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ISRAELE/TERRITORI OCCUPATI. Alessandro Parini, 36 anni, avvocato, è stato travolto intenzionalmente da un palestinese dei Territori occupati alla guida di un auto rubata. Le due israeliane uccise in Cisgiordania. Netanyahu: colpiremo i responsabili.

Un italiano ucciso a Tel Aviv, due sorelle israeliane colpite a morte in Cisgiordania Lo svincolo di Hamra nella Valle del Giordano dove ieri sono state uccise le due sorelle - Ap

Tre battaglioni dell’esercito in più in Cisgiordania – a Hebron, Ramallah e Betlemme – e il richiamo di riservisti inquadrati nella difesa antiaerea e nell’aviazione, tra cui piloti da combattimento e di droni. Sono questi gli ordini dati ieri dal capo di stato maggiore Herzi Halevi al termine di una notte di intensi bombardamenti dell’aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza dove hanno provocato oltre a danni anche qualche ferito, secondo fonti locali. Bombe anche nei pressi del campo profughi di Rashidiye (Tiro), in Libano del sud. Una accelerazione verso l’escalation militare conseguenza delle forti tensioni causate dalle cariche e dai pestaggi della polizia israeliana ai fedeli sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme. E dall’attacco armato palestinese nella Valle del Giordano in cui ieri sono rimaste uccise due sorelle di 15 e 20 anni – residenti nell’insediamento coloniale ebraico di Efrat, a sud di Betlemme – e ferita la madre. Ieri sera un turista italiano di 36 anni, Alessandro Parini, avvocato a Roma,  è stato ucciso e altri sette turisti sono stati feriti a Tel Aviv da un’auto che li ha travolti intenzionalmente. L’attentatore, un palestinese dei Territori occupati che ha usato i documenti di un’altra persona per entrare in Israele, è stato ucciso dalla polizia. Tra i feriti ci sarebbe un altro italiano.  Sono 17 gli israeliani uccisi dall’inizio dell’anno, almeno 94 i palestinesi in buona parte colpiti in raid dell’esercito israeliano in città, villaggi e campi profughi della Cisgiordania.

Stando a una ricostruzione dell’attacco nei pressi dello svincolo di Hamra, le due sorelle viaggiavano su di un’auto assieme alla madre, precedute a breve distanza dal padre a bordo di un’altra autovettura. Gli autori dell’attacco, pare due, erano in attesa in un’auto ferma al lato della strada. Ad un certo punto, come mostra un video di una telecamera di sorveglianza, hanno tagliato la strada alle tre donne e sparato 22 colpi a distanza ravvicinata, probabilmente con un kalashnikov. Poi si sono allontanati indisturbati: nella zona non erano presenti forze militari. Si ritiene che l’agguato sia stato opera di militanti del movimento Hamas che, spiegano gli analisti palestinesi, ha accresciuto negli ultimi due anni la presenza di cellule armate in Cisgiordania. Gli israeliani pensano che dietro le uccisioni ci sia Saleh Aruri, il leader di Hamas all’estero che forse ha pianificato anche i lanci di razzi di due giorni fa dal Libano verso Israele.

Le uccisioni delle due sorelle hanno generato sdegno e condanne da più parti, anche internazionali, e gettato nel caos la maggioranza di destra guidata da Benyamin Netanyahu. I ministri più estremisti, Itamar Ben Gvir (Potere ebraico) e Bezalel Smotrich (Sionismo religioso), hanno minacciato di rassegnare le dimissioni per le «politiche insufficienti» in Cisgiordania e Gaza da parte di un governo che, nella loro visione, è nato per annullare in un modo o nell’altro le rivendicazioni politiche e territoriali dei palestinesi sotto occupazione. Deputati del Likud, il partito di Netanyahu, e di altri partiti della maggioranza, assieme a uno dei capi dei coloni, Yossi Dagan, hanno invocato offensive militari e l’annessione di tutta la Cisgiordania a Israele, anche sfidando l’opposizione dell’Amministrazione Biden. Invettive sono state rivolte all’87enne presidente palestinese Abu Mazen.  «Le nostre forze sono impegnate nella caccia ai terroristi. È solo questione di tempo e noi salderemo il conto così come abbiamo fatto con gli altri assassini, nessuno escluso, negli ultimi mesi», ha dichiarato Netanyahu sul luogo dell’attacco, anche con l’intento di placare le fibrillazioni nel governo. A «saldare il conto» ieri ci hanno provato i coloni israeliani bloccando strade ed incroci e fermando auto palestinesi con intenti minacciosi.

Sullo sfondo di un’altra giornata densa e drammatica c’è la notte di giovedì, segnata dall’offensiva aerea israeliana contro Gaza annunciata da Netanyahu. «Colpiremo i nostri nemici, pagheranno un prezzo per ogni loro azione», aveva avvertito. Sono stati presi di mira, secondo il comunicato di un portavoce militare, dieci obiettivi tra strutture, depositi di armi e gallerie sotterranee di Hamas che i comandi israeliani ritengono responsabile anche del lancio dei razzi dal Libano avvenuto, sostengono, con il via libera del movimento sciita Hezbollah. Il ministero della salute palestinese ha denunciato che i raid aerei hanno causato danni all’ospedale pediatrico Al-Dorra. E diverse famiglie hanno postato le foto delle loro abitazioni devastate dalle esplosioni di missili e bombe avvenute a pochi metri. Da Gaza hanno risposto lanciando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, molti dei quali sono stati intercettati. Un israeliano è rimasto ferito lievemente in un edificio di Sderot centrato in pieno. Colpite nelle stesse ore presunte strutture di Hamas in Libano del sud. Ieri all’alba la polizia israeliana è di nuovo entrata con decine di agenti nella Spianata di Al Aqsa dove ha caricato i fedeli, alcuni dei quali dopo la preghiera avevano scandito slogan in sostegno di Hamas