Delocalizzazioni. Domenica consiglio comunale straordinario. Tante iniziative di solidarietà ai cancelli dello stabilimento presidiato dalle operaie. La destra attacca il sindaco invece della multinazionale che vuole chiudere.
Le lavoratrici e i lavoratori dell’Ortofrutticola Mugello hanno iniziato il nuovo anno in presidio per difendere la “loro” fabbrica. E Walter Scarpi, marradese doc, rilancia le parole del sindaco campigiano Emiliano Fossi per la Gkn occupata: “Da qui non esce nemmeno un bullone”. Una presa di posizione condivisa dal sindaco Tommaso Triberti, con un delibera che vieta il passaggio dei camion su cui potrebbero essere caricati i macchinari. Perché c’è il rischio di perdere uno dei pochissimi siti produttivi dell’Alto Mugello, per giunta con lavorazioni a chilometro zero.
A Marradi, cittadina al confine fra la Toscana e la Romagna, in segno di solidarietà sono arrivate, fra i tanti, anche le tute blu del Collettivo di Fabbrica. Una mobilitazione generalizzata per non far chiudere il più importante stabilimento del comprensorio, sorto nel 1984 e dal 2020 di proprietà di Italcanditi, che ora ha annunciato di voler spostare a Pedrengo, nel bergamasco, la lavorazione del rinomato Marrone del Mugello Igp. Una delocalizzazione interna che
non tiene in alcun conto la peculiarità di un territorio montano che ha una tradizione secolare di raccolta e consumo dei marroni.
L’azienda continua a parlare del trasferimento di soli nove addetti, di cui due dirigenti, ma in realtà i lavoratori coinvolti sono circa un centinaio, per lo più donne che hanno contratti stagionali per la raccolta dei marroni. Così la Flai Cgil con avverte: “Tempi indeterminati e stagionali per noi hanno lo stesso valore, anche se la norma sui trasferimenti e le cessazioni aziendali non lo dice”.
In fabbrica si producono prevalentemente marrons glacès, esportati in trenta paesi, ma l’Ortofrutticola Mugello è specializzata anche nella lavorazione dei marroni per l’industria e la grande distribuzione organizzata. E la risposta degli abitanti di Marradi è analoga a quella del sindacato: “Non possiamo accettare passivamente che un’azienda legata a un profondo rapporto con l’Alto Mugello, da cui trae linfa vitale e prodotti di qualità, decida arbitrariamente di spostare le lavorazioni”.
Italcanditi è per il 70% di proprietà del fondo Investindustrial. “La realtà è sempre la solita – osserva Chiara Torsoli della Flai Cgil fiorentina – quella di un fondo di investimento che fa operazioni simili solo per accontentare i futuri azionisti. Non è un segreto che l’acquisizione di Italcanditi da parte di Investindustrial, che ha messo le mani anche su altre piccole realtà, abbia come unico scopo la quotazione in borsa del gruppo”.
Da Capodannno nel Teatro di Marradi ci sono concerti, proiezioni, dibattiti, giochi per bambini e anche una ‘polenta di solidarietà’, per lasciare accesi i riflettori sulla vertenza. “Portare via il marrone da Marradi – annota ancora Scarpi – è come levare il vino al Chianti o il prosciutto a Parma. E sarebbe una sconfitta per tutto il settore agroalimentare dei prodotti tipici, una bella fetta dell’economia reale italiana”.
Per domenica il sindaco Triberti ha convocato un consiglio comunale straordinario. Ma viene attaccato dalla destra locale, con FdI e Lega che lo accusano di non avere capito per tempo il pericolo. Una ricostruzione infondata, replicano lavoratrici, lavoratori e Flai: “In un momento in cui le istituzioni hanno fatto immediatamente quadrato intorno all’Ortofrutticola, ci saremmo aspettati dalla politica, tutta, lo stesso atteggiamento, visto che sia in Regione Toscana che a livello nazionale ci si è attivati per respingere l’annunciata delocalizzazione”.