MIGRANTI. Ieri il «digiuno di giustizia» in solidarietà ai profughi di ogni guerra
Padre Alex Zanotelli in digiuno al Pantheon - Giansandro Merli
«Giuste le inchieste sui crimini di guerra in Ucraina, anche se andrebbero fatte dopo, ma bisogna aprirne altrettante per ciò che accade nel Mediterraneo, in Libia e lungo le rotte africane. Anche i finanziamenti alle milizie e ai centri di prigionia sono crimini contro l’umanità». Padre Alex Zanotelli siede ai piedi del Pantheon davanti allo striscione «Digiuno di giustizia in solidarietà ai migranti».
È venuto da Napoli per portarlo a Montecitorio, ma al piccolo presidio non è stata data l’autorizzazione. «Non è giusto negarci il diritto costituzionale di manifestare sotto il parlamento italiano contro le criminali politiche migratorie del nostro governo e della Ue», dice Zanotelli. Intorno a lui e alle altre digiunanti scorre l’ordinaria quotidianità del centro capitolino: selfie e turisti a passeggio. Fa caldo nel mezzo del secondo anticiclone subtropicale: «Scipione l’Africano» sta battendo «Hannibal» a colpi di gradi centigradi.
Più che il sole, però, è il cambiamento climatico a preoccupare il padre comboniano. «Nel Sahel la desertificazione ha trasformato la terra in sabbia. Il pericolo più grande viene da questa crisi, maggiore di quella del grano. Molta gente non può coltivare più nulla. In quell’area, poi, c’è un grosso problema politico: si stanno creando le condizioni per un altro stato islamico», continua.
Il digiuno del primo mercoledì del mese è praticato contemporaneamente da laici e religiosi, nei monasteri e nelle famiglie. «È un atto di protesta contro le politiche criminali e discriminatorie nei confronti dei profughi provenienti dall’Asia e dall’Africa, che fuggono da guerre spaventose come in Iraq, Siria, Afghanistan, Yemen, ma anche da Etiopia, Sud Sudan, Sudan mentre la Ue e l’Italia hanno subito aperto i confini per chi fugge dalla guerra in Ucraina», dicono gli organizzatori.
Chiedono di investire in cooperazione, «quella vera», e non in armi. Di smettere di finanziare milizie e governi per fermare i flussi migratori. Di soccorrere nel Mediterraneo e assegnare subito i porti, facendola finita con le inutili attese sulle navi delle Ong. «Quello che è successo con i profughi ucraini mostra che ci sono due umanità. Al confine polacco passavano i biondi con gli occhi azzurri e venivano fermati quelli con la pelle scura. In Italia nello stesso momento c’era chi veniva accolto a braccia aperte e chi tenuto sulle navi quarantena. Sono veramente fiero delle famiglie italiane che hanno dato ospitalità ai profughi ucraini, ma va fatto con tutti. Altrimenti è una forma di riconoscimento interna alla “tribù bianca”. Solo per chi ci assomiglia».