I DATI. Il rapporto Pendolaria 2023: treni poco frequenti, linee ferroviarie interrotte o a binario unico, risorse inadeguate. In Italia il settore resta al palo, soprattutto al Sud. «Servono 2 miliardi all’anno fino al 2030 per centrare gli obiettivi europei»
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Ritardi infrastrutturali, treni poco frequenti, linee interrotte o a binario unico, risorse inadeguate: in Italia la transizione ecologica del trasporto su ferro resta al palo. Al Sud la situazione peggiore: Circumvesuviana, Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, Catania-Caltagirone-Gela sono tra le linee peggiori del paese. Il rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente fotografa i ritardi e avverte: «Per rispettare gli obiettivi del Green deal europeo servono 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Basta inseguire inutili opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto di Messina».
Dal 2018 al 2022 le metropolitane sono cresciute appena di un chilometro e mezzo all’anno. Anche per le nuove tranvie il dato medio dell’ultimo quinquennio è deludente: 2,1 chilometri all’anno (zero negli ultimi tre). Al Sud, in particolare, circolano meno treni e più vecchi: età media 18,5 anni, in calo rispetto ai 19,2 del 2020 ma molto più elevata degli 11,9 anni del Nord. Le linee, poi, sono in larga parte a binario unico e non elettrificate. Le corse dei treni regionali in Sicilia, ad esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia (su una popolazione, rispettivamente, di 5 e 10 milioni). Tra Napoli e Bari non esistono treni diretti. Ancora in Sicilia, la linea Palermo-Trapani (via Milo) è chiusa dal 2013 a causa di smottamenti del terreno e la Caltagirone-Gela è chiusa per il crollo del Ponte Carbone nel 2011. In Puglia la tratta Corato-Andria è ancora inattiva a 6 anni e mezzo dall’incidente del 2016 che causò 23 morti.
Dal 2010 al 2020 sono stati fatti più investimenti per il trasporto su gomma che su ferro: sono stati realizzati 310 chilometri di autostrade (più migliaia di chilometri di strade nazionali) a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 chilometri di tranvie. Senza investimenti le criticità restano tali. La classifica delle linee peggiori vede nelle prime posizioni: l’ex Circumvesuviana nel napoletano, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara-Biella-Santhià. In Campania, in particolare, nel 2021 ci sono stati solo 245 treni in circolazione con un’età media di 21,4 anni, il 72% ha più di 15 anni. Il parco rotabile di Eav (ex Circumvesuviane, Sepsa e MetroCampania NordEst) ha 25 anni di media. La conseguenza sono le corse scarse e spesso soppresse per guasti con il numero di persone che usa il trasporto pubblico diminuito del 43,9%.
Legambiente chiede al governo un investimento di 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale (acquisto e revamping dei treni) più 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie e linee suburbane. Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030 «recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili». Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «Il processo di riconversione dei trasporti in Italia è fondamentale se vogliamo rispettare gli obiettivi del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Per questo bisogna smettere di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto»