ROMA. Il presidente brasiliano chiude la sua visita italiana incontrando la stampa. «Nel mondo l’investimento più sacro è sull’educazione»
Il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva durante la conferenza stampa a Roma - foto Ansa
Il modo migliore per aprire un racconto a volte è iniziare proprio dalla fine: così potrebbe essere per la conferenza stampa di Lula ieri a Roma, quando il presidente del Brasile, senza che ci sia stata nessuna domanda al riguardo e in modo del tutto inatteso, denuncia il caso di Julian Assange e cerca di scuotere la stampa ad essere solidale e a richiederne finalmente la liberazione.
«Mi sento indignato con i presunti difensori della libertà di stampa nel mondo – afferma Lula – non è possibile che stia accadendo quello che vediamo: Julian Assange è in carcere perché ha denunciato lo spionaggio americano. Sarà mandato negli Stati uniti dove è probabile che prenderà l’ergastolo, neanche il giornale che ha pubblicato i suoi articoli lo difende, e questo si chiama codardia. Il lavoro che ha fatto meriterebbe rispetto ed elogio da parte di qualsiasi giornalista. Lui ha avuto il coraggio di divulgare e denunciare lo spionaggio Usa, perfino sulla presidente Dilma, come Kirschner in Argentina o Angela Merkel in Germania… E perché la stampa resta così tranquilla mentre questo cittadino è in carcere e sarà estradato? È importante che ci uniamo per dire che bisogna liberare Julian Assange e che ci dicano qual è il crimine che ha commesso. Quindi, voglio esprimere tutta l’indignazione per la mancanza di solidarietà con un giornalista che ha denunciato quello che tutti i giornalisti dovrebbero denunciare».
L’INDIGNAZIONE è un leitmotiv del suo discorso e del dialogo con la stampa presente: indignazione per la guerra, per le diseguaglianze, per i fiumi di soldi spesi in armi, piuttosto che per combattere la fame, ma per fermare questa guerra, non è possibile che le condizioni vengano solo da una parte, come vorrebbero Usa e Ue: «Un accordo di pace non è una resa, ma vuol dire che entrambe le parti debbano
Leggi tutto: La guerra, Assange, i migranti respinti… È un Lula «indignato» - di Paolo Vittoria
Commenta (0 Commenti)L'IDEA DI NAZIONE. Prova di Stato per 536.008 studenti di nuovo con due scritti e un orale. Per il tema scelta tra Chabod, Quasimodo e Oriana Fallaci.
Tracce retoriche, avulse dai programmi di studio ma collegate tra loro da un miscuglio di tradizionalismo e nazionalismo. Non ha perso l’occasione degli esami di maturità il governo di destra per cementare la sua visione di scuola e di società, anche al costo di creare un bizzarro incidente diplomatico, poi rientrato, con il precedente ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi.
Quest’anno l’esame è tornato al modello pre-Covid, con due scritti e un orale. I 536.008 maturandi del 2023 hanno dovuto, nella prima prova scritta, barcamenarsi tra Oriana Fallaci, un grande classico della cultura di destra, o un saggio su «L’idea di nazione» dello storico Federico Chabod, decontestualizzato; Quasimodo per la poesia (già uscito nel 2014 e nel 2022) e Alberto Moravia con un brano tratto da «Gli indifferenti» per la prosa, uno scritto di Piero Angela, «Dieci cose che ho imparato», e poi riflessioni su una lettera scritta da professori universitari a Bianchi durante la pandemia.
LA TRACCIA più fattibile è stata per gli studenti quella sul valore dell’attesa e su Whatsapp, tratta da un articolo di Marco Belpoliti: non a caso è stata
Leggi tutto: Tra nazionalismo e retorica. La maturità nell’era Meloni - di Luciana Cimino
Commenta (0 Commenti)PENSATE ALLA SALUTE. Incontro con Cgil, Cisl e Uil su rinnovo contratti e liste d’attesa Landini: nessuna risposta, ragioni in più per la piazza di sabato. Chi si attendeva annunci dal ministro è rimasto deluso: il piano per le assunzioni non ha coperture
Quattro milioni di italiani rinunciano alle cure, due anni d’attesa per una mammografia, pronto soccorso intasati. Ma il governo taglia. E il ministro Schillaci ai sindacati può promettere solo «tavoli». La Cgil: ragioni in più per il corteo di sabato a Roma
Infermieri e medici di un Pronto Soccorso - Foto LaPresse
A quattro giorni dalla manifestazione nazionale a difesa della sanità pubblica, la convocazione dei sindacati confederali da parte del ministro della Salute Orazio Schillaci sembrava fatta apposta per qualche annuncio del governo che ne smontasse le motivazioni.
Nonostante la buona volontà del ministro meno peggio della compagine Meloni, niente di tutto questo è successo. Il fantomatico piano Schillaci anticipato due giorni fa dal La Stampa sarebbe – se non la «rivoluzione» che il quotidiano torinese vedeva – quanto meno un inversione di tendenza: gli specializzandi in medicina generale verrebbero subito assunti dal Sistema sanitario nazionale per lavorare nelle Case della Comunità, mentre gli attuali medici di famiglia in convenzione con le Asl potrebbero optare di fare lo stesso, mentre alle attuali 10 mila guardie mediche verrebbe affidato il compito di effettuare le visite a domicilio.
NIENTE DI TUTTO CIÒ è stato annunciato a Cgil, Cisl e Uil: evidentemente Schillaci non ha il via libera politico da Meloni e finanziario da Giorgetti, nonostante i miliardi
Leggi tutto: Sanità al collasso, Schillaci non ha soldi ma promette tavoli - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)POLITICA. La segretaria alla direzione Pd: «Una estate militante con una agenda di sette punti»
Elly Schlein sfida gli avversarti interni che, ogni occasione, come la sua partecipazione alla manifestazione di sabato del M5S, alzano scudi di indignazione. «Se a qualcuno la linea del Pd non piace meglio che lo ammetta apertamente», dice la segretaria aprendo la direzione dem, e invitando i critici ad uscire allo scoperto.
Non si pente di essere andata in piazza da Conte, «anche se sull’Ucraina le distanze restano enormi». Andrebbe a portare un saluto anche a Calenda, «ma questo non significa che io condivida le sue idee sull’elezione diretta del premier». Perché «stare l’opposizione non significa stare in vacanza e coltivare il proprio oricello, da soli non bastiamo per costruire un’alternativa».
PER SFIDARE GLI AVVERSARI interni Schlein cita Daniele Silvestri «le cose che abbiamo in comune sono 4850», ma anche Diodato, la sua «Fai rumore» che vinse Sanremo nel 2020. «Non so lo se mi fa bene questo rumore», e si riferisce appunto al rumore di fondo delle polemiche interne, il solito «giochino di logoramento dei segretari» che tanto male ha fatto al Pd. «Mettetevi comodi, siamo qui per restare», ribadisce il concetto già espresso dopo il flop delle amministrative. «Per fare quello che ci hanno chiesto gli elettori delle primarie, anche se cambiare crea forti resistenze». «Non c’è una linea? «Siamo pieni di proposte ma le copriamo con discussioni interne che hanno stufato la gente».
UN RICHIAMO PIUTTOSTO bonario all’unità interna. Ma Lorenzo Guerini non ci sta: «Nessuno vuole azzoppare la segretaria. Ma con franchezza devo dirti che
Leggi tutto: Schlein replica al fuoco amico: «Non riuscirete a logorarmi» - di Andrea Carugati
Commenta (0 Commenti)A un mese dall'alluvione il primo bilancio della Quadrato rosso che chiede di nominare subito il Commissario Straordinario. Urgente approvare un nuovo Decreto Legge che garantisca risarcimenti al 100% per i danni subiti dalla popolazione e risorse adeguate per la ricostruzione
"Èpassato un mese dall’alluvione che ha sconvolto la nostra Regione, provocando la morte di 15 persone, l’allagamento di decine di città e paesi e lo stravolgimento dell’intero arco appenninico a causa di migliaia di frane. Sono invece 45 i giorni passati dalla prima alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna all’inizio di maggio causando 2 vittime". inizia così un lungo comunicato di denuncia firmato da Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil regionale.
“Come organizzazioni sindacali – dichiara Bussandri -abbiamo accolto positivamente le prime misure emergenziali messe in campo, sottolineando tuttavia fin da subito che non fossero chiaramente sufficienti. A un mese dall’alluvione sono inaccettabili i ritardi e i rimpalli da parte del Governo nella gestione dell’emergenza. Il Decreto annunciato il 23 maggio sta diventando operativo solo in questi giorni e i 2,2 miliardi di euro promessi sono risultati invece poco più di 1 miliardo e mezzo, in gran parte attinti dalla cassa integrazione, dal reddito di cittadinanza e dalle risorse del bonus sociale per il riscaldamento.”
“È inaccettabile – continua Bussandri - che il Governo stia continuando a rimandare
Leggi tutto: ALLUVIONE. ESPLODE RABBIA CGIL EMILIA-R.: GOVERNO TARDA E RIMPALLA
Crescono le proteste degli amministratori della Romagna che, a un mese dall’alluvione,aspettano la nomina del commissario e lo stanziamento dei fondi per la ricostruzione. E l’incontro a Palazzo Chigi del 15 giugno tra i rappresentanti dei territori alluvionati e il governo non ha fatto che accrescere i malumori. Non solo sono state contestate le scarse risposte, ma ha fatto molto rumore la frase del ministro Nello Musumeci che, nel corso del vertice, ha replicato usando l’espressione “l’esecutivo non è un bancomat”. L’uscita ha provocato le reazioni delle opposizioni: da Pd al M5s, l’accusa è quella di inerzia e “arroganza” nei confronti delle popolazioni colpite. Il ministro, poi interpellato da Rainews24 ha detto: “La cifra va solo verificata”. E ha scaricato le responsabilità sul passato: “Se ci fosse un fondo per le calamità, oggi non staremmo qui a discutere su dove trovare il denaro. Non c’è mai stato questo fondo e, quindi, dobbiamo fare una ricognizione. Ci vorrà del tempo per mettere insieme le risorse”.
“Ma chi crede di essere? Pensa davvero di
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