Non solo i sindacati, lo Statuto dei diritti, l’art. 18. L’offensiva di Renzi contro i lavoratori tira in ballo anche i patronati. Vale a dire gli uffici delle organizzazioni di categoria - i sindacati dei lavoratori dipendenti, degli artigiani, dei commercianti e dei coltivatori - incaricati di fornire gratuitamente assistenza e aiuto a tutti. E’ stata la stessa Corte costituzionale a riconoscere che “le tutele assicurate in modo universale dai patronati corrispondono a un interesse pubblico direttamente riconducibile all’articolo 3 della Costituzione”.
Con una presenza diffusa su tutto il territorio, essi integrano e supportano le funzioni affidate agli uffici pubblici e agli enti previdenziali e assistenziali: Comune, Servizi sociali, Prefettura, Questura, Inps, Inail, ecc. In campo nazionale ogni anno i patronati svolgono attorno
a un milione e mezzo di pratiche, con un risparmio per la collettività stimato in 500 milioni di euro.
A fronte di questa attività, ricevono un contributo i 430 milioni. E’ bene ripetere che non si tratta di soldi dello Stato, ma di un prelievo dai fondi pensionistici pari allo 0,226% dei contributi versati dai lavoratori ogni anno. La quota spettante a ciascun patronato è calcolata sulla base delle pratiche svolte attraverso verifiche effettuate dagli ispettori del lavoro. Va ancora precisato che, rispetto all’enorme mole di attività dei patronati, sono poche le pratiche ammesse al contributo.
Dov’è dunque il problema? La legge di stabilità 2015 prevede un taglio del 35% al contributo, vale a dire di 150 milioni. Le proteste per la palese incongruità - oltre all’ingiustizia - del provvedimento, ha fatto sì che il taglio ipotizzato sia poi stato dimezzato. “Troveremo i soldi”, ha dichiarato Renzi a “Porta a porta”. Deve aver fatto confusione ancora una volta: non deve preoccuparsi di trovare un bel niente, basta che non metta le mani su strutture volute dai lavoratori, dipendenti e autonomi, e da loro stessi finanziate.
La questione, tuttavia, è aperta. Se il governo dovesse persistere nel suo intendimento, l’inevitabile conseguenza sarebbe il dover chiudere molti uffici che oggi assicurano una tutela a tutti su pensioni, disoccupazione, infortuni, maternità, assegni familiari, invalidità civile, permessi di soggiorno e un lungo eccetera.
Col risultato che chi ha bisogno dovrà rivolgersi a consulenti privati e pagare. E con tanti, soprattutto anziani e poveri, che non potranno più avvalersi di tutele e di aiuto.
L’impressione è che dietro questa manovra si nasconda un obiettivo ancor più grave dell’attacco ai sindacati: quello di conseguire un risparmio limitando l’accesso a prestazioni che costituiscono un diritto.