazione con Ogilvy. Un augurio per il nuovo anno e una pratica messa in atto da Emergency che, oltre al lavoro nelle zone di guerra e crisi, con la sua nave Life Support si occupa di soccorrere le persone migranti che attraversano il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. “I diritti devono essere di tutti, altrimenti sono solo privilegi” diceva Gino Strada, nostro fondatore. Questa frase, che ispira ogni progetto di Emergency, ha ancora più senso scritta sulle murate della Life Support, la nave che soccorre chi è costretto a rischiare la vita nel Mediterraneo per arrivare in Europa. Servono canali di accesso legali e sicuri e una missione di soccorso coordinata a livello europeo, ma intanto non si può restare a guardare. In un anno di navigazione e in quattordici missioni, la nave di Emergency ha soccorso 1.219 uomini, donne, bambini, minori che viaggiavano soli.

“Quella tra Ogilvy ed Emergency è una lunga storia che ci ha portato ad affrontare ogni anno temi di portata universale. – afferma Giuseppe Mastromatteo, President & Chief Creative Officer di Ogilvy Italia – Quest’anno ci ha anche portato a sperimentare un nuovo linguaggio pubblicitario, un tone of voice completamente diverso, nuovo per Emergency ma anche per le ONG, con l’intento di interrompere il costante flusso di contenuti online e catturare l’attenzione su un tema che richiede una profonda riflessione”.

Ciò che temevano si è avverato. Sono passati più di 7 mesi dall’alluvione di maggio e i Comitati Riuniti Frane e Alluvioni Emilia Romagna dichiarano di vivere una “tragicommedia italiana: denaro promesso, ma bloccato dal dedalo burocratico”.

alluvione lugo

 “In una nazione dove le tragedie si susseguono come le stagioni, gli alluvionati attendono ancora. Attendono la fine di un incubo burocratico che, più che aiutare, sembra schernire la loro disperazione – dichiarano  –. In primo piano c’è la famigerata piattaforma Sfinge, un labirinto di problemi che, anziché semplificare, sembra essere stata progettata da un qualche moderno Minosse per tenere gli aiuti lontani da chi ne ha bisogno”.
 

“Parliamo poi delle normative tra inquilini e proprietari – un gioco di serie A e serie B – dove, per ragioni oscure, solo uno può avanzare la richiesta di risarcimento. Un enigma degno di un rompicapo di Agatha Christie. E i 48 milioni già fruibili dal 6 luglio scorso per le auto danneggiate frutto delle donazioni fatte col cuore dai cittadini per aiutare gli alluvionati? Ah, sì, il decreto “machiavellico”, promesse di liquidità trasformate in un miraggio. I cittadini, anziché ricevere l’aiuto promesso oltre un mese fa, si trovano a vagare in un deserto di confusione e ritardi – continuano dai Comitati -. Finora, gli unici fondi erogati sono stati i 5000 euro per il soccorso immediato, una goccia in un oceano di bisogni. Ma non finisce qui. In questa commedia dell’assurdo, l’unico aspetto che sembra funzionare con precisione svizzera sono i controlli, quasi ossessivi, per recuperare quei pochi aiuti erogati”.

“I censimenti sembrano più un gioco della tombola che un serio tentativo di mappare i bisogni reali, con controlli a macchia di leopardo e distribuzione di briciole affidata alle sempre presenti associazioni come la Croce Rossa” proseguono gli alluvionati.

“La messa in sicurezza del territorio, argomento tanto caro ai discorsi istituzionali, rimane un miraggio, con l’incuranza nel non accettare le voci di spesa per paratie e valvole di non ritorno. Si prospetta un ripristino del territorio ‘come prima’ entro maggio, ma in questa promessa c’è una sottile ironia: ‘come prima’ non è sufficiente e non rassicura” sottolineano dai Comitati Riuniti Frane e Alluvioni Emilia Romagna.

“In conclusione, ciò che emerge da questa situazione è un ritratto amaro e sarcastico di un’Italia alle prese con l’emergenza, dove l’inefficienza e la burocrazia creano un circolo vizioso di speranze deluse e attese interminabili. Un paese dove, a quanto pare, navigare nell’alluvione della burocrazia è più difficile che nell’alluvione stessa” terminano dai Comitati Riuniti.

L’esecutivo destina 29,5 milioni per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare ad Assoprevidenza. Cgil: “Scelta autoritaria”

Nessuna retromarcia, con un blitz notturno di Fratelli d’Italia e Italia Viva “il governo ha deciso di affidare tutte le funzioni del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare, ente terzo voluto dal Parlamento, a una struttura privata, Assoprevidenza, garantendo alla stessa anche la piena disponibilità di 29,5 milioni di euro. Si tratta quindi di risorse pubbliche assegnate a un organismo privato in modo totalmente discrezionale”. È quanto afferma la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione.

“Sembrerebbe, infatti, pronto - prosegue la dirigente sindacale - il decreto ministeriale per rendere attutiva quella scelta avvenuta a fine luglio con un emendamento al decreto Pa 2, che avevamo già commentato come assolutamente sbagliata”. Il rilancio delle adesioni alla previdenza complementare è un punto centrale della piattaforma sindacale unitaria ma, nonostante i continui annunci di proseguire il confronto con le organizzazioni sindacali, “la realtà è molto chiara: il governo decide di andare avanti in modo autoritario, senza la condivisione di un percorso con le organizzazioni sindacali”.

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Nonostante le modifiche introdotte in Senato alla Legge di Bilancio sul capitolo previdenziale, giudizio della Cgil resta negativo. “Si continua a fare cassa - sottolinea la sindacalista - sulla previdenza: altro che 41 anni di contributi per tutti, come avevano promesso in campagna elettorale. I pubblici, coinvolti dalla revisione delle aliquote di rendimento, rischiano addirittura di accedere alla pensione con 48 anni di contribuzione, per evitare il taglio. Mentre le deroghe introdotte, di fatto, sposteranno l’accesso al pensionamento per tutte e tutti”.


“Sono riusciti nell’impresa clamorosa - conclude Ghiglione - di peggiorare la legge Fornero, azzerando qualsiasi forma di flessibilità in uscita, e a tagliare la perequazione delle pensioni continuando a manomettere il meccanismo di rivalutazione. Un risultato peggiore di qualsiasi previsione negativa”.

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Picco di sbarchi e salvataggi di migranti, le ong percorrono centinaia di miglia per portarli in salvo. Il fallimento delle politiche dei respingimenti

A Lampedusa 20 approdi in 24 ore con oltre 700 migranti sbarcati, in Sardegna sono arrivate via mare 43 persone in 12 ore, la Sea Watch sta portando in salvo 119 persone che stavano naufragando nel Mediterraneo, la Sea-Eye 4 ne porta106. Con le condizioni meteorologiche favorevoli, nonostante le basse temperature in mare, aumentano gli sbarchi di migranti partiti nei giorni attorno a Natale, principalmente dai porti di Libia e Tunisia, i due Paesi con i quali Italia e Unione europea hanno fatto accordi in materia di migranti.

Una nota, quest’ultima, che non è polemica, ma sottolinea solamente l’evidenza. Come un altro dato incontrovertibile è l’ennesima applicazione delle norme del governo Meloni per salvataggio e trasporto dei migranti da parte delle ong: la Sea Watch dalla vigilia di Natale sta percorrendo 1.150 km in mare con a bordo 119 immigrati perché il porto di sbarco destinato dalle autorità italiane è quello di Marina di Carrara, mentre i salvataggi sono avvenuti fra la Sicilia e l’Africa settentrionale.

In un tweet Sea Watch Italy, nel fare sapere di avere soccorso "donne, uomini e bambini (il più giovane ha 3 anni) in pericolo di vita nel Mediterraneo centrale", ha dichiarato: “Lo scopo di questi porti distanti è quello di tenere le navi di soccorso lontane dall'area delle operazioni, in modo da non poter salvare altre persone in pericolo”. La prefettura di Massa Carrara si è già attivata per accogliere i migranti, con procedure che dovrebbero ormai essere collaudate, visto che si tratta del nono sbarco dall’inizio di quest’anno.


Lo stesso vale per la Sea-Eye 4 che ha recuperato i migranti nella zona di ricerca e salvataggio maltese ed è stata indirizzata a Brindisi. Tra le persone recuperate ci sono 40 minorenni, riferisce la ong tedesca, i più piccoli hanno cinque e sei anni e sono accompagnati dai genitori. Un ragazzo di 13 anni della Guinea e un ragazzo di 14 anni del Mali sono soli. Sono partiti dalla Tunisia a Santo Stefano in fuga da Paesi come Eritrea, Guinea, Camerun, Mali, Gambia e Senegal. Secondo quanto riferito dalla organizzazione non governativa il centro maltese di coordinamento dei soccorsi responsabile non ha risposto alle segnalazioni.

Andando a leggere i dati pubblicati dal sito internet del Viminale si legge che gli sbarchi rilevati dal Dipartimento della Pubblica sicurezza dal primo gennaio 2023 al 27 dicembre sono stati 154.526, contro i 102.530 dello stesso periodi del 2022 e i 66.482 del 2021. Tanti i minori non accompagnati, oltre 17 mila solamente quest’anno. Tutti numeri che dichiarano il fallimento delle politiche migratorie del governo.

Potremmo ancora una volta fare il riepilogo dei decreti approvati in materia, ma le conclusioni sarebbero sempre le stesse: provvedimenti fondati su principi sicuritari e non di accoglienza, con provvedimenti che, non solamente penalizzano le ong impegnate nei salvataggi in mare, ma criminalizzano i migranti, stringendo le maglie per i rimpatri con pesanti ripercussioni anche sui minori non accompagnati sottoposti a misure sempre meno rispettose dei loro diritti.

 

Il segretario generale Ituc: “Dobbiamo essere ai tavolo in cui si decide la transizione verde. Il lavoro sia protagonista, nessuno deve rimanere indietro”

Confederazione sindacale internazionale - Wikipedia

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Il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, Luc Triangle: “Siamo di fronte a una transizione necessaria verso economie e industrie più sostenibili. Non possiamo fermarla, ma vogliamo che i lavoratori non ne paghino il prezzo. Questo significa che i sindacati devono essere parte integrante della transizione. Perciò dobbiamo essere ai tavoli in cui vengono prese le decisioni sul come prende forma la trasformazione globale dell’industria e del lavoro”.