Se ci fossero più rinnovabili, i rincari del gas e del prezzo della CO2 peserebbero molto meno sulle bollette degli italiani.
“Lo scorso trimestre la bolletta elettrica è aumentata del 20%, il prossimo trimestre aumenta del 40%. Queste cose vanno dette, abbiamo il dovere di affrontarle”: è questa la “bomba” sganciata ieri dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante un convegno della Cgil a Genova.
Quella di Cingolani è una dichiarazione esplosiva perché i rincari da lui prefigurati vanno ben oltre quelli registrati nel trimestre in corso, superando di 10-15 punti percentuali anche quelli stimati dai più per il prossimo trimestre.
Vedremo se e in che misura il Governo interverrà, come per altro ha già fatto in questo trimestre, per attutire l’impatto che il rincaro della materia prima energetica avrà sui portafogli di imprese e famiglie – con un numero sempre maggiore a rischio di povertà energetica.
Ma anche se ancora non si sa esattamente di quanto aumenteranno le bollette elettriche e del gas degli italiani, quel che è certo è che ci troviamo di fronte ad una dinamica di rincari di cui è necessario cercare di capire bene l’origine, se si vuole cercare di sterilizzarne le cause.
Attribuire il peso esatto di ogni concausa all’effetto finale non è mai semplice. Sicuramente, si sta verificando una sorta di tempesta perfetta di situazioni contingenti, che stanno facendo impennare i prezzi dell’energia. Ma è soprattutto una serie di errori, debolezze e carenze di programmazione che vengono da lontano a pesare sulle bollette.
Nel funzionamento del settore energetico, che per sua natura ha bisogno di muoversi con orizzonti decennali, pesano infatti più le cause di lungo termine che qualunque evento meteorologico o contingenza politico-economica.
Gli elementi contingenti della tempesta perfetta in corso sono vari, come il rincaro delle materie prime a livello internazionale, fra cui il gas metano, le cui scorte non sono state rimpinguate a sufficienza a causa del lungo inverno in Europa.
Alle condizioni metereologiche si sono aggiunte le strozzature delle consegne di gas da Russia e Norvegia. La frenata delle forniture, a seconda dell’atteggiamento più o meno dietrologico che si vuole assumere, possono essere state causate da una serie di sfortunate coincidenze, legate a manutenzioni, incidenti e alle crisi politiche in Ucraina e Bielorussia.
Oppure, come accennato in un nostro precedente articolo (Prezzi elettrici alle stelle? Segnali per puntare su efficienza energetica e rinnovabili), potrebbero dipendere da una non troppo velata volontà del presidente russo Putin di mostrare all’Europa quanto dipenda dal gas russo, in vista della controversa attivazione del nuovo gasdotto Nordstream, che collegherà direttamente Russia e Germania, bypassando l’Ucraina.
Il rincaro delle materie prime è stato dovuto anche all’aumento della domanda determinato dalla ripresa economica. Un ruolo lo ha avuto anche il rincaro dei certificati Ets di scambio della CO2, a cui potrebbero avere a sua volta contribuito anche le attese degli investitori, che sempre di più puntano sui certificati Ets come strumento finanziario capace di fornire buoni rendimenti in un periodo di bassi tassi d’interesse.
“Però il paradosso è che chi lamenta questa componente [speculativa], chi imputa alle politiche clima-energetiche europee il fatto che rincara l’energia rovescia un po’ il senso logico, nel senso che più rinnovabili avremo, meno certificati della CO2 dovremo pagare, quindi e un po’ l’inverso di quello che alcuni sostengono”, commenta l’amministratore delegato della società di ricerche Althesys, Alessandro Marangoni, sentito da QualEnergia.it
La realtà di lungo termine è che tutte queste cause contingenti stanno avendo un peso spropositato sulle bollette a causa del ruolo ancora troppo centrale che il gas metano ricopre nei sistemi energetici dell’Europa e in misura ancora maggiore dell’Italia.
È da anni che le installazioni di grandi impianti fotovoltaici ed eolici in Italia vanno a passo di lumaca, soprattutto a causa di un quadro regolatorio e legislativo contraddittorio e pachidermico.
Sappiamo che è necessario investire molto di più in capacità di accumulo, necessaria per gestire l’intermittenza delle fonti rinnovabili, e in questo campo abbiamo fatto ancora di meno che sul fronte delle rinnovabili. C’è ovviamente da ammodernare la rete, per renderla più flessibile a adatta ad un mondo di consumatori-produttori di energia distribuita, cosa che per lo meno abbiamo cominciato a fare.
L’impennata delle bollette elettriche e del gas crea, fra le altre cose, le condizioni di mercato ideali per un’ulteriore accelerazione delle rinnovabili, vista la convenienza sempre maggiore del kWh rinnovabile rispetto al prezzo unico nazionale dell’energia, trainato al rialzo dal metano.
Basterebbe cominciare a far seguire più fatti concreti, basati su dati ed evidenze scientifiche, alle parole di chi si occupa di energia e transizione energetica.