Al centro dell’agenda politica presentata dall’associazione c’è il contrasto alla crisi climatica: “Servono azioni rapide per la riduzione delle emissioni e per la protezione dagli eventi meteorologici estremi”
Nei 13 punti proposti da Legambiente trovano spazio la revisione della legge urbanistica per ridurre realmente il consumo di suolo, la riscrittura del Piano Regionale dei Trasporti e il rilancio di obiettivi ambiziosi in materia di economia circolare
Legambiente: “Dall’Emilia-Romagna parta una risposta ambiziosa ai tentativi evidenti del governo nazionale di rallentare la transizione ecologica, con il rischio evidente di lasciare a Cina, USA e Germania il mercato internazionale delle tecnologie pulite”
Oggi a Bologna Davide Ferraresi e Francesco Occhipinti, rispettivamente presidente e direttore di Legambiente Emilia-Romagna, hanno presentato le proposte per l’agenda politica della prossima legislatura regionale, alla presenza del presidente nazionale dell’associazione Stefano Ciafani.
Il documento redatto dall’associazione ha come fulcro il contrasto alla crisi climatica, sia sotto il profilo della mitigazione, per ridurre le emissioni, sia rispetto agli interventi per l’adattamento al nuovo clima. Quest’ultimo aspetto si lega inevitabilmente con quanto accaduto tragicamente negli ultimi due anni nel territorio romagnolo.
Gli eventi estremi che si sono succeduti a partire dal maggio 2023 hanno messo in luce l’urgenza di agire rapidamente per progettare e realizzare interventi di messa in sicurezza che non solo consentano le emergenze più immediate, ma che guardino oltre e puntino alla gestione di scenari in linea con quanto si aspetta la ricerca scientifica in materia di cambiamento climatico. La messa in sicurezza del territorio, secondo Legambiente deve includere una nuova modalità di gestione dei fiumi e delle aree per la laminazione e il deflusso delle acque in corrispondenza di eventi meteorologici estremi.
L’associazione evidenzia poi la necessità che l’Emilia-Romagna faccia la propria parte nel processo di decarbonizzazione, in linea con gli obiettivi più ambiziosi presentati dall’Unione Europea e dalla Regione stessa nell’ultima legislatura. Per raggiungerli, servono misure coerenti per favorire la diffusione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili su tutto il territorio regionale, approvando ambiziose linee guida sulle aree idonee entro la fine dell’anno, coinvolgendo la popolazione e i portatori d’interesse per ridurre il più possibile gli impatti e garantire una condivisione dei benefici prodotti.
Il documento di Legambiente approfondisce anche gli altri temi al centro delle attività dell’associazione, a partire dal settore agrozootecnico, dove si auspica una riduzione dei quantitativi di acqua prelevati per le produzioni agricole e per l’allevamento degli animali, e una diminuzione della densità del numero di capi allevati per arrivare a un ridimensionamento degli allevamenti intensivi sul territorio regionale.
Altro tema cardine dell’attività dell’associazione in Emilia-Romagna è quello della pianificazione territoriale, degli insediamenti e delle infrastrutture. In questo contesto, Legambiente auspica la revisione della legge urbanistica regionale per eliminare le deroghe presenti e ridurre realmente il consumo di suolo. Sul versante dei trasporti, è necessario che il nuovo Piano Regionale che dovrà essere varato nella prossima legislatura segni un cambiamento reale nelle politiche della Regione: le grandi infrastrutture autostradali devono essere sostituite con progetti di rafforzamento ed estensione delle reti ferroviarie, per disincentivare l’utilizzo di mezzi privati e il trasporto merci su gomma.
Sarà fondamentale anche rendere più ambizioso il Piano Regionale dei Rifiuti, che nell’ultima legislatura ha sostanzialmente previsto un incremento della produzione di rifiuti sul territorio emiliano-romagnolo. Occorre rendere più ambiziosi gli obiettivi e verificare l’efficacia dei modelli del sistema di raccolta, per promuovere quelli più funzionali a ridurre la produzione dei rifiuti e a migliorare la qualità (non solo le quantità relative) della raccolta differenziata, realizzando l’impiantistica più innovativa a partire da quella finalizzata alla produzione di compost e biometano, al recupero delle materie prime critiche dai Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e al riciclo dei prodotti assorbenti delle persone.
Legambiente ha formulato anche proposte per la tutela degli ecosistemi, a partire dall’ampliamento della superficie delle aree protette in linea con gli obiettivi della Strategia europea per la Biodiversità, che prevede il 30% di territorio e di mare protetto entro il 2030 per tutti gli Stati membri. Insieme a questo, l’associazione invita la Regione ad adottare strumenti per il riconoscimento dei servizi ecosistemici forniti dalle aree naturali, in modo da poter valutare in modo completo le conseguenze dei processi di trasformazione del territorio.
Per quanto riguarda il territorio costiero, serve anche in questo caso una maggiore protezione dell’ecosistema marino dalle attività umane e della linea di costa dai processi erosivi: in entrambi i casi, la risposta è lasciare maggiore spazio alla natura, riducendo la durata della pesca attraverso opportuni incentivi e rinaturalizzando nuove aree lungo la fascia costiera.
Ultimo punto promosso da Legambiente è il sostegno a tutte le forme democratiche e partecipative che consentono ai cittadini di rendersi protagonisti all’interno di percorsi consultivi e co-decisionali sul territorio dell’Emilia-Romagna.
È necessario che la Regione riconosca l’impegno di cittadini e organizzazioni che utilizzano gli strumenti di democrazia partecipativa per contribuire al progresso dell’Emilia-Romagna. Occorre poi un impegno di tutti gli attori politici per evitare la compressione degli spazi di democrazia e favorire invece la partecipazione pacifica e propositiva della cittadinanza.
“La prossima legislatura regionale sarà cruciale per il raggiungimento di tutti gli obiettivi in materia di sostenibilità fissati dall’Europa al 2030”, dichiara Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Dalla mitigazione del cambiamento climatico alla tutela della biodiversità, serve un cambio di passo sostanziale. Le risorse economiche della Regione, insieme a quelle dello Stato, dei Comuni e dei privati dovranno essere indirizzate esclusivamente su azioni migliorative in termini di impatto ambientale, eliminando previsioni e progetti in contrasto con gli obiettivi da raggiungere.”
“Chi governerà l'Emilia-Romagna dovrà darsi come priorità la mitigazione della crisi climatica e l'adattamento”, aggiunge Francesco Occhipinti, direttore di Legambiente Emilia-Romagna. “Oramai, almeno a noi ed al mondo scientifico, sono chiare quali sono le cause del cambiamento climatico. Gli investimenti nel fossile, l'inquinamento e la cementificazione sono le prime cause da affrontare ed eliminare. Non possiamo più permetterci, come accaduto anche dopo l'ultima alluvione di settembre, di parlare solo di risarcimenti e ricostruzione: bisogna assumere la consapevolezza che tutto non potrà continuare come prima. Dobbiamo uscire dalla logica dell'emergenza puntando su una corretta pianificazione e gestione ordinaria del territorio basandosi su evidenze scientifiche e non su presupposti ideologici.”
“Con le proposte che indirizziamo oggi ai candidati governatori in corsa per le prossime elezioni regionali” conclude Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente “vogliamo proporre uno scenario ambizioso per un’Emilia-Romagna che vuole perseguire convintamente gli obiettivi europei del Green Deal. A livello nazionale, alcuni discutibili provvedimenti del governo, come quelli che puntano sul gas e sul nucleare, e su opere pubbliche inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina, e la narrazione fuorviante di Confindustria sul piano europeo per la decarbonizzazione, rischiano di rallentare la transizione ecologica. Questo sarebbe un delitto anche per il tessuto produttivo italiano, a partire da quello emiliano-romagnolo. Serve un protagonismo e un’ambizione delle Regioni nella lotta alla crisi climatica per arginare i tentativi nazionali di rallentamento della riconversione ecologica, che rischiano di minare la competitività del Paese, lasciando a Cina, USA e Germania il mercato internazionale delle tecnologie pulite”.
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