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Comunicato del 26 maggio 2015
Quello del 31 maggio è un voto per alcune (importanti) Regioni [a Faenza si vota soltanto per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale ndr], precisamente: Veneto, Campania, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, e Puglia. Sette regioni così importanti che, secondo alcuni organi di stampa, l’esito assume anche il carattere di un mini-test, di natura politica. Come spesso accade, di questi tempi, la campagna elettorale non è stata brillante: perché non sono stati molti gli argomenti veramente approfonditi, le liste sono apparse in vari casi, discutibili, anche con candidati definiti in molti casi “impresentabili”, molta incertezza c’è stata se si tratti davvero di un voto per questa o quella Regione e per una buona amministrazione, oppure di un voto politico.
Nonostante tutto questo e – soprattutto - nonostante che alcune incredibili candidature vengano qua e là presentate, al limite della mancanza di pudore, questo voto è rilevante per la buona amministrazione di Regioni molto importanti e per il quadro politico del Paese.
Bisogna dire – peraltro – che c’è stato un poco nobile sforzo per ridurne l’importanza, perché l’insistenza nel presentare candidati impresentabili e nel sostenere candidature inaccettabili (non importa per quali motivi, che sono diversi) non giova certo a suscitare gli interessi dei cittadini ed anzi fa molto riflettere su una politica, che non ne vuole sapere di rigenerarsi (non alludo a tutta, ovviamente) e che non capisce che questi fatti sembrano costruiti apposta per disilludere e allontanare i cittadini onesti. Noi continueremo a condannarli, ora e sempre, questi episodi e queste vicende, perché teniamo ad un concetto di “etica” che emerge anche dalla Costituzione, ma non è molto diffuso nel comune sentire. Ma, allo stesso modo, siamo contrari all’antipolitica, pur così diffusa, (e spesso anche strumentalmente ed inutilmente). È giusto chiedere il rinnovamento della politica, ma sapendo che essa è necessaria proprio perché la politica – in democrazia – è elemento fondamentale della nostra vita, come l’aria che respiriamo.
Ed è questo l’appello principale che rivolgiamo ai cittadini: la Costituzione attribuisce la sovranità al popolo, ma occorre che il popolo la eserciti; ci sono molti modi, ma il più alto è quello di esprimere il voto, perché con quello si mandano persone, donne e uomini, a gestire la cosa pubblica. Restare assenti o comunque non esprimersi, significa non esercitare un diritto fondamentale, ma anche (e peggio) contribuire a scelte che poi potranno apparire non condivisibili. Un vero cittadino deve votare, per ragioni di coscienza e per un dovere pubblico, anche se non sanzionato in maniera tangibile. La democrazia è partecipazione e poiché non possiamo decidere tutti insieme, come avveniva nell’antica Grecia, bisogna eleggere dei rappresentanti e poi pretendere che essi esercitino la loro funzione “con disciplina e onore”, come recita l’art. 54 della Costituzione.
Noi non diamo indicazioni di voto, che non siano quelle tipiche della nostra Associazione, non quindi per questa o quella lista o per questo o quel candidato; invitiamo le cittadine e i cittadini, prima di tutto, a recarsi alle urne e ad esprimere il loro voto; e poi a privilegiare, nella scelta, coloro su cui si può riporre una sicura fiducia, in tema di pratica concreta dell’antifascismo e della democrazia; ed anche in tema di irreprensibilità politica e morale. Nessuno resti a casa, dunque, il 31 maggio, ognuno vada a votare ed esprima un voto che significhi fiducia e speranza per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi