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Israele sfonda la linea di demarcazione fissata dall’Onu sulle alture del Golan ed estende fino alle porte di Damasco la sua «zona difensiva sterile», mentre con 310 raid aerei annienta flotta e basi militari della Siria che fu. Ma per al Julani, il nuovo rais, tutto va bene

Cade la linea Il capo del governo di Hts guiderà la Siria almeno fino a marzo. Uomini legati all’era di Assad giustiziati in strada a Idlib e Hama. 310 gli attacchi aerei sul territorio siriano. Il ministro Katz ordina di costituire una «zona difensiva sterile»

I combattenti HTS (Hayat Tahrir al-Sham) davanti alla Grande Moschea degli Omayyadi a Damasco, in Siria foto Ugur Yildirim/Ansa Jihadisti di Hts davanti alla Grande Moschea degli Omayyadi a Damasco, in Siria – Ugur Yildirim /Ansa

Abu Mohammad al Julani, capo del qaedista Hay’at Tahrir al Sham e nuovo leader siriano al posto di Bashar Assad fuggito in Russia, non ha commentato il martellamento israeliano della Siria che va avanti da giorni. Impegnato a nominare un suo fedelissimo, l’ingegnere di Aleppo Mohammed Bashir, premier ad interim della Siria, Al Julani, il «jihadista diventato buono» che l’amministrazione Biden già pianifica di rimuovere dalla lista dei terroristi, non ha commentato in alcun modo i raid aerei israeliani incessanti sul paese, la distruzione del porto di Latakiya e l’avanzata delle truppe israeliane oltre le linee di armistizio sul Golan che pure ha ispirato il suo nome di battaglia.

Nella notte tra lunedì e martedì, la Marina israeliana ha lanciato un assalto su larga scala contro le navi siriane nella baia di Minet el Beida e nel porto di Latakia, con l’obiettivo di distruggere la flotta di Damasco.

Di questo violento attacco si è appreso mentre un portavoce dell’esercito israeliano negava l’incursione delle forze dello Stato ebraico in profondità nel territorio siriano oltre la zona demilitarizzata, fino a 25 chilometri da Damasco, e l’occupazione della cittadina di Qatana. «Resoconti falsi» ha detto un portavoce militare secondo il quale i reparti israeliani sarebbero presenti solo all’interno della zona cuscinetto e altri punti sul confine, non oltre.

Poi nelle ore successive, sono arrivate ammissioni parziali. Si è appreso che il ministro della Difesa, Israel Katz, ha ordinato la creazione di una «zona difensiva sterile» nella Siria meridionale per «proteggere il paese dal terrorismo».

E nessun sa se e quando Israele farà retromarcia: con il ritorno alla Casa Bianca, tra poco più di un mese, di Donald Trump – che nel suo primo mandato presidenziale ha riconosciuto la «sovranità» israeliana sulle alture del Golan occupate nel 1967 – nessuno può escludere che il presidente eletto permetta a Israele di prendere il controllo di altre porzioni di territorio siriano per «ragioni di sicurezza».

Dalla caduta di Assad, domenica scorsa, Israele ha condotto in Siria continui attacchi aerei, con la motivazione, o il pretesto, di impedire che armi pesanti o sofisticate finiscano in «mani sbagliate».

I raid sono stati almeno 310 in appena 48 ore, ha riferito l’Ong Osservatorio siriano per i diritti umani. Cittadini siriani hanno raccontato sui social di bombardamenti che hanno preso di mira centri di ricerca, aeroporti, installazioni radar, difesa aerea, depositi di munizioni, anche nella zona di Damasco.

Nuvole di fumo hanno avvolto nelle prime ore di ieri i sobborghi della capitale siriana: migliaia di civili hanno temuto il peggio. Israele ha inoltre annientato squadroni di caccia Mig e Sukhoi ed elicotteri, decretando la fine dell’aviazione siriana.

Truppe israeliane vicino al villaggio druso di Majdal Shams, nelle alture del Golan
Truppe israeliane vicino al villaggio druso di Majdal Shams, nelle alture del Golan, foto di Abir Sultan /Ansa

Turchia, Egitto, Qatar e Arabia saudita hanno condannato gli attacchi e l’incursione nel sud, ma non Al Julani.

In un breve discorso alla televisione di Stato, Mohammed Bashir, già primo ministro del Governo di Salvezza nella provincia di Idlib controllata da Hts in una piccola area del nord-ovest controllata dai ribelli, ieri ha annunciato che

guiderà un esecutivo ad interim fino al 1° marzo.

«Abbiamo tenuto una riunione (a Damasco) a cui hanno partecipato una squadra del Governo di Salvezza, che stava lavorando a Idlib e nelle sue vicinanze, e il governo del regime detronizzato», per discutere del passaggio dei poteri. Dietro di lui c’erano due bandiere: la bandiera verde, nera e bianca con le tre stelle sventolata dagli oppositori di Assad, e una bandiera bianca con la professione di fede islamica sventolata in Siria dai combattenti sunniti più radicali.

Saranno sciolti i servizi di sicurezza e abolita la legge antiterrorismo usata dal regime di Assad per decenni per violare diritti umani e politiciMohammed Bashir

Bashir ha poi comunicato che saranno sciolti i servizi di sicurezza e sarà abolita la legge antiterrorismo usata per decenni per violare diritti umani e politici attraverso l’esistenza di tribunali speciali per l’arresto di migliaia di oppositori e dissidenti.

Al Julani, da parte sua, ha offerto ricompense a chiunque fornisca informazioni su ufficiali dell’esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra.

La vendetta comunque è già iniziata.

Video shock provenienti da varie città siriane mostrano esecuzioni sommarie condotte da uomini armati contro presunti autori di massacri di civili compiuti per conto del deposto regime di Bashar al Assad.

I video sono stati girati oggi a Idlib, nella zona di Hama e in quella di Damasco. Mostrano fucilazioni di uomini in ginocchio, spari alla tempia, raffiche di mitra contro corpi a terra. Un filmato mostra i corpi di tre uomini senza vita trascinati da un’auto per le strade di Idlib mentre la folla inferocita prende a calci i corpi straziati.

Tutto ok per i governi occidentali che celebrano la caduta del dittatore Bashar Assad, senza porsi interrogativi sulla sincerità della improvvisa moderazione ostentata da Al Julani e i suoi miliziani che, invece, avevano l’aspetto di lupi e non certo di agnelli nella regione di Idlib e le campagne di Aleppo dove governano su oltre quattro milioni di persone, usando come paravento proprio Mohammed Bashir.

Il 13 settembre 2024, riferisce un rapporto dello scorso 2 ottobre del centro indipendente Syrians for Truth and Justice, è iniziata un’ondata di proteste su larga scala nella città di Idlib così come a Killi, Binnish, Qurqania, Kafr Takharim e Armanaz, in continuazione al movimento popolare nato a fine febbraio 2024 che chiedeva l’allontanamento di Al Julani e la chiusura del Servizio di sicurezza generale di Hts responsabile di violazioni dei diritti umani. Alle proteste Hts ha risposto arrestando coloro che lo criticavano e sparando per disperdere la folla.

La sicurezza di Hts nel 2023 ha detenuto diverse persone con l’accusa di «spionaggio per paesi stranieri e abuso delle reti sociali», incluso l’attivista iracheno, Abu Mariam al-Qahtani, poi ucciso.

Al Julani aveva promesso di punire gli abusi e le torture degli agenti di Hts sui civili arrestati, poi non ha fatto nulla. Ucciso per aver sollevato dubbi su Hts anche Abdel Qader al Hakim, militante di una fazione islamista rivale, Jaysh al Ahrar.

Con queste premesse, le preoccupazioni sul futuro della Siria sono legittime. Ad esprimerle è anche Ribal Assad, cugino ma da anni oppositore di Bashar Assad ed esule all’estero.

«Spero che l’Occidente non cada nelle menzogne di Julani – ha detto -, che è stato un membro dell’Isis, poi è diventato il leader del Fronte Al-Nusra, ovvero Al-Qaeda in Siria, e ora guida Hts composto da diversi gruppi jihadisti con migliaia di combattenti stranieri. Non fate questo grave errore di sottovalutazione».