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Cecilia Sala è sana e salva e tutto è finito bene. Ma molte notizie emerse dopo il suo rilascio contraddicono le versioni del governo Meloni

Meloni e i suoi ministri hanno mentito prima, durante e dopo l’operazione su che cosa stessero facendo, sui soggetti coinvolti, sugli obiettivi. Visto che Cecilia Sala è tornata sana e salva, nessuno ne chiederà conto al governo. Ma muoversi così è pericoloso

 

Tutto è bene quel che finisce bene, la giornalista Cecilia Sala è tornata a casa l’8 gennaio e domenica sera ha raccontato nel dettaglio la sua disavventura iraniana da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Quella storia si è evoluta nel migliore dei modi, Cecilia Sala riesce a parlarne con grande equilibrio e pacatezza, senza retorica ma anche senza minimizzare la serietà di quello che le è capitato.

Eppure. Eppure le cose sono andate diversamente da come ce le ha raccontate la premier Giorgia Meloni nell’immediato. La sua versione sembra sempre meno plausibile.

Alcuni sviluppi nei giorni successivi sono stati sorprendenti e alcune persone della comunità di Appunti mi hanno chiesto di mettere ordine.

 

Le accuse di Prodi

 

Ero un po’ restio a tornare sull’argomento, perché il rischio è passare per uno di quelli che non sono mai contenti, che cercano la polemica anche quando non ce n’è ragione. Però poi è arrivato Romano Prodi, l’ex premier che a 85 anni è tornato la voce dell’opposizione culturale e politica alla destra vista l’impalpabilità di Elly Schlein e Giuseppe Conte.

Prodi era già intervenuto sul tema con qualche accento critico, poi a Omnibus su La7, intervistato da Alessandra Sardoni, ha detto:

“Quando io ho liberato Mastrogiacomo mica ho avuto il soccorso degli Stati Uniti. Tutto il Paese ha agito. Meloni si è fatta un obiettivo personale. Il ministro degli Esteri allora è stato molto attivo, adesso non lo so. E' stata una gran bella cosa, ma per favore mettiamola in un contesto”.

Nel 2007 Daniele Mastrogiacomo, allora inviato di Repubblica in Afghanistan, viene rapito dai Talebani. Nel 2017, dieci anni dopo il sequestro, ricordava così la sua vicenda sul suo giornale:

“La storia del nostro sequestro fa parte della cronaca. È stata vissuta con angoscia da milioni di persone. Ed è stato grazie a questa campagna collettiva, portata avanti dal governo Prodi, dal mio giornale, da mia moglie Luisella, da 100mila firme raccolte in tutto il mondo, dalla decisiva mediazione di Emergency, se sono potuto tornare a casa e oggi posso scrivere queste righe.

Sayed e Ajmal non ce l'hanno fatta. Il primo, come sapete, è stato sgozzato davanti a noi in una landa deserta che costeggia il fiume Helmand. Il secondo è stato rilasciato assieme a me, in cambio di cinque prigionieri Talebani, ricatturato, tenuto in ostaggio per altre due settimane e poi decapitato”.

Vedremo come, tra dieci anni, libera dai comprensibili vincoli di riservatezza attuali, Cecilia Sala racconterà la sua storia. Per ora tocca a noi cercare di incastrare i vari tasselli.

Vediamo che cosa si sta rivelando diverso da quanto raccontato nella prima fase. I punti da chiarire sono: il ruolo di Elon Musk, lo scambio con l’ingegnere iraniano arrestato in Italia, i rapporti tra governo, ministero degli Esteri, servizi segreti.

Il ruolo di Elon Musk