Dovendo per necessità mettere ordine in casa mia, mi sono capitati fra le mani vecchi libri riposti nei piani alti della libreria. Volumi dalle pagine ingiallite dal tempo e dalla polvere. Sfogliandoli però, mi sono reso conto che i caratteri della scrittura sono ancora, dopo tanti anni, perfettamente integri e leggibili, come un tesoro custodito in un antico baule nascosto in soffitta.
Una volta le cose si facevano così: fatte per durare. Oggi tutto invece sembra trascinarci verso modelli di vita e di lavoro estremamente incerti e precari. Pensiamo al cosiddetto Jobs act, ai Voucher e alla richiesta continua di flessibilità che ci viene da ogni parte. Flessibilità che magari ci induce a imparare tante cose, ma alla fine, a non saper fare bene niente.
Anche se ci spostiamo in altri campi la situazione non cambia: in filosofia c'è il pensiero debole, non ci sono più ideali e o ideologie pesanti, prolifera la laurea breve e i nostri rappresentanti politici non vanno oltre a qualche stitico twitter. E per tornare alla scrittura ci siamo ormai tutti arresi al digitale, che è comodo certamente, ma estremamente impalpabile e instabile. Insomma tutto ci porta verso contenuti culturali labili e sistemazioni sociali precarie.
Si è come ribaltata una tendenza naturale dell'uomo, che dalla preistoria invece ha cercato sempre collocazioni stabili, sicure per se stesso e i propri simili. E la cosa paradossale è che la scienza medica, nel frattempo, cerca in ogni modo di allungare la vita umana (per chi?).
Ci siamo fatti travolgere da modelli economici, che oltre a creare enormi differenze e portare alla distruzione ambientale del pianeta, ci fanno regredire sul piano culturale e sociale.
Come ne usciremo? Credo solo in due modi: o ad un certo punto si arriverà ad una sorta di corto circuito con la necessità di una ribellione e ribaltamento di tutto questo, oppure sarà la fine di una civiltà, come è stato per i Sumeri, gli Egizi o i Maya, e i nostri vecchi libri ingialliti saranno visti come antichi reperti storici da conservare nei musei.