L’Europa si ritrova compatta nella corsa al riarmo e al vertice straordinario di Bruxelles i 27 danno l’ok, con qualche distinguo, al piano von der Leyen. Italia contraria all’uso dei fondi di coesione e all’invio di truppe in Ucraina. Sul sostegno a Kiev lo strappo di Orbán
Riarmo Via libera dal Consiglio straordinario al piano di Ursula tutto incentrato su difesa e Ucraina. Ma sugli aiuti a Zelensky Orbán si sfila
Il cancelliere uscente Scholz con l’entrante Merz – Ap/Fabrizio Bensch
Una bandierina russa, di quelle tipo festoni che si appendono ai compleanni o ai ricevimenti, spunta dall’alto del reparto verdure della mensa del Consiglio.
CHI SE NE ACCORGE sgrana gli occhi o sorride. Chiunque l’abbia esposta, non potrebbe aver fatto un gesto più beffardo, nel giorno in cui l’Ue si stringe in modo solenne intorno all’Ucraina e promette di continuare a sostenerla a ogni costo «nella sua lotta esistenziale per la sovranità l’integrità territoriale», come dice Ursula von der Leyen.
È anche un piccolo incidente in un summit che si svolge per colmare il vuoto europeo tra la minaccia russa e la rottura transatlantica di Trump. Arrivato a Bruxelles, il presidente ucraino Zelensky ringrazia tutti i leader europei «per il forte sostegno dall’inizio della guerra», come dice all’entrata di un Consiglio straordinario tutto dedicato alla difesa europea e all’Ucraina.
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Schlein: «Sul no al riarmo insisteremo»Dall’altra parte della piazza in cui i leader dei Ventisette insieme ai vertici europei decidono come mettere a terra il piano di riarmo targato Ursula, la facciata del palazzo che ospita il servizio diplomatico è tappezzato dall’opera di un artista ucraino, con la scritta «How many times?» (quante volte?). Declinata come: quante volte ho dovuto contare sulle mie forze? «È importante che gli ucraini non siano lasciati soli», dichiara poi il presidente Zelensky, uscendo da un’ora e mezzo di colloquio con i leader, soddisfatto per lo sforzo bellico di Bruxelles.
PROPRIO SUGLI AIUTI all’Ucraina rimane il veto dell’Ungheria, e l’Europa si ritrova ad approvare quella parte del documento senza Budapest. Tutti d’accordo, invece, Orbán compreso, nella parte riguardante la difesa, che recepisce le proposte del piano di riarmo lanciata da von der Leyen alla vigilia del summit.
«Il Consiglio – si legge nelle conclusioni – sottolinea la necessità di continuare ad aumentare in modo sostanziale la spesa per la sicurezza e la difesa dell’Europa» e accoglie con favore le proposte della Commissione «per agevolare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri».
Si tratta di
leve che vanno dalle emissioni della Commissione Ue in prestito agli stati (150 miliardi) all’utilizzo delle clausole di salvaguardia per allentare il patto di stabilità, dal possibile utilizzo dei fondi di coesione agli interventi della Bei, fino alla mobilitazione del capitale privato.
LE PROPOSTE indicano genericamente i possibili campi di finanziamento, ma non la modalità, che dovranno essere dettagliate dopo l’avvio dell’iter legislativo. Però da oggi la strada è tracciata, il piano è approvato approvate senza battere ciglio, se non su alcuni dettagli, da tutti i governi. Compreso quello spagnolo del socialista Pedro Sánchez.
Rimangono fuori una serie di modalità, non menzionate nella proposta von der Leyen, ma che comunque circolano da tempo. Nessuna decisione in merito all’ombrello nucleare, riproposto da Emmanuel Macron nel suo indirizzo alla nazione alla vigilia del summit, nonostante l’interesse di Polonia, Danimarca, mentre il vero e proprio rilancio era arrivato dal vincitore delle elezioni tedesche Merz.
Non è stata esaminata neppure un’altra opzione di possibile finanziamento, come quella della confisca dei circa 200 miliardi di asset russi al momento congelati nei forzieri europei, che rimane divisiva. Contrario il premier belga Bart De Wever che boccia una mossa «che potrebbe anche sconvolgere l’ordine finanziario mondiale». Il Belgio d’altronde è il paese che detiene la gran parte dei beni di Mosca presso la società di servizi finanziari Euroclear.
QUESTO VERTICE segnala soprattutto che il vento è cambiato nella principale capitale europea, cioè Berlino. A Bruxelles c’erano tutti e due i cancellieri: l’uscente Scholz, che è ancora in carica, ha preso parte al vertice dei leader, mentre quello in pectore Merz era la mattina alla riunione preparatoria del Ppe.
Berlino ha ormai rotto il fronte dei frugali, con l’accordo Cdu-Spd sul freno nazionale al debito che permette anche le spese militari e con la richiesta all’Ue di estendere in termini temporali la flessibilità sulle spese per la difesa. Una vera svolta, se solo si pensa alla centralità da sempre attribuita dai tedeschi al Patto di stabilità e al rigore nei conti.
SEMAFORO VERDE, dunque, alle spese di riarmo e ritorno in grande stile del protagonismo della Germania dopo una breve eclissi europea. Ma questo vertice segna anche la fine dell’unanimità a 27 (con l’Ungheria fuori). L’Unione armata guarda oltre: vuole coalizzare tutto l’occidente non trumpiano e antirusso.