Il numero 2 di FdI e del Copasir si scaglia contro i dem che hanno visitato Cospito in carcere. In campo il Giurì d’onore e il ministro
Finirà di fronte al Giurì d’onore, che però si limita a distribuire i torti e le ragioni in via definitiva, senza voto e senza poter essere sindacato ma anche senza poteri sanzionatori. Finirà in tribunale: la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani ripete per tutto il giorno che il suo partito procederà «per via anche giudiziaria perché è stata lesa la nostra onorabilità». È già finita in richiesta di dimissioni di Giovanni Donzelli da vicepresidente del Copasir perché nell’intervento dello scandalo, quello in cui ha accusato il Pd di far da sponda a terroristi e mafiosi, il coordinatore di FdI ha sciorinato informazioni sui colloqui di Cospito con altri detenuti e non si capisce come ne sia entrato in possesso.
IL PARLAMENTO AVREBBE dovuto e potuto affrontare il caso Cospito da mesi. La prima interrogazione, presentata dal capogruppo di Avs al Senato Peppe De Cristofaro, è del 3 novembre. Non ci fu risposta come non c’è stata a una seconda e più recenti interrogazione. In compenso l’aula di Montecitorio è esplosa ieri, non sull’opportunità o meno di lasciar morire Alfredo Cospito come Bobby Sands ma sull’accusa, rivolta al Pd di complicità nell’assalto contro il 41 bis. Cioè contro quel regime carcerario che mamma Europa bolla come una forma di tortura.
DONZELLI, ANCHE PIÙ scalmanato del solito, ciuffo al vento ed espressione alla Tony Perkins in Psycho, vuole provocare e in materia è un maestro. Si dovrebbe parlare dell’istituzione della commissione Antimafia proposta dal Pd, lui però scarta e si lancia in un teorema da alta dietrologia secondo cui Cospito altro non sarebbe che lo strumento adoperato dalle mafie per scardinare il santissimo articolo. Come si spiega altrimenti la solidarietà manifestata da due detenuti, uno della ’ndrangheta, l’altro dei casalesi? Incrociandolo al volo nei corridoi del carcere l’hanno esortato ad andare avanti. Più chiaro di così! Il pezzo forte però arriva alla fine, quando il numero 2 di Fratelli d’Italia accusa quattro deputati del Pd, la capogruppo Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando, di essere andati a trovare Alfredo Cospito nel carcere di Sassari per «incoraggiarlo nella battaglia». La conclusione è teatrale e fragorosa: «Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia?». Insomma, tutti insieme appassionatamente, anarchici, mafiosi e Pd, uniti per abbattere il 41 bis.
MA PER IL PD SENTIRSI accusare di cospirare contro il carcere duro è troppo. Tremante di indignazione, Debora Serracchiani passa da una conferenza stampa improvvisata a una raffica di interviste volanti: «Sono parole gravissime che hanno rilevanza penale. La presidente Meloni deve dire se le condivide. Non abbiamo mai messo in dubbio il 41 bis né dubitato delle decisioni prese», cioè della scelta di applicare quell’articolo a Cospito. «Eravamo a Sassari solo per valutare se quel carcere era attrezzato per garantire le condizioni di salute di Cospito e Nordio ha fatto esattamente quel che chiedevamo. Ha confermato il 41 bis ma spostato l’anarchico a Opera». Dietro lo scambio di ceffoni, sul caso Cospito l’accordo è armonioso.
CHIAMATA DIRETTAMENTE in causa, la premier a pronunciarsi non ci pensa per niente. Donzelli, felicissimo del risultato ottenuto, non solo non si rimangia la parola ma rincara per tutto il giorno: «Abbiamo messo il dito nella piaga. Sono settimane che su Cospito il Pd balbetta». Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, investito della spinosa faccenda, se la cava accettando la richiesta di convocare il giurì d’onore. Il guardasigilli Carlo Nordio anticipa a oggi l’informativa a Montecitorio sull’intera vicenda. I fuochi artificiali sono garantiti perché il Pd martella su quelle intercettazioni ambientali registrate nel carcere di Sassari e messe a disposizione di Donzelli dal ministero della Giustizia, e in effetti lo stesso Nordio ha chiesto al suo capo di gabinetto un’informativa urgente sulla fuga di notizie. Il Pd reclama, con Giuseppe Provenzano e Roberto Morassut, le dimissioni del meloniano di ferro dalla vicepresidenza del Copasir: «Con uno come lui nessuno può sentirsi al sicuro».
OGGI ALLA CAMERA voleranno parole forti in un clima da scontro frontale. C’è persino il caso che, tra un’accusa e un insulto, ci scappi qualche riferimento a Cospito. Per sentenziare all’unanimità che sta benissimo dove sta: al 41bis