CRONACHE DI PALAZZO. La presidente del consiglio parla di giustizia e rivendica la nota informale contro le toghe. Niente scontri, ma alle sue condizioni
Molla La Russa. Difende Delmastro con passione. Fa scudo anche a Santanchè, ma con l’espressione di chi deve e non vorrebbe. Dopo una plumbea settimana di silenzio seguita al comunicato guerresco firmato “fonti”, Giorgia Meloni si decide a dire la sua sull’intero capitolo giustizia. Che le costi un surplus di tensione è reso evidente dall’espressione sofferente: saranno pure le scarpe che «fanno malissimo», come le scappa sussurrato a microfono aperto, ma si vede che la scarpetta si allarga e si restringe a seconda dell’argomento trattato in conferenza stampa da Vilnius. Non è mai tanto scomoda come quando si parla di toghe e indagati.
LA TENSIONE NON implica reticenza. La rivendicazione del comunicato che ha dato fuoco alla prateria è secca: «Mi identifico con le fonti di Chigi, certo». Meloni è altrettanto esplicita sui tre casi alla
Leggi tutto: «Chigi sono io». Meloni bacchetta La Russa e fa scudo a Delmastro - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)UNO SCHIAFFO ALLA DIGNITÀ E ALLA GIUSTIZIA. Arriva la card «Dedicata a te» contro l’inflazione: 382,5 euro fino a dicembre, esclusi i beneficiari del reddito di cittadinanza. Un altro bonus a termine che riproduce i limiti dello Stato sociale arlecchino in Italia. Ma la nuova trovata non servirà a scacciare lo spettro della povertà
Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e quello dell’agricoltura Francesco Lollobrigida con la Card «Dedicata a te - LaPresse
Con 382 euro fino a dicembre, 32 al mese, sembra che passerà la paura della povertà aggravata dall’inflazione. Al governo basteranno 500 milioni per finanziare un altro bonus a tempo, erogato con una carta elettronica dal nome ammiccante e populista «Dedicata a te» a una platea potenziale di «1,3 milioni di famiglie». Con poco più di un caffè al giorno intende dimostrare «di fare del proprio meglio per dare una mano» contro il caro prezzi. Lo ha annunciato la presidente del consiglio Meloni. Ma una mancia non servirà a scacciare lo spettro.
IN EFFETTI bisogna dare il proprio meglio per comprendere la logica delle ingiunzioni paradossali che ha spinto il governo prima a depennare una platea potenziale di almeno 400 mila nuclei familiari in condizioni di «povertà assoluta» con almeno un membro ritenuto «occupabile» dal beneficio del «reddito di cittadinanza» (in media 580 euro al mese) che sarà ridenominato «assegno di inclusione» dal prossimo gennaio (i dati sono dell’Ufficio parlamentare di bilancio). E poi a prospettare, dal prossimo 18 luglio, un altro bonus dall’effetto inconsistente, se non proprio risibile rispetto alla perdita di potere di acquisto che colpisce maggiormente le famiglie con redditi bassi e bassissimi.
CI VUOLE UNO SFORZO supplementare di fantasia per capire che,
Commenta (0 Commenti)A quattro giorni dalla velina di palazzo Chigi contro i magistrati e a tre dall’ennesimo «caso» La Russa, Meloni evita di esporsi sulla giustizia e dribbla i giornalisti: «Sono in ritardo». L’Anm manda segnali di tregua, nuove rivelazioni di «Report» su Santanchè
POLITICA. Santalucia: «Da parte nostra nessuna volontà di scontro, solo diritto di critica». La premier ai giornalisti: «Sono in ritardo»
Evitare lo scontro diretto. Almeno finché si può. Dopo un weekend di fuoco e fiamme e polemiche incrociate, mentre Giorgia Meloni continua a scansare accuratamente l’argomento giustizia, come ha fatto ieri in Lettonia, l’Anm lancia segnali di tregua al governo, nell’auspicio di non tornare indietro agli anni durissimi della guerra senza quartiere tra la destra italiana e la magistratura. Erano altri tempi, si dirà, e sicuramente erano un’altra destra e un’altra magistratura, ma certi riflessi condizionati sono duri a morire e si riaffacciano a cadenza periodica. Adesso in ballo c’è una riforma della giustizia annunciata come storica ma che, sin qui, è ancora molto vaga e, soprattutto, non proprio imminente.
«DA PARTE NOSTRA nessuna volontà di scontro, né ce ne sarà nel futuro. Se poi per scontro si intende esercitare un diritto di critica tecnica, l’equivoco non dipende da noi», ha detto
Leggi tutto: Le toghe offrono la tregua. Meloni resta in silenzio - di Mario Di Vito
Commenta (0 Commenti)SCONTRO GOVERNO-MAGISTRATURA. Il presidente Santalucia: dal governo «un attacco pesantissimo e insidioso perché lasciato a fonti anonime di palazzo Chigi». Per i magistrati le ultime prese di posizione sono «incomprensili». Ribadite le critiche al ddl Nordio
Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Carlo Nordio celebrano la fondazione della polizia penitenziaria - Ansa
Lo scontro è servito. Gli attacchi arrivati dalle «fonti di palazzo Chigi», dalle veline del ministero della Giustizia e dalle dichiarazioni di svariati esponenti della maggioranza di governo hanno portato l’Anm a rispondere con parole piuttosto dure, segnando così il primo vero e proprio spartiacque di un conflitto sin qui latente e che, con ogni probabilità, Giorgia Meloni avrebbe volentieri evitato se nell’ultima settimana i casi Santanchè, Delmastro e La Russa non le fossero praticamente esplosi tra le mani.
COSÌ, ALL’ACCUSA di «fare opposizione» e di voler «sabotare la riforma della giustizia» per primo ha risposto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia nella sua relazione davanti al comitato direttivo centrale cominciato ieri a Roma. «Un attacco pesantissimo – ha detto Santalucia – e ancora più insidioso perché lasciato a fonti anonime di Palazzo Chigi. Avremmo gradito una smentita e invece ieri (venerdì, ndr) abbiamo letto due note di fonti ministeriali che intervengono sugli stessi fatti». Il riferimento è agli spifferi che parlano di revisioni in vista per la pubblicazione di avvisi di garanzia sui giornali e dell’imputazione coatta dei giudici contro il parere dei pm, ovvero le questioni su cui sono inciampati prima Santanchè e poi Delmastro.
«Il sospetto – ha proseguito il presidente dell’Anm – è che queste proposte vengano sbandierate non perché si crede che
Leggi tutto: L’Anm risponde al fuoco: «Vogliono colpire i magistrati» - di Mario Di Vito
Commenta (0 Commenti)EDITORIALE. Sembrava impossibile fare peggio di Beppe Grillo che due anni fa, volendo anche lui difendere il figlio, aveva già sostenuto che quando una ragazza fa passare del tempo prima di denunciare uno stupro allora certamente è tutto falso
Il presidente del senato Ignazio La Russa - Ansa
Sembrava impossibile fare peggio di Beppe Grillo che due anni fa, volendo anche lui difendere il figlio, aveva già sostenuto che quando una ragazza fa passare del tempo prima di denunciare uno stupro allora certamente è tutto falso. Sembrava impossibile ma il presidente del senato Ignazio La Russa c’è riuscito, con l’aggravante di parlare dalla seconda carica dello stato. Anzi di scrivere, perché la sua primitiva arringa difensiva papà Ignazio l’ha diffusa ieri in una nota, accanto ad altre agghiaccianti considerazioni. Le ha scritte e ci ha pensato bene.
Per questo a niente valgono la mezza smentita e il dispiacere di essere stato frainteso, peraltro ormai un’abitudine per La Russa. Chiaramente non ha idea di quanto sia grave provare a trasformare in colpevole chi – dopo tutto il tempo che le è necessario per riuscire a farlo – prende parola come vittima. Serve a qualcosa spiegare a La Russa che è proprio perché c’è al mondo, in posizione di comando, gente con la sua testa che denunciare uno stupro è un incubo?
Evidentemente no. Non è della colpevolezza del figlio, da provare, che qui si discute, ma di quella del padre. Quando il presidente del senato dice – scrive – che la ragazza non è credibile perché aveva assunto cocaina (anche questo da provare), non lo sa che nel caso sta indicando una precisa aggravante della violenza? Che specie di avvocato è questo
Leggi tutto: Nel nome del padre - di Andrea Fabozzi
Commenta (0 Commenti)L'AMICO TUNISINO. La situazione è esplosiva: a Sfax continuano le aggressioni contro i subsahariani, nel resto del Paese scoppiano disordini Migranti fuggono da Sfax con il treno - Getty Images
L’ennesima morte provocata dalle azioni della polizia questa volta non è connessa alle forti tensioni e aggressioni che si stanno registrando attorno a Sfax, seconda città della Tunisia, o nel deserto al confine con la Libia, questa morte è avvenuta a Sbeitla, una regione emarginata dell’entroterra. Si deve partire anche da qui per cercare di capire il piccolo Stato nordafricano al di là di quanto sta succedendo tra la popolazione locale e la comunità subsahariana.
Martedì 4 luglio un giovane tunisino di 24 anni è stato ucciso da un proiettile della polizia. Stava passando a piedi in una delle strade di Sbeitla mentre le forze di sicurezza erano impegnate in un’operazione contro un locale clandestino di gioco d’azzardo. A seguito dell’accaduto in città e nel governatorato di Kasserine, uno degli epicentri della Rivoluzione del 2011, sono cominciati disordini di vario tipo e il ministero dell’Interno ha dovuto garantire la messa in sicurezza degli edifici pubblici. Il senso di frustrazione da parte della popolazione è evidente. Lo è ancora di più in determinate zone della Tunisia e assume sfumature diverse a seconda delle problematiche: violenza della polizia; crisi economica e sociale; perdita di potere d’acquisto e, in generale, un senso di
Leggi tutto: L'amico tunisino - di Matteo Garavoglia, TUNISI
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