Nuovo appuntamento lunedì 9 agosto con il tavolo ministeriale che vede a confronto le parti interessate. Scacchetti, Cgil: “Puntiamo a un sistema che includa tutti i lavoratori, indipendentemente dalla tipologia di azienda”
Riprende il confronto sulla riforma degli ammortizzatori sociali con il tavolo convocato dal ministero del Lavoro per lunedì 9 agosto alle 15.30, a cui partecipano tutti i sindacati, i rappresentanti delle imprese, e le parti interessate. L’obiettivo, fare un ulteriore passo in avanti nella discussione che vedrà come punto di partenza le linee guida stilate dal Ministero, per contribuire “a costruire un modello di welfare state inclusivo che sia compiutamente idoneo a fungere da strumento di realizzazione dell’uguaglianza sostanziale quale presidio fondamentale di tutela e garanzia della dignità umana”. Lo scopo prioritario della riforma è che non ci siano lavoratori esclusi dal sistema di protezione sociale, sia in costanza di rapporto di lavoro sia in mancanza di occupazione. Ma su come garantire questa inclusione e quindi sulle modalità per raggiungerlo che si gioca la partita principale.
“Per noi è importante che si costruisca un sistema di ammortizzatori sociali che sia universale - spiega Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil -. Quello a cui vogliamo arrivare è che
Giappone. La ricorrenza è l'occasione per esercitare la più forte pressione sul governo perché firmi e ratifichi il Trattato di Proibizione delle armi nucleari in vigore dal 22 gennaio 2021
Il 6 agosto di 76 anni fa alle 8,15 del mattino la prima bomba atomica sul Giappone inceneriva all’istante la città di Hiroshima e 140 mila dei suoi abitanti, 3 giorni dopo la stessa sorte toccò a Nagasaki (un totale di più di 300 mila vittime, per le conseguenze successive). Poi ebbe inizio la guerra fredda con la folle corsa agli armamenti, che portò gli arsenali nucleari di Usa e Urss verso il 1985 al numero demenziale di 70.000 testate.
Anche se non vi è stata una guerra nucleare (a dispetto di numerosi falsi allarmi sventati solo dal sangue freddo di alcuni ufficiali), ben 2056 test nucleari (dei quali 516 in atmosfera) hanno provocato una scia di malattie tumorali (la compianta scienziata Rosale Bertell valutò più di un miliardo di vittime dirette o indirette dell’Era nucleare) e danni incalcolabili all’ambiente: recentemente si moltiplicano richieste di risarcimenti dalle popolazioni vittime dei test nel Pacifico e nel Sahara. Senza contare i minatori delle miniere di uranio, tutti appartenenti a popolazioni emarginate o povere, i quali hanno contratto un numero enorme tumori ai polmoni (il popolo Navajo ha proclamato il giorno del ricordo e dell’azione il 16 luglio, data del Trinity Test).
Oggi di fronte all’insostenibile aggravamento della crisi climatica, e con l’occasione della pioggia di miliardi per risollevarsi dalle conseguenze della pandemia, si invoca ovunque una
Leggi tutto: Dopo Hiroshima la minaccia resta ancora atomica, altro che green - di Angelo Baracca
Commenta (0 Commenti)Il caso. Dopo lo sblocco dei licenziamenti. Draghi: un tavolo con i sindacati «tra fine agosto e settembre». Ma è emergenza. Dagli ammortizzatori sociali fino alle politiche della prevenzione sul lavoro: lo stallo dell’esecutivo
Mentre continua lo stillicidio dei licenziamenti sbloccati dal primo luglio attraverso le mail, un Whatsapp o con le modalità tradizionali il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto sapere per le vie brevi, cioè a voce, ai sindacati confederali Cgil Cisl e Uil che lo hanno incontrato l’altro ieri a Palazzo Chigi che convocherà un incontro tra fine agosto e inizio settembre . Con calma, dopo le ferie agostane, un altro tavolo. E poi si vedrà. Resta senza risposta la richiesta di bloccare, subito, i licenziamenti con una norma apposita come richiesto tra gli altri dagli operai licenziati e insorti della Gkn, dai sindacati di base, dagli scioperi di due ore al giorno fatti dai metalmeccanici in luglio e anche dal segretario del Pd Enrico Letta che però mantiene da molti giorni un rigoroso silenzio. Il problema è che l’avviso comune sottoscritto il 29 giugno scorso dal governo con Cgil, Cisl e Uil e Confcooperative, Cna, Confapi, Confindustria non sembra avere un valore vincolante, almeno nelle prime aziende che non hanno deciso di usare gli ammortizzatori sociali prima di procedere ai licenziamenti.
SUL TAVOLO c’è anche un’altra norma, invocata da più parti, che dovrebbe impedire di licenziare alle aziende che hanno ricevuto dal governo sussidi e l’estensione della cassa integrazione nei mesi della pandemia. A cominciare dalle multinazionali. Nessuno sembra per ora avere ritenuto necessario, in questi casi, chiedere un impegno preciso alle aziende perché mantengano l’occupazione.
TUTTO QUESTO sta accadendo in mancanza di una politica industriale e di una riforma «universale» degli ammortizzatori sociali, anch’essa più volte annunciata dal governo. Il ministro del lavoro Andrea Orlando, che ieri sera ha incontrato gli operai della Gkn a Campi Bisenzio, aveva fatto trapelare che sarebbe arrivata «entro l’estate». Il che vuole dire: tra oggi e il 21 settembre. L’estate è lunga. Senza contare che, difficilmente, sarà totalmente operativa e avrà bisogno di un approfondito iter legislativo. Sbloccare i licenziamenti senza avere realizzato una riforma di questa portata costituisce oggi un’altra défaillance sia nel programma del «governo dei migliori» che in quello precedente del «Conte 2». Il problema era più che noto sin dalle prime settimane della pandemia: marzo 2020. Dopo un anno e mezzo non è stato fatto nulla, come del resto su tutte le politiche sociali, a cominciare dalla più volte evocata revisione del «reddito di cittadinanza». Qui si intende una stretta dell’impianto originario verso le politiche attive del lavoro anche punitive, tutte da costruire. Non si parla di una sua estensione, senza vincoli e condizioni, verso un reddito di base. Si sa come funzionano le cose nella politica del «vincolo esterno»: se una riforma non è esplicitamente richiesta dai custodi europei della cosiddetta «economia sociale di mercato», allora manca la condizione per ritenere assolutamente imprescindibile adottarla. E va tenuto conto del fatto che, se e quando arriveranno, questa o quella riforma risponderanno comunque alle regole del suddetto ordine.
I FRONTI della polemica politica, a partire dai licenziamenti, si stanno moltiplicando giorno dopo giorno. Versante Gkn: sta girando una petizione diretta a Mario Draghi con 6500 firme su appellogkn.it. è stato lanciato dagli ex presidenti della Regione Toscana Mario Chiti, Claudio Martini e Enrico Rossi, è stato sottoscritto anche da Don Giovanni Momigli per la Curia fiorentina e evoca un ruolo centrale dello Stato e il ritiro dei 422 licenziamenti da parte dell’azienda. Quest’ultima li ha confermati.
VERSANTE Logista a Bologna. Per Logistic Time, l’azienda appaltante da cui dipendono circa 65 lavoratori, più quelli dell’indotto, «a fronte delle modificate esigenze operative» si è trattato di un messaggio inviato a quelli in turno «dispensandoli, sebbene retribuiti», dalla giornata di lavoro« al fine «di organizzare le attività del sito». Un messaggio che »non si configura come lettera di licenziamento». Tali modalità hanno provocato ieri le critiche del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che ha chiesto, anche qui, l’intervento del governo: »Non esiste che in pochi secondi, il tempo di un messaggio su Whatsapp, si possano licenziare lavoratori». Sulla questione il movimento Cinque Stelle ha presentato una doppia interrogazione a Orlando sia alla Camera che al Senato.
Commenta (0 Commenti)2 agosto 1980. Il punto di rilievo, più ancora che giudiziario, appare di natura storico-politica ed è rappresentato dalla progressiva convergenza di lettura del fenomeno dello stragismo in Italia che, ad oltre mezzo secolo dal suo manifestarsi, ha trovato prima nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Milano nel 2019, in occasione del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, e poi nella sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Bologna, una sua definizione nel discorso pubblico ufficiale.
Al tramonto degli anni ’60, fu la «Nuova Sinistra» dei movimenti e dei gruppi extraparlamentari a coniare per il massacro del 12 dicembre 1969 di Piazza Fontana a Milano l’espressione «strage di Stato» (che dette il titolo ad un diffusissimo pamphlet della «controinformazione»).
Con questa formula si volevano indicare nelle responsabilità degli ambienti conservatori e reazionari della politica, degli apparati di sicurezza, di settori non marginali delle classi imprenditoriali e proprietarie italiane – come scrisse nella sua invettiva Pier Paolo Pasolini -, la radice d’origine di un eccidio che si proponeva essere, attraverso l’azione delle cellule eversive neofasciste di Ordine Nuovo e l’opera di protezione e depistaggio dei vertici dei servizi segreti, un’operazione psicologica finalizzata a mutare in senso regressivo gli equilibri sociali scossi dal movimento studentesco del 1968 e soprattutto dall’autunno caldo operaio del 1969.
All’alba degli anni ’80, in un contesto completamente mutato sul piano sociale e politico, venne compiuta dal gruppo eversivo dei Nar la strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, per la quale sono stati condannati in via definitiva i neofascisti Vario Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini ed ora, al termine del processo di primo grado, Gilberto Cavallini.
L’elemento di rilievo che emerge dalle duemila pagine di motivazioni della sentenza, emessa contro
Leggi tutto: 2 Agosto: Bologna, strage di Stato - Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)Il 29 luglio è l'Earth Overshoot Day a livello globale e anticipa ancora rispetto all'anno scorso.
Quest'anno, infatti, il giorno in cui la Terra esaurisce le risorse naturali previste per tutto il 2021, cade il 29 luglio, rispetto al 22 agosto dell'anno scorso, che era stato posticipato a causa della pandemia. Nel 1970, per esempio, la giornata era caduta il 29 dicembre. E dunque il Pianeta, come sta accadendo appunto negli ultimi decenni, da domani va in credito sulle risorse dell'anno successivo dimostrando che lo sta sovrasfruttando. Viviamo tutti, individui e comunità, come se avessimo a disposizione poco più di una Terra e mezza, ricorda il think tank statunitense Global Footprint Network. Fra le cause principali ci sono l'aumento dell'impronta ecologica (che calcola quante e quali risorse consuma ciascuno) e la deforestazione. Secondo alcune stime, ricorda il think tank, per posticipare la data, un dimezzamento delle emissioni globali di carbonio servirebbe a spostare l'Earth Overshoot Day di 93 giorni, ovvero di oltre tre mesi.
In occasione del giorno del Sovrasfruttamento della Terra, viene lanciata negli Usa la campagna "100 Giorni di Possibilità", visto che mancano 100 giorni alla Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre prossimi.
In Sardegna è una apocalisse di fuoco. Non è il solito incendio estivo se ci sono più di 1.500 sfollati e oltre 20mila ettari di boschi, colture, aziende, bestiame, case e lavoro che sono andati in cenere straziati dalle fiamme. Uno scenario mai visto, tantopiù in pandemia tutt’altro che finita.
Quando si riprenderà l’isola? Già parlano di emergenza, dimenticando che stavolta – riguarda l’intera Europa e il mondo intero -, si tratta di emergenza ambientale e climatica. Dovrebbe essere una priorità da tempo della politica e del governo. Le chiacchiere stanno a zero. Così è mai possibile vedere il teatrino che va in onda, con tanto di annunci ipocriti e falsamente rassicuranti, sui mezzi impegnati della Protezione civile per spegnere gli incendi? Il governo ci dice che abbiamo richiesto l’intervento europeo: state tranquilli, i Canadair, pochi, arrivano dalla Francia. Ma se accade, come accade, che ne abbia bisogno la Spagna o il Portogallo che bruciano anche loro, ecco che cominciano a mancare. Perché? Perché noi non abbiamo i Canadair.
In compenso, grazie a tutti i governi che si sono succeduti da Monti fino ad oggi, abbiamo una splendida e costosa flotta aerea di cacciabombardieri da guerra F35. Il Congresso Usa stima il prezzo medio di un F-35 in 108 milioni di dollari, precisando però che è «il prezzo dell’aereo senza motore», il cui costo è di circa 22 milioni. Una volta acquistato un F-35, anche a prezzo minore – promette la Lockheed Martin -, inizia la spesa per il continuo ammodernamento, per la formazione equipaggi e per l’ uso. L’Italia ne sta acquistando 90 per 14 miliardi di euro. Costo di un Canadair 37 milioni, circa un quarto di un F-35. Un’ora di volo di un F-35 costa oltre 40 mila euro. Un’ora di volo di un Canadair antincendio costa 6 mila euro.
Ora possiamo sempre far decollare gli F3 e bombardare la Sardegna in fiamme.
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