L'atomo fuggente. Assente anche il nostro ambasciatore. Il sindaco di Nagasaki, Shiro Suzuki, difende la sua scelta di non invitare il rappresentante israeliano, che scatena la diserzione del G7
Il sindaco di Nagasaki Shiro Suzuki - Ap
Quando gli hibakusha parleranno, avranno di fronte anche sedie vuote. Gli ambasciatori dei paesi occidentali del G7 (compreso l’italiano Gianluigi Benedetti) e dell’Unione europea a Tokyo non ascolteranno i sopravvissuti della bomba atomica del 9 agosto 1945, perché non andranno a Nagasaki. La decisione di inviare funzionari di rango minore al 79esimo anniversario del bombardamento nasce dal mancato invito delle autorità cittadine a Israele.
UNA SCELTA che il sindaco Shiro Suzuki ha difeso anche ieri. «È un peccato che i loro ambasciatori non parteciperanno ma non ci sono cambiamenti nella nostra decisione», ha detto in conferenza stampa. Il primo cittadino ha ribadito che non si tratta di una scelta politica ma di «sicurezza» e opportunità, visto che la priorità è condurre la cerimonia «in un’atmosfera pacifica e solenne». Negli scorsi mesi, in Giappone ci sono state diverse manifestazioni di solidarietà a favore di Gaza. Attivisti e sopravvissuti hanno polemizzato con l’amministrazione di Hiroshima per aver invitato Israele alla cerimonia del 6 agosto, che solitamente riceve maggiori attenzioni internazionali. Fuori dall’evento ci sono state anche alcune proteste pacifiche.
Nagasaki ha preso una strada diversa, come spesso accaduto nella sua storia. Porto aperto a portoghesi e olandesi, fu l’unico luogo di scambio commerciale e culturale con l’occidente durante il sakoku, la lunga era dell’isolamento giapponese tra il XVII e il XIX secolo. Fu anche una delle città più ostili al fascismo militarista del secolo scorso. La tragedia dell’atomica ha segnato Nagasaki, in grado comunque di ripartire e uscire anche dall’ombra del suo passato. Un’ombra che però, visti i conflitti in corso, torna a farsi scorgere. Al contrario di Hiroshima, Suzuki ha invitato il vice capo della missione generale della Palestina in Giappone.
«SEGUO tutti i giorni le notizie e piango quando vedo i bambini di Gaza sotto le bombe», dice Kokuyo Nakamura, 99enne sopravvissuta a “Fat Man”, in un’intervista ad AJ+ virale sui social. D’altronde, lo stesso Suzuki divenuto improvvisamente il bersaglio delle critiche occidentali, è il figlio di una coppia di sopravvissuti del bombardamento. La sua decisione dà qualche imbarazzo a Fumio Kishida, che ha fatto del rafforzamento dell’alleanza militare con gli Stati uniti il suo cavallo di battaglia. Il premier dovrebbe comunque essere presente alla cerimonia, prima di partire per un viaggio in Kazakistan e Uzbekistan che lo porterà a presiedere il summit di dialogo tra Giappone e Asia centrale. Prima del tour, ha chiesto al Partito liberaldemocratico di accelerare il dibattito sulla revisione della costituzione pacifista. Se ne parla da tempo, con Tokyo che cerca di adattarsi alle nuove «sfide internazionali» e accelerare il riarmo. Eppure, alla richiesta di individuare i temi da affrontare alle imminenti elezioni interne per il leader del partito di governo, in un sondaggio della Nhk solo il 3% degli intervistati ha menzionato la revisione costituzionale, dando invece priorità all’economia e alla riforma del sistema di finanziamento alle forze politiche.
LA LINEA del governo centrale non convince nemmeno a Okinawa, che ospita la maggior parte delle truppe statunitensi in Giappone. Il governatore Denny Temaki ha appena annunciato che a settembre andrà negli Stati uniti per chiedere una riduzione del contingente militare, definito un «peso eccessivo» anche a causa di una serie di presunti reati (soprattutto di natura sessuale) commessi da personale americano