Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Il limite ignoto Processato in contumacia lunedì per l'uso massiccio di armi chimiche nel conflitto e ucciso ieri con il suo vice da un monopattino-bomba sotto la sua abitazione. Duro colpo subito dai russi sul loro territorio. Gli ucraini rivendicano ed esultano

I rilievi sul luogo dell’attentato in cui all’alba di ieri è rimasto ucciso il generale russo Igor Kirillov I rilievi sul luogo dell’attentato in cui all’alba di ieri è rimasto ucciso il generale russo Igor Kirillov – Ap

«Attento con quel coso» grida un energumeno appoggiato al bancone di legno del chiosco, «hai visto lì». Tutti ridono, mentre la radio passa la notizia per l’ennesima volta. «Il generale russo Igor Kirillov, 54 anni, capo delle truppe di difesa nucleare, chimica e biologica delle Forze armate russe, è stato ucciso in un attentato a Mosca stamane intorno alle 6».
«Slava ukraini!» commenta uno degli astanti e tutti in coro rispondono con la formula consueta.

È UNA BUONA NOTIZIA per gli ucraini che non sono impegnati al fronte, uno di quegli avvenimenti che fa sentire che il tuo paese è potente e temibile, nonostante le cose sul campo di battaglia non vadano troppo bene. Mentre l’energumeno urla qualcosa come «tutti la stessa fine devono fare!» usciamo dal piccolo locale riscaldato verso le sponde imbiancate del Dnipro.

Da qualche mese è meglio non capitare in mezzo alle discussioni degli uomini ucraini nelle retrovie: il nervosismo è palpabile e se non è necessario meglio evitare il rischio di essere messo in mezzo perché giornalista, straniero, poco fiducioso sulla vittoria o chissà che altro. Lunedì Kirillov era stato condannato in contumacia da un tribunale ucraino per «aver autorizzato l’uso di oltre 4800 armi chimiche contro i soldati e la popolazione civile», si legge nella condanna. A meno di 24 ore dal pronunciamento del tribunale, l’esecuzione, in grande stile. All’israeliana dicono alcuni, ovvero secondo le strategie di caccia aperta e spregio di ogni giurisdizione adottate dal Mossad per decenni dopo il 1948.

Igor Kirillov era appena uscito da casa sua, sulla prospettiva Riazanskij, nella zona sud-orientale di Mosca per recarsi al ministero della Difesa. Di buon mattino, come d’abitudine. Era un personaggio pubblico, sia per le sue costanti apparizioni televisive, sia per il ruolo che aveva assunto durante il conflitto in corso: accusare l’Ucraina dei più disparati misfatti (era lui uno dei principali sostenitori dei «laboratori segreti di armi chimiche degli Usa nascosti in Ucraina») e fomentare l’opinione pubblica interna contro il nemico. Era noto anche per aver partecipato allo sviluppo di alcune armi, come il lanciafiamme pesante Tos-2 Tosochka. Per questi suoi meriti era stato inserito nella lista delle sanzioni ad personam dal Regno unito. Gli ucraini gli rimproverano, tra le altre cose, di aver dato l’autorizzazione all’uso della cloropicrina, un agente tossico soffocante proibito dalle convenzioni internazionali.

DI SICURO KIRILLOV avrà risposto con sprezzante sicurezza e scherno a chi lunedì sera gli ha domandato cosa pensava della “condanna” del tribunale ucraino. E invece, la sentenza di morte l’ha raggiunto in uno dei luoghi dove forse si sentiva più sicuro, fuori dalla porta della sua palazzina residenziale. Un monopattino parcheggiato nelle vicinanze era stato caricato con 300 grammi di tritolo e dotato di un comando a distanza. Quando il generale e il suo vice si sono incontrati e sono passati di fronte al mezzo, il comando è scattato. L’esplosione è stata potente, sono volati mattoni, pezzi delle auto nelle vicinanze e segnaletica stradale. I due uomini sono morti sul colpo.

Kiev non ha perso tempo e ha rivendicato l’attentato già in mattinata. «Kirillov era un criminale di guerra e un obiettivo completamente legittimo – ha dichiarato una fonte dei servizi segreti di Kiev (Sbu) alla testata Rbc – poiché ha dato ordine di usare armi chimiche proibite contro l’esercito ucraino. Una fine così ingloriosa attende tutti coloro che uccidono ucraini. La punizione per i crimini di guerra è inevitabile». La stessa fonte ha anche palesato che tutta l’operazione è stata organizzata e messa in atto dall’Sbu. Ovviamente, un’operazione così non si organizza dalla sera alla mattina, quindi è plausibile ritenere che la data del processo di lunedì (con condanna già decisa) fosse stata suggerita dai Servizi oppure che la missione fosse già in atto da tempo. Le recenti dichiarazioni di Putin (e il processo) hanno fatto scattare l’ora X.

DA PARTE RUSSA le reazioni sono state molto dure. Il solito Medvedev ha giurato una «vendetta terribile e immediata» contro quello che definisce «un regime di neo-nazisti allo sbando». La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha parlato di «atto terroristico» e ha insistito sulle «eroiche campagne» di Kirillov «che denunciava l’uso di armi batteriologiche da parte dei paesi della Nato». Tuttavia, a parte il cordoglio, sui social network i blogger russi sollevano un problema ormai troppo evidente per essere ignorato: «Qualunque sia il successo che otteniamo sul campo di battaglia, qualunque sia l’euforia che regna quando si parla di sottrarre l’iniziativa ai nemici, la controparte mantiene sempre la capacità di pungerci dolorosamente».

Dopo l’attentato in cui è rimasta uccisa la figlia dell’ideologo Dugin, quello che ha fatto fuori il blogger Tatarsky, e gli altri due omicidi recenti (non rivendicati) dell’ingegnere militare Mikhail Shatsky e dell’ex direttore della prigione di Olenivka, Sergei Yevsivkov, quello di Kirillov è senz’altro in colpo più duro inferto dagli ucraini ai russi sul loro territorio.