Come Circolo Legambiente Lamone di Faenza abbiamo ritenuto, finora, di non fare dichiarazioni pubbliche dopo le due alluvioni di inizio e metà maggio, ma piuttosto di contribuire, per la nostra parte assieme a militanti di Legambiente di altre città e migliaia di altri volontari singoli e di associazioni, ad affrontare la prima fase dell'emergenza, per la verità non ancora conclusa.
Ma poi le iniziative successive dovranno occuparsi di chi faticosamente potrà rientrare nelle case danneggiate e di chi invece non potrà farlo, delle attività economiche e produttive, della viabilità...
Il Governo ha preso l'impegno di garantire i famosi ristori al 100%, ricordiamocela questa promessa! Non che sia impossibile da mantenere, ma per farlo dovrebbe spostare risorse oggi destinate alle spese militari e pensate per ridurre le tasse a chi già ne paga poche.
I primi provvedimenti, come il “Contributo di autonoma sistemazione” (Cas) e il “Contributo di immediato di sostegno alle famiglie” (CIS), sono utili ma evidentemente insufficienti.
Per quanto riguarda la sospensione dei pagamenti amministrativi fino al 31 agosto, noi pensiamo che i cittadini che non hanno avuto danni potrebbero pagare anche subito, contribuendo a far entrare risorse necessarie alle casse degli Enti Locali, mentre i cittadini colpiti dai danni dovrebbero essere esentati dai pagamenti di IMU, TARI, ecc. e delle bollette; in particolare, per quando riguarda l'acqua, è necessario che anche Hera faccia la sua parte, rinunciando a far pagare questi consumi.
Oggi, contemporaneamente a tutto questo, è necessario tentare di compiere qualche approfondimento per contrastare narrazioni sbagliate, che circolano ampiamente, e immaginare cosa è necessario fare per il futuro.
Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che non c'è un'unica causa per questa tragedia, ma ce ne sono molteplici, e andrebbero affrontate tutte, pur con le complessità che richiedono.
Noi pensiamo che indubbiamente siamo di fronte ad “eventi estremi”, che i cambiamenti climatici in atto potranno indurre con maggiore frequenza (magari assieme a periodi di siccità); questo, per di più, in un territorio naturalmente fragile. Per l'assetto idrogeologico delle nostre colline (aggravato anche dall'abbandono di alcune zone); oltre che per la vulnerabilità della pianura, ampiamente antropizzata, con una rete idraulica in gran parte artificializzata, un grande consumo e impermeabilizzazione dei suoli, ampie autorizzazioni ad abitazioni anche in luoghi a rischio...
Sono scelte che vengono da lontano, che hanno caratterizzato il modello di sviluppo fondato sulla “crescita infinita” (sul consumo delle risorse naturali ed energetiche fossili) di questa regione, come di altre, ma continuano a perpetuarsi nelle politiche economiche e amministrative correnti.
Questa logica è la responsabilità politica principale che noi imputiamo agli amministratori ai vari livelli, logica che adesso dovrebbe essere ribaltata non per “ricostruire come prima”(come ha detto il Presidente della Regione), ma piuttosto per “ripensare unitariamente tutta l'organizzazione del territorio dall'appennino al mare” (come affermato dai Sindaci di Cervia e di Faenza) o anche (secondo il Sindaco di Lugo) “cominciare a de-costruire e rendere di nuovo permeabile parte del territorio”.
Posizioni non molto diffuse tra gli Amministratori, infatti, lo stesso Sindaco di Ravenna continua a dire che “ il tema del consumo di suolo c’entra poco." e infatti la sua Amministrazione ha deliberato proprio in questi giorni altri 66.000 mq di nuove urbanizzazioni.
Si sono sentite poi tante banalità e sciocchezze sulla responsabilità degli ambientalisti che impedirebbero “la pulizia dei fiumi e difendono le nutrie ..”, da ultimo dai rappresentati delle varie formazioni della destra in Consiglio Comunale di Faenza che, oltre a negare le evidenze scientifiche dei cambiamenti climatici, avendo loro studiato su altri libri, avrebbero la ricetta per risolvere i problemi: alzando gli argini e abbassando gli alvei dei fiumi...
Quando semmai il problema non è trovare spazi verticali per contenere l'acqua ma piuttosto spazi orizzontali. Da questo punto di vista la questione delle casse di espansione per il percorso del Lamone, del Marzeno, del Senio, come di altri fiumi, è una delle necessità concrete.
L'Autorità dei bacini regionali romagnoli, nel 2010 aveva commissionato uno studio: Valutazione delle possibilità di laminazione delle piene del fiume Lamone a monte del tratto arginato (di cui la nota allegata).
Se alcune di queste opere, comunque pensate su parametri oggi non più attuali, fossero state fatte certamente non avrebbero evitato tutti i danni, ma ovviamente li avrebbero attenuati.
Su questo, come su altri aspetti, servono riflessioni approfondite con la messa a confronto delle varie competenze tecniche e scientifiche, per i necessari interventi di mitigazione e adattamento. Ad esempio i Piani Urbanistici Generali, fatti o da fare, dovranno essere profondamente cambiati, le responsabilità che si individuano vanno denunciate, ma non si tratta di trovare capri espiatori, piuttosto di prendere coscienza che è necessario cambiare il modello di sviluppo e di rapporto con la natura che abbiamo costruito, ripensando a tutta la gestione del territorio.
Legambiente Lamone Faenza, nei prossimi mesi, non si sottrarrà al compito di organizzare incontri con persone competenti per riportare la discussione, entro un ambito documentato, su quanto l’accaduto ci interpella in merito a ciò che dovremo fare nei prossimi anni per ridare sicurezza ai nostri territori.
Faenza, 12 giugno 2023 Circolo Legambiente Lamone Faenza
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