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MIGRANTI. Dall'Etiopia, Meloni rivendica a sé gli emendamenti voluti dalla Lega. Salvini rilancia: li ho voluti io. E tutte le destre ripetono la falsità che solo l'Italia ha una forma di protezione del genere. Schlein: «E' una vergogna»

«Protezione speciale, sono io che l’abolisco» Giorgia Meloni ieri ad Addis Abeba - Ansa

La rivendicazione di Giorgia Meloni arriva da Addis Abeba, subito dopo le foto abbracciata ai bambini africani e l’inno d’Italia fatto cantare a ragazze e ragazzi etiopi. «Io mi do come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d’Europa». Dunque direttamente la presidente del Consiglio mette la firma sull’operazione all’origine imposta da Salvini al resto della maggioranza. L’emendamento al decreto Cutro, arrivato venerdì in prima commissione al senato, del resto lo hanno firmato i capigruppo di tutti e tre i partiti della destra di governo. Riporta le lancette indietro ai decreti Salvini del governo Conte uno. Dunque è il capo leghista a dover correre a riappropriarsi del successo: «Grazie a un emendamento voluto dalla Lega stop alla protezione speciale allargata a dismisura dalla sinistra – dichiara lesto -. Per colpa di questo status presente unicamente nel nostro Paese l’Italia era diventata una meta ancora più ambita».

Per tutta la giornata di ieri, diversi esponenti di maggioranza ripetono la falsa informazione. Come il

capogruppo di Fratelli d’Italia al senato, Malan: «Aboliamo norme permissive che abbiamo ereditato dai governi precedenti e che non esistono in alcun altro stato europeo. La protezione speciale è un passepartout per qualsiasi immigrato irregolare». In realtà basta dare un’occhiata alle statistiche di Eurostat per scoprire che sono al contrario una minoranza (undici su trentadue censiti) i paesi europei che non hanno una forma di protezione ulteriore rispetto al diritto di asilo (humanitarian e subsidiary protection status). E che l’Italia non è il primo paese per numero di protezioni speciali riconosciute, neanche in termini assoluti (è la Germania).

Ma non fa niente, Fratelli d’Italia va avanti, interessata evidentemente a non lasciare alla Lega quello che considera un dividendo elettorale. Per il capogruppo alla camera Foti cancellare la protezione speciale è addirittura «un dovere nei confronti del popolo italiano». Ma la competizione con la Lega potrebbe non essere finita, visto che il partito di Salvini ha annunciato l’intenzione di presentare ulteriori emendamenti quando il decreto arriverà in aula. Meloni se la cava così: «È una materia complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti». Sullo stop alla protezione speciale reintrodotto dal governo Conte due nel 2020 però non ci sono più incertezze: «C’è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze», chiude il discorso la presidente del Consiglio dall’Etiopia.

Dall’Italia arriva la reazione della segretaria del Pd Elly Schlein, tornata alle iniziative pubbliche (ieri a Siena) dopo lo «stacco» pasquale. «È una vergogna che vogliono cancellare la protezione speciale, ci avevano già provato e si era espressa anche la Corte costituzionale sui decreti Salvini. Vogliono riportarci là», dichiara. In realtà la Corte nella sentenza 194 del 2019 sul punto della protezione umanitaria non si è pronunciata, mentre nella sentenza 186 dell’anno successivo a fatto cadere il divieto all’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo. «Noi – aggiunge Schlein – ci opporremo con forza alla mancanza di una visione di politica migratoria che sia in grado essere efficace lungimirante e rispettosa dei diritti fondamentali delle persone». Critico anche il segretario di +Europa Riccardo Magi: «È persino peggio di un ritorno ai decreti Salvini. Il governo aumenta gli irregolari di migliaia e smantella il sistema di accoglienza, aumentando i centri che fanno un tipo di accoglienza peggiore, come hotspot e cpr, a dispetto di un sistema di accoglienza diffuso Sai». Contrario anche il delegato all’immigrazione dell’Associazione dei comuni d’Italia, il primo cittadino di Prato Biffoni: «Sono misure che in passato hanno complicato le cose con ricadute negative in termini di degrado, marginalità e insicurezza. Le urgenze sono altre, come accorciare i tempi di rilascio dei permessi di soggiorno che oggi sono lunghissimi e rallentano i percorsi di autonomia»