Il risultato elettorale è andato peggio di ogni più funesta previsione.
L’analisi che ne consegue non può non essere netta, contraddistinta da luci (poche) ed ombre (molte).
Gli aspetti negativi di questo voto sono per me certamente da individuare nei seguenti fatti:
il bacino elettorale
LEU non è riuscito in alcun modo ad intercettare i voti in uscita dal Partito Democratico che sono stati quasi totalmente riversati sul Movimento 5 Stelle individuato dagli elettori come una forza politica credibile e in grado di poter “contare” (e non come il “populismo” e “l’antipolitica” come spesso superficialmente sono stati etichettati all’interno di una sinistra autoreferenziale e impermeabile agli stimoli provenienti dalla società).
I territori
In questa analisi non si può sottacere in alcun modo un altro dato.
I territori, pur impegnati nell’organizzazione di una fittissima rete di iniziative in campagna elettorale, non sono riusciti ad andare oltre, non sono riusciti a parlare con coloro con i quali abitualmente non parliamo, ci siamo ripiegati su noi stessi convincendo i già convinti della bontà delle nostre idee. Abbiamo un sistema di comunicazione sbagliato, da aggiornare ai tempi e all’elettorato. Dobbiamo uscire, farci vedere, parlare con le persone, non solo e sempre con e fra di noi.
I candidati
I candidati eccellenti oggi non sono più “un valore aggiunto”, ma forse, paradossalmente, un valore che si rivolta contro se stesso. Occorre discontinuità, quella vera, quella viscerale.
Guardiamo gli eletti sui territori e guardiamo soprattutto i “non eletti” di LEU.
Abbiamo al nostro interno eccellenze assolute che però sono state piegate a logiche vecchie di apparato e di ponderazione fra i componenti del percorso elettorale. Abbiamo eccellenze che meritavano sul campo un altro mandato per portare avanti le molte attività in cui si sono spesi che abbiamo subordinato ad una scelta dirigista e romanocentrica. Questo modo di fare politica NON PAGA PIU’. Dobbiamo dircelo. Dobbiamo chiedere alla Dirigenza Nazionale un passo indietro (o avanti, decidete voi!) vero, deciso, forte.
i giovani
non vengono da noi più intercettati, non offriamo spazi democratici, guardiamo con diffidenza a tutti quelli che si affacciano da noi, non diamo loro prospettive ( un esempio su tutti: parlare di ripristinare l’articolo 18 a chi non sa neanche cos’era l’art. 18 non può funzionare), non parliamo il loro linguaggio. Oggi chi vuol cambiare il mondo e ha meno di 30 anni vota Movimento 5 Stelle, non più la sinistra come negli anni 60 e 70. Allora eravamo in grado di rappresentare le battaglie sociali, oggi per la maggioranza dei giovani, rappresentiamo noi stessi.
Il PD
E’ giunto il momento di tagliare il cordone ombelicale. Basta compromessi ed ammiccamenti. Dobbiamo essere altro! Se continuiamo a percepirci come la spalla di qualcun altro non possiamo lamentarci del fatto che anche gli elettori ci vedono così
La coerenza e la credibilità
Termino questa analisi con due concetti per me indissolubili fra loro e per questo ancor più importanti. La coerenza politica porta credibilità, la credibilità si conquista con la coerenza dei comportamenti e delle scelte. Lasciando ad altri le analisi più approfondite mi limito ad affermare che LEU nel percorso di aggregazione, di individuazione delle candidature, di “continuità” con un passato che non sempre ci ha fatto onore non è stata in grado di garantire coerenza e credibilità, non nelle persone, ma nel progetto politico.