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Decine di milioni in 24 ore nelle casse elettorali della vicepresidente, che miete un appoggio dopo l’altro, dai Clinton a Ocasio Cortez. Primo discorso alla Casa bianca per lodare Biden che se ne va. Repubblicani furiosi: «Vogliamo i danni». Di colpo, The Donald è battibile

HARRIS VERSO LA CANDIDATURA . In 24 ore la vicepresidente ottiene il sì di parlamentari e governatori. E un fiume di dollari ricomincia ad affluire nelle sue casse elettorali

Il giorno di Kamala, da ogni angolo gli Usa sospirano di sollievo La vicepresidente Kamala Harris parla dal South Lawn della Casa Bianca a Washington Ap/Susan Walsh

La decisione di Joe Biden di abbandonare la corsa presidenziale, e sostenere la candidatura della vicepresidente Kamala Harris, è arrivata senza preavviso, e ha lasciato ad Harris pochissimo tempo per ribaltare la sua posizione pubblica, passata da vice del commander in chief a probabile candidata alla presidenza. A poco più di 100 giorni dalle elezioni presidenziali, Harris ha ora il difficile compito di ottenere la nomina ufficiale dei Dem e di conquistare detrattori e indecisi.

LUNEDÌ LA VICEPRESIDENTE ha fatto la sua prima apparizione pubblica dal momento del ritiro di Biden, parlando dal South Lawn della Casa Bianca, nel corso di un evento pubblico già in calendario. Harris non ha commentato la sua corsa, e ha preferito concentrarsi sull’«eredità» dei risultati ottenuti da Joe Biden negli ultimi tre anni. «Non ha eguali nella storia moderna – ha detto Harris – in un solo mandato ha superato l’eredità della maggior parte dei presidenti che hanno servito due mandati. Il nostro presidente combatte per il popolo americano e siamo profondamente grati per il suo servizio alla nostra nazione.

L’eredità e i risultati di Joe Biden sono senza pari nella storia moderna». Lodando «l’onestà e l’integrità» del presidente e dicendosi grata per il suo lavoro Harris ha abbracciato la legacy della sua presidenza, dopo aver scritto su X: «È il primo giorno della nostra campagna, più tardi andrò a Wilmington, nel Delaware, per salutare il nostro staff nel quartier generale. Mancano 105 giorni. Insieme, vinceremo».

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Il presidente ha capitolato in 48 ore, dopo aver studiato i sondaggi ed essersi convinto di essere diventato una complicazione per

sconfiggere Trump a novembre. A convincere Biden hanno contribuito due persone: il consigliere del presidente Steve Ricchetti, e il capo stratega e speechwriter Mike Donilon, presentando una raccolta fondi che languiva e illustrando i sondaggi che mostravano una vittoria impossibile, non solo negli stati in bilico, ma annche in stati come Virginia e New Mexico dove i democratici avrebbero dovuto vincere senza problemi

CHI HA GIOCATO il ruolo chiave in questa decisione è stata l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, che ha ancora un potere enorme all’interno del partito. Per citare una dichiarazione di Jeffrey Goldberg della rivista The Atlantic: “Quando Pelosi dice che sei morto, sei morto”. E Pelosi aveva deciso che, per sconfiggere Trump, la «creatura che si è insinuata alla Casa Bianca», la campagna Biden dovesse essere sepolta.

Con queste promesse è stato un sospiro di sollievo collettivo quando Pelosi ha dato il suo incondizionato endorsement ad Harris, definendosi entusiasta di lei. Il via libera della ex speaker suggella una pioggia di appoggi politici arrivati alla vicepresidente, dai Clinton – che fino al giorno prima avevano sostenuto Biden – a tutti i suoi principali potenziali sfidanti, come i governatori di California, Michigan, Pennsylvania, Illinois, Minnesota, Wisconsin e Kentucky. Il Washington Post ha calcolato che, mentre scriviamo, su 263 democratici al Congresso e 23 governatori democratici, 178 hanno già appoggiato Harris, che ha incassato anche il sostegno dell’ala socialista del partito, fino a ieri contraria a un ritiro Biden, per timore di un passaggio di consegne troppo caotico.

Il perché l’ha spiegato Alexandria Ocasio-Cortez durante una diretta Instagram, dicendo che il sentimento di ineluttabilità per una vittoria di Trump che sentiva nel partito democratico «è qualcosa che la mia comunità (gli ispanici) non si può permettere», in quanto pagherebbe il prezzo più alto di una sua seconda presidenza.

A QUESTA LISTA di endorsement manca ancora quello pubblico degli Obama e del leader del senato Chuck Schumer ma di certo il partito sta facendo quadrato attorno ad Harris e si percepisce all’esterno: Future Forward, il super-comitato elettorale di punta dei dem, ha ricevuto 150 milioni di dollari in nuovi fondi nelle 24 ore da quando il presidente ha annunciato che si sarebbe ritirato dalla corsa, e oltre 40mila sostenitori hanno aderito alla chiamata Zoom “Win With Black Women”, Vincere con le donne nere, raccogliendo 1,5 milioni di dollari in tre ore.

UN SONDAGGIO repubblicano fatto ieri ha mostrato che ora la corsa è diventata «impossibile da chiamare», e anche se per i sondaggi è ancora presto, negli ambienti democratici non si sentiva questo entusiasmo da mesi. Anche l’ex vice presidente repubblicano Mike Pence, che ha già dichiarato di non voler votare per Trump, non ha dato un esplicito endorsement ad Harris ma ha lodato Biden che «ha preso la decisione giusta per il nostro Paese, e lo ringrazio».

L’ANNUNCIO DI BIDEN ha quasi immediatamente ribaltato la narrativa sul presidente: il suo partito, dopo tre settimane passate a deriderlo in privato come un leone isolato e illuso che stava trascinando tutti nella fossa, ha iniziato ad esprimergli stima e affetto, a lodarne la presidenza, la carriera e una decisione politica altruistica con cui ha messo il Paese al primo posto