Sinistra Da 16 anni fuori dal parlamento, il Prc si confronta sul suo futuro. Idee contrapposte, prevale (di un soffio, contestato) la linea Acerbo. Lo scontro sulla praticabilità del «terzo polo»: «Ma nessuna scissione è all’orizzonte»
Rifondazione comunista in piazza – Lapresse
Prendete un’organizzazione con quasi diecimila iscritti sparsi in tutta Italia e mettetela a discutere di politica per qualche mese, fino a toccare alcuni dei nodi nevralgici del momento. Anzi, «della fase». Detta così pare un esperimento di teoria sociale, o rimanda a roba d’altri tempi. Ma è quello che è avvenuto dall’autunno scorso dentro Rifondazione comunista. Il partito italiano più longevo, seppure da sedici anni fuori dai grandi giochi e senza rappresentanza parlamentare, da oggi si ritrova a congresso a Montecatini Terme.
NONOSTANTE ROTTURE, sconfitte conclamate ed errori spesso riconosciuti, Rifondazione resta un soggetto reale. Lo dicono i numeri dell’evento, che è stato preparato dalla discussione di 446 circoli, sparsi su tutto il territorio nazionale, che sono sfociati in 97 congressi di federazione. Si sono confrontati due documenti che contengono differenti opzioni politiche e sui quali si sono espressi quasi seimila votanti (si parla di preferenze espresse di persona al termine di dibattiti e confronti, non di consultazioni online). Quello che ha come primo firmatario il segretario uscente Maurizio Acerbo ha ottenuto 2689 voti, il 50,66% dei consensi. Il secondo, sostenuto tra gli altri dall’ex segretario e ministro nel governo Prodi bis Paolo Ferrero, ha ricevuto il 49,34% delle preferenze, pari a 2619 voti.
LO SCONTRO INTERNO è destinato ad acuirsi. Perché i sostenitori del secondo documento contestano la validità di alcuni voti e in ogni caso affermano che non esiste una maggioranza assoluta che legittimi la prevalenza di uno dei due contendenti. Dunque, nel giorno della relazione introduttiva di Acerbo e del saluto degli ospiti (il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo e quello dell’Arci Walter Massa), si dovrebbe assistere a due comunicazioni dalla commissione verifica poteri, che è l’organismo che ha il compito di registrare i risultati del percorso congressuale: una di maggioranza e l’altra di minoranza. A questo punto, visti i toni e le caratteristiche del muro contro muro, i lettori che hanno una qualche dimestichezza con le liturgie e la grammatica della sinistra e della storia comunista avranno in mente una parola: scissione. Ma entrambe le parti in campo giurano che non si arriverà fino a questo punto.
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Rifondazione e la trappola del maggioritarioL’OGGETTO del contendere è di quelli decisivi, riguarda la tattica e la strategia. Acerbo traccia un bilancio e invoca una proposta «adeguata alla situzione». La linea uscita nel 2008 dopo il fallimento della Sinistra arcobaleno spaccatura al congresso di Chianciano con la parte del Prc che con Nichi Vendola avrebbe dato vita a Sel, sosteneva che la ricostruzione della sinistra dovesse passare per la nascita «in basso e a sinistra» di un terzo polo alternativo a centrodestra e centrosinistra. Questo progetto, come è noto, non si è realizzato. Il documento del segretario sostiene che si debba prendere atto della circostanza e che sia necessario tenere presente il cambiamento di contesto politico: l’estrema destra al governo e il fatto che il centrosinistra trainato dal Pd neoliberista, con la segreteria di Elly Schlein non esiste più, come dimostra l’adesione della nuova dirigenza dem al referendum contro il Jobs act. Ciò non significa il via libera automatica all’ingresso nel campo largo, afferma Acerbo, ma impone l’aggiornamento della linea.
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Rifondazione, una scelta contro la guerraDALLE PARTI del documento 2, invece, sostengono che il terzo polo alternativo ai due schieramenti attuali non si è visto perché la linea uscita dai precedenti congressi non è stata mai davvero praticata: il gruppo dirigente avrebbe temporeggiato e aderito a cartelli occasionali (da Unione popolare alla lista contro la guerra di Michele Santoro) più per tatticismo che per convinzione, mentre nella società che soffre guerra e crisi ci sarebbero spazi da percorrere. Per Acerbo si tratta di usare strumento elettorale con maggiore disinvoltura: «Molti, anche nei movimenti, usano il voto in maniera laica, legandolo a obiettivi comuni» spiega. E aggiunge: «I contenitori unitari non possono diventare recinti settari». Il riferimento è alle difficoltà di Unione popolare, ad esempio, che ha alcune componenti che hanno difficoltà anche a rapportarsi con la Cgil o aderire ai comitati unitari per i referendum.
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Congresso di Rifondazione, la posta in gioco«BISOGNA RIPARTIRE assieme a tutte quelle realtà che sono contro la guerra e le politiche di austerità – sostiene invece Ezio Locatelli, uno dei primi firmatari del secondo documento – Dobbiamo rompere la gabbia del bipolarismo senza alcuna preclusione che non sia di carattere programmatico. Occorre farlo senza settarismi ma sapendo che fuori dal campo del centrosinistra esiste una maggioranza di persone che è fuori e contro questo sistema». Acerbo dice di comprendere che «il fatto di cambiare la linea possa attirare sospetti e rancori», ma, aggiunge, «abbiamo bisogno sia della coerenza che dell’efficacia». Sostiene che è tornato il momento di fare politica, cioè di confrontarsi senza pregiudizi con chiunque si oppone alla destra perché ci sono gli spazi per far valere la propria radicalità. Per far capire quanto la situazione sia fluida e in evoluzione cita il caso del referendum sulla cittadinanza, che ha visto come unici partiti promotori il Prc assieme a +Europa. Dall’altra parte gli si risponde che Rifondazione si è già schiantata in passato con le alleanze, che è inutile entrare in quella partita per di più senza avere neppure forza contrattuale. In mezzo c’è un corpo militante, spesso fiaccato da anni di marginalizzazione ma vivo.